Thursday, April 2, 2015

I tigli rivelatori




Senza pensarvi ombre
di voi spogli tigli al sole
oggi iniziata primavera
a mezzogiorno mi avete folgorato
ecco mi son detto la mia mente
che credevo dentro la testa fosse
mia e tutta intera e chiusa
quando una parte invece
era in quei diafani tronchi e rami
protési e proiettati sull’asfalto
forse fu per la bicicletta
per il libro in attesa d’esser letto
l’aria pizzicante e limpida
per il fruscio lieve delle gomme
sul marciapiede largo sgombro
il mio avanzare moderato e attento
ma così è stato magico il momento
neuroni dendriti dentro e fuori
radici fuse con radici
fluidi e linfe in corsa per risveglio
un solo groviglio e labirinto laboriosi
per dare maggior bellezza al mondo
ho vissuto con l’universo consonanza
un tempo non scandito da metronomi.

Marco Sclarandis

Tuesday, March 31, 2015

Degna pure lei d'udienza



Vedendo quei gusci di molluschi
in attesa d’esequie assieme
a quei tappi a quelle suole rotte
a quei fermacapelli sfatti
m’è venuto da contare attimi
come silicei granelli numerosi
o di una folla battiti di ciglia
e di mutarli se possibile
in momenti di densa compassione
visibile spendibile da tutti
senza necessità di tessere
di stemmi d’appartenenza a caste
guardando fronti d’onde
vari quanto moltitudini
sono andato infine indietro
per vedermi l’intera partentela
unente le cose agli esseri esistenti
allora pure la bottiglia abbandonata
sciattamente dopo unica bevuta
m’è parsa degna di ricevere
udienza per una conversazione. 

Marco Sclarandis

Friday, March 27, 2015

Ali di Germania




Tristissimo sassone ragazzo
chi ti ha spinto a fare del tuo airone
rapido placido docile potente
capiente dal volo stratosferico
un avvoltoio insaziabile di vite
spente solo per cibarsene
cosa ti ha fatto la tua Terra
la tua gente e quella estranea
per portarli coatti all’altra sponda
chi ti ha mutato in uno stolido Caronte
volevi forse competere con Icaro
quali folgori infernali la tua mente
hanno in quei minuti quel buio illuminato
dal monte impervio t’ha chiamato voce
ti ha istigato all’atroce sacrificio
nessuno al tuo posto può rispondere
questo ormai é il tuo solo privilegio
inutile a spendersi di qua dal fiume
tutti quei brandelli di metalli e carne
quei resti testimoni d’interrotte vite
gridano da qui verso la tua meta
se fuggivi da un inferno tutto tuo
potevi dircelo per tempo
di te avremmo avuto compassione.

Marco Sclarandis

Tuesday, March 24, 2015

Siamo messi così....

Di Natalino Balasso (h/t Alex Rossi)



Immagine da: http://galleryhip.com/monty-python-the-life-of-brian.html
GesùAscoltate! Uscì il seminatore, prese una manciata e seminò. Alcuni semi caddero sulla via e vennero gli uccelli e li beccarono. 
Giacomo: E cosa vorrebbe dire?
GesùNon ho finito. Altri caddero sulle pietre, e non misero radici nella terra né produssero una sola spiga di grano. 
Tommaso: Ho capito, vuoi dire che i contadini non hanno mira.
GesùAspettate, devo ancora finire.
Marco: Io conosco un contadino, ha un'ottima mira.
Gesù: Aspettate la fine. Alcuni caddero fra i rovi e i rovi soffocarono i semi e i vermi li divorarono. 
Zebedeo: Questo qua non ha proprio mira!
Simone: i vermi rompono i coglioni. A me han mangiato tutto il radicchio.
Giovanni: comunque l'agricoltura sta fottendo la pesca.
Gesùma la storia non è ancora finita!
Simone: Quando porto il pesce al mercato, vendo sempre meno, perché tutti vogliono i broccoli di Schio.
Tommaso: Dov'è Schio?
Simone: Vicino a Cafarnao, sulla Valdastico.
Giuda: Comunque come finisce la storia?
Gesù: E altri caddero sul suolo fertile, che diede un ricco raccolto che ne rese sessanta volte tanto e centoventi volte tanto.
Simone: Questo è culo!
Giuda: Ma ne rese sessanta volte o centoventi volte? Perché c'è una bella differenza!
Giovanni: I contadini non fanno un cazzo tutto l'inverno e poi seminano nei fossi.
Simone: a me i broccoli mi fanno schifo.
Gesù: Avete capito, allora?
Tommaso: Se non sai seminare, cambia mestiere.
Giuda: Ma no, vuol dire che i vermi bisogna ammazzarli fin da piccoli.
Simone: Però per pescare sono utili.
Marco: Ma se tu peschi con la rete?
Simone: Ma fatti i cazzi tuoi.
Aldo: Era più bella quella dei vignaiuoli.

Thursday, March 19, 2015

Viva la Primavera!






E’ fiorito il ciliegio preceduto dal mandorlo
spunta come sempre il timido asparago
eppure si spande un odore di peggio
sembra che non cambi mai niente
non è vero non sappiamo annusare
ci sono liquami che si danno da fare
marciumi all’assalto di puro candore
putredini in corsa senza più redini
ma nonostante il fetore che strozza la gola
aleggia un profumo di aliene molecole
punge come mostarda di senape
inebria all’istante il cuore e la mente
ma non viene da fermento di acini
assomiglia alle spezie ai cuoi logorati
all’olezzo che avrebbero dettagli ed inezie
se solo si tramutassero in erbe e corolle
dev’essere che sta irrompendo un giardino
ancor più fastoso più universale
fra le aiuole di quest’orto malato
se mi sono sbagliato pazienza
datemi voi qualche essenza
che mi ridesti dall’illusione.

Marco Sclarandis

Ah, Giacomo!

La Natura sa essere terribilmente matrigna, non bisogna dimenticarselo mai.
In modi talmente raccapriccianti da avere sconvolto fior di teologi d'ogni epoca.

Biologi, zoologi*.
E poeti pure.**
Basta leggersi alcuni scritti di Stephen Jay Gould che di bestie se ne intendeva.
Ritengo che il nostro tarlo sia quello del desiderio dell'immortalità, che un minimo di immaginazione e con il massimo della fantasia possiamo renderci conto che diventa inesaudibile prolungando semplicemente la vita terrena e terrestre.
Siamo noi stessi che ci siamo proclamati amministratori e custodi del Creato, o della Natura, comunque sia, ma di fatto non possiamo fingerci che non esistano differenze fra le diverse forme di vita, anche tra quelle a noi più simili.
Mi sembra che viviano nell'orrore per la nostra natura animale e mortale, 

e nel terrore di avvertire la natura divina e trascendente 
che ci fa sentire abissalmente diversi dagli altri esseri viventi.
Lo stato di alterazione assoluto della coscienza non può che essere la morte, e con le droghe cerchiamo di raggiungerlo fino alla frontiera oltre la quale sembra sia impossibile tornare indietro.
La crescita illimitata, matrioska di tutte le droghe che ormai ci sta portando vicinissimi all'estinzione, non può essere fermata con argomenti razionali.
Solo l'accettazione dell'incommensurabile irrazionalità dell'esistenza può salvarci.
La scienza stessa si fonda sull'osservazione di fenomeni che sono intrinsecamente irrazionali nel senso semplicemente matematico del termine.Il razionale misurabile ne è solo un'infima parte.
E la matematica stessa si fonda sulla fede nell'esistenza di infiniti enti numerabili, i numeri appunto, e ancor più sull'esistenza di enti neanche numerabili, quali i numeri irrazionali trascendenti come il pi greco, il numero "e" base dei logaritmi naturali e infinitamente infiniti altri.

La frase del matematico Leopold Kronecker: 
"Dio fece i numeri interi; tutto il resto è opera dell'uomo" 
mi pare stupendamente significativa.Del suo terrore della divina trascendenza.
Almeno per me.Ma siccome è morto da un pezzo non posso averne conferma di persona.
In teoria, vorremmo hic et nunc sic et simpliciter il Paradiso per tutti, ma non sappiamo nemmeno come risolvere i paradossi derivanti dalle implicazioni del teletrasporto di Star Trek.
Intanto alcuni si sono prenotati per fare un viaggio di sola andata su Marte.
 

**Ah! Giacomo, come sarebbe bello averti qui ora a cantare i tormenti di noi contemporanei che miseramente naufraghiamo nel cambiamento climatico!

Marco Sclarandis

* "Quando i cavalli avevano le dita - Misteri e stranezze della Natura",  

Stephen Jay Gould 1983,
Feltrinelli ISBN 88-07-81087-5


Marco Sclarandis

Tuesday, March 17, 2015

Troppi dèmoni ubriachi



                                       http://lcalighieri.racine.ra.it/pescetti/ricerca_infinito_2004_05/somm_svilup/infinitesimo_file/image004.jpg
    Cortesia   http://lcalighieri.racine.ra.it/pescetti/ricerca_infinito_2004_05/somm_svilup/infinitesimo.htm




Non c’è un solo cantuccio
l’apice della punta d’uno spillo
che sia diversamente al mondo
venuto da un raddoppio reiterato
noi lo possiamo immaginare
quel singolo intero solitario
volere concentrato al massimo
di riprodursi identico a sé stesso
e poi vedersi e piangersi sgomento
altra cosa paio essere diventato
di nuovo ardente brama all’opera
incessante a copiarsi e ricopiarsi
come se fosse in duello con un altro
poi il resto venne
aggiunte somme moltiplicazioni
di pezzi che a noi paiono frazioni
ma sempre solo interi aggiunti sono
di quell’uno avido d’estendersi
vediamo tutto questo ed impazziamo
a causa d’identica intima natura
avessimo un universo intero
non ci sazierebbe e un altro subito
dopo un giorno ne vorremmo
più vediamo astri pianeti soli
più tristezza diventa esponenziale
la Luna sola ci conforta
ci ricorda desolato Paradiso.


Marco Sclarandis