Wednesday, August 10, 2016

Valvole termoioniche e razza atermodinamica.

Ringrazio Alberto per l'ispirazione*

Faccio un esempio.
Prendiamo una valvola termoionica degli anni venti ed uno smartphone contemporaneo.
In questo ci sono l'equivalente funzionale di miliardi di quelle altre.
Ma l'una ha bisogno di dieci miliardi di volte dell'altro l'energia per funzionare, pur senza dimenticare, anzi dovendo assolutamente ricordare la storia e le implicazioni che hanno portato dall'una all'altro.

Se non vogliamo precipitare in un'epoca dove non vi siano neanche le valvole termoioniche, ma se va bene i telegrafi turriti a bracci semoventi, dobbiamo rapidissimamente scegliere che cosa far crescere e che cosa portare ad immediata estinzione.
In sé e per sé non sarebbe così difficile se non fosse per quel particolare ordigno biochimico composto da alcune centinaia di miliardi elementi di calcolo interconnessi, che s'accontentano veramente di poco per funzionare.
Ma quel mezzo chilowattora d'energia che richiedono, senza dimenticare eccetera eccetera, produce sovente delle azioni che sono retroattivamente catastrofiche.
Non c'é bisogno d'aspettare un'era geologica di quelle arcaiche, per convincersene.

Anzi una decina di miliardi di quelle centinaia di miliardi, chiamiamoli pure neuroni a questo punto, internettivamente connessi, ci hanno fatto diventare una era biogeologica di fatto.
Potente ed inesorabile come quelle arcaiche, fulminea ed imprevedibile come quella contemporanea.
Ma alcuni di quegli ordigni nella fattispecie ben remunerati, che manovrano altri ordigni capaci d'influenzare miliardi di cervelli umani, questo il nome comune dei biochemiordigni, con quelle finestre incantatorie chiamate un tempo televisori, stanno facendo di tutto. Per mantenere, portare, indurre, ed obbligare anche, le moltitudini di umani che ancora s'accorgono di avere un  biochemiordigno funzionante, alla più beata e tragica incoscienza.

Forse le razze umane esistono davvero, anche se non sono quello che i cosidetti razzisti credono che siano.
Forse ce ne sono almeno due.
Una che é ancora capace di rimanere affascinato dalle rudimentali capacità delle valvole termoioniche.
E nondimeno dal misterioso quartetto delle leggi della termodinamica.
Ed un'altra che vuole continuare a vivere strizzando l'olio dalle pietre.
Oltre che bruciare certe pietre per evitare di consumare un poco d'olio di gomito e di ginocchia.

Cose che stanno diventando molto più assurdo che succhiare sangue dalle rape.

(Dai commenti del post precedente : Disneyleden o Antropocene?) .*

Alberto, spero che sia chiaro una volta per tutte.

Per me la decrescita non è nè una filosofia o una ideologia.

E' solo un fatto che avviene in modo universale quando un altro fatto ha ormai raggiunto e superato un qualche limite intrinseco.

Che si tratti dello spezzarsi di una fune sotto carico, o della potenza d'un impero, per me non fa una sostanziale differenza.
Naturalmente, è molto più facile predire lo schianto d'una corda,
anche se bagnandola si può aumentarne di poco la resistenza, che
prevedere la fine di un impero.

Semplicemente, si fa per dire, mi sembra che sia inutile spiegare ai "disoccupati che senza responsabilità hanno subito la decrescita sulla loro pelle" quanto la decrescita sia in certe situazioni ineluttabile e che per lavorare di nuovo é necessario fare altre cose, che siano diverse da quelle che ormai anno raggiunto il massimo, l'apice, il culmine, l'apogeo o comunque lo si voglia chiamare.Inutile vista l'opera di stordimento incessante del baraccone mediatico dei fedeli della crescita indeterminata.
Sarebbe possibile per venti miliardi di esseri umani vivere su questa Terra godendo, per modo di dire, di un flusso d'energia e di materia e d'informazione che per ora é a disposizione di meno d'un decimo di tale popolazione?

Certo che sì, ma per quanto ne sappiamo, sarebbe un incendio fatuo.
Se poi é quello che desideriamo, va bene lo stesso.
Anzi, mi pare che in fondo questo desiderio sia molto più intenso e diffuso di quello che vorrebbe farci condurre una vita morigerata,lunga e tranquilla anche se un poco noiosa.
Appunto, siamo in un momento in cui ci stiamo istigando vicendevolmente a procurarci lo sport cruiser, magari elettrico, per portare l'E-Bike elettrica ai piedi della montagna dove faremo l'escursione illusoriamente compatibile con la biosfera.

E siccome lo sport cruiser già di per sè pesa come cento E-bike,
anche se li muoviamo con l'E-FV (Elettricità fotovoltaica) é evidente che avere l'uovo oggi, la frittata domani, e lagallina dopodomani, senza mai pagare il conto al pollaiolo, non é possibile.
Decrescere, decresceremo, ed anche incresciosamente, se in massa, sia proletaria che elitaria, ci rifiutiamo di fare due conti sul retro d'una busta per vedere se quadrano con i nostri innumerevoli desideri, volubili capricci,insane velleità, e le leggi fisiche per ora conosciute.

Marco Sclarandis

5 comments:

  1. Le razze umane non esistono in base a quanto scoperto dai genetisti però ricordo tristemente che nel passato soprattutto nell' 800 e agli inizi del ' 900 fu fornita una giustificazione scientifica da biologi e antropologici alla realtà di tale esistenza poi dimostrata si fasulla e rimasta ancora nei pregiudizi di molti.
    Anche la divisione in 2 razie metaforico mi perplime. Sarà una mia idiosincrasia però è troppo vicina al "noi e loro". Per strizzare olio dalle pietre servono eccome le leggi della termodinamica come pure notevoli competenze scientifiche e tecnologiche. Uno dei più sottostimati problemi della contemporaneità imo è l' asservimento di fatto del sapere scientifico a logiche economiche di sfruttamento di breve periodo. E sinceramente se un problema per quanto grave non viene sentito dai più è ben difficile che possa essere affrontato.

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  2. Correggo il correttore automatico che come capita più in generale con la tecnologia a volte introduce nuovi sbagli:
    "razie metaforico" era "razze metaforiche", come i "noi termodinamici" e i "loro atermodinamici".

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  3. Non perplimerti Alberto.
    L'uso che ho fatto della parola "Razza" in questo mio post era evidentemente provocatorio, ma a maggior gloria di Homo Sapiens sapiens.
    Purtroppo, il razzi-nazismo o meglio anzi peggio,nazi-razzismo sta rinfocolandosi dalle sue ceneri, mai spente.
    E più i mentitori da pulpito e da palco, che siano in felpa verde, in stola porpora, o in giacca appesa al pollice, concionano il volgo, più si aizza l'homo homini lupus che ringhia dentro di noi.
    Ai tempi del baffettino iroso e del baffone paranoico non esistevano nè la tv nè internet, che ora almeno danno una relativa possibilità a chiunque, di sentire le campane di differenti chiese, con una facilità mai esistita prima.
    Ma ora dopo un decennio abbondante d'uso di quest'ultimo mezzo ci stiamo accorgendo che il messaggio sta proprio nel mezzo stesso.
    Quindi, chi sa ragionare bene può trarre dalle notizie e dalle informazioni qualcosa che porta a buon fine, ma chi non vuole ragionare o ragiona in modo "neanche sbagliato"* sovente s'aggrega a quelli che sono diretti inconsapevolmente verso le fosse, i forni, e i campi recintati dal filo spinato.

    *vedere "Wolfgang Pauli" ed il celebre aneddoto dello studente borioso.

    Marco Sclarandis.

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    1. Ho paura che il ragionare bene possa, anche se non sempre, portare il singolo pensatore a qualche fine accettabile ma che sia in pratica drammaticamente inadeguato per modificare a vantaggio dei nostri discendenti la brutta china che globalmente abbiamo intrapreso. Ed un grande problema ripeto non è che solo le masse seguono i brillanti concionatori come il cartolinista austriaco ma pure gli Heisenberg lo fanno con una frequenza allarmante.

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  4. Dimenticavo. Certo che per strizzare olio dalle pietre occorre strabuzzare gli occhi fino a tarda notte sui libri di fisica per capire anche le quattro (una volta tre)leggi della termodinamica.
    Sebbene in qualche modo queste fossero conosciute anche in antichità
    Basti pensare al detto : Voce dal sen sfuggita, poi richiamar non vale.
    o ancora più aulico: Non ci si bagna due volte nello stesso fiume.

    Marco Sclarandis.

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