Monday, August 8, 2016

Il tallone del catastrofista.

Chi fu il primo catastrofista?

 Non fu quello che disse:

"Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene edel male non devi mangiare, perché quando tu ne mangiassi, certamente moriresti".?

Ma quei due primi sciagurati non resistettero alla tentazione di scoprire che cosa ci sarebbe  stato mai di così letale
in quell'albero, che forse aveva un aspetto anche abbastanza ordinario.
Forse, se ne avesse avuto uno più strano avrebbe potuto destare dei sospetti, ma al contrario, la stranezza avrebbe potuto anche aumentarne l'interesse  a cibarsene.

Non bisogna dimenticare comunque che fu un altro essere vivente a provocare la catastrofe.
Che, pur nella sua astuzia, forse non previde che alla fine sarebbe finito con la testa schiacciata da una discendente di quei due sciagurati e di quell'inimmaginabile ed impersctrutabile Giardiniere.

Adesso, però, non abbiamo a che fare non con miti, favole e leggende, ma con una realtà molto prosaica.
E quindi, recitare la parte del catastrofista non è un compito da assumersi alla leggera.
La maggior parte vivente di quella genia primigenia, tutti noi, per intenderci,  coltiva da una parte un'attrazione irresistibile per la catastrofe e dall'altra cerca d'eradicare il terrore che questa produce quando
ci viene addosso.

Una delle catastrofi incombenti, fondata su dei fatti decisamente certi, ma proprio per questo volutamente taciuto da alcuni ed allegramente ignorati da moltissimi altri, é il dirupo energetico da penuria di petrolio.
Non che di petrolio ne manchi sottoterra, ma appunto, non si trova nei laghi prealpini, dove basterebbe una condotta per farlo scendere come un fiume di latte e miele.
E nemmeno sappiamo come strizzarlo da una poltiglia di "solvente universale" e sesto elemento, con efficiente eleganza.
Sessant'anni fa, chi mise in guardia sulla futura possibile catastrofe DPDP (da penuria di petrolio) non venne preso troppo sul serio.Come nemmeno i suoi seguaci, anche adesso, che sappiamo che di questa fetida ambrosia oleosa ce n'è solo per chi vuole procurarsi i tormenti d'un Sisifo.

Ma, ormai la situazione al riguardo é tanto grave quanto tragicomica.
Dobbiamo estrarre quanto più petrolio possibile per attrezzarci quando verrà il tempo in cui estrarlo sarà utile come trapanare buchi nell'acqua.
Allora, che cosa dovrebbe fare il buono e pio catastrofista, devoto alla sua causa, che é quella di dire ai coevi del pericolo sospeso come una spada sulle loro teste?

Io penso che dovrebbe continuare a descrivere l'incombente sciagura, ma allo stesso tempo mostrare la via per evitarla.
E stare lontano dalla schadenfreude* che come, soddisfazione, più che magra è proprio anoressica.
Avendo sempre presente che uno stolido ed ottuso macigno in arrivo, quatto quatto, dal profondo buio cosmico, sistemerebbe le cose con salomonica imparzialità.
Quindi, altro che quello d'Achille, il tallone del catastrofista è proprio una pericolosa fragilità psicofisica.
Estesa dalla pianta dei pedi alla cima della chioma.
Catastrofista avvisato, quasi fortunato.

schadenfreude*, godimento per la altrui sventura.(O più brevementecompiacimento malevolo).

Marco Sclarandis






1 comment:

  1. Capisco la responsabilità del catastrofista, ma anche l'ottimista ha i suoi crucci.

    Il povero ottimista
    È come un trapezista,
    Sempre gli tocca fare
    Qualche salto mortale.
    È facile annunciare
    Che ogni cosa va male
    E che sicuramente
    Morirà della gente
    Il mondo è sempre quello,
    Un orrendo macello.
    Ma come dire adesso
    Che nel tempo che viene
    È contenuto il seme,
    Il fiore del progresso?
    E come non capire
    Che passerai per fesso?
    L'ottimista ha un ardire
    Che lo dirà lo stesso.
    Ed ora salgo in pista
    E sfidero' l'ignoto
    Come un vero ottimista
    Che si lancia nel vuoto

    (si fa per sorridere, c'è n'è bisogno)
    Angelo

    ReplyDelete