Tuesday, October 1, 2013

Così pure franano le montagne



V'è un sentore d'incipiente esito
uno sciacquìo di recipiente colmo
esala da certe soste


che assembramenti e baraonde
si danno inavvertitamente
stanchi di concerti e sfizi

tuona dai silenzi postumi
di sani assoggettati a un raptus
che riavutisi dalle visioni
fuggono da comizi e sette

è un rombo di miliardi
di desideri inappagati
d’intenzioni stese a lastricare
viali di paradisi fatui

è un tonfo di smottamento
come di fedi scivolate
dal dogma alla superstizione
è uno scricchiolìo sinistro
di putrella che non sfama tarlo
e di ruggine non teme abbraccio

da quale forza quindi
sta arrivando per lei il colpo
che la renderà deforme

è un gemito di cemento
rivolto al muschio che lo mastica
implorandolo d’affrettarsi
a far di sè di nuovo ghiaia
acqua corrente ed ardente aria

sfrigola nel rumore un coro
allertato e sventolante
uno spartito inedito ed un mondo
nuovo e di nuovo da cantare

osano rari tizi consci
ad ergersi direttore
perchè abbastanza


l’aristocratica bacchetta
si è sollevata a diventare
scettro pollice verso nerbo

i timidi orchestrali attendono
finalmente una mano in volo
quale libellula planante
barbaglìo di cristallo in grotta
cenno d’armonia intentata

ed al silenzio imponga
la liberazione della voce. 

Marco Sclarandis

1 comment:

  1. ...è un rombo di miliardi
    di desideri inappagati
    d’intenzioni stese a lastricare
    viali di paradisi fatui...

    4 righe che descrivono assai bene questa fase storica.

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