Saturday, May 23, 2015

Biciclettata adriatica, 2 giugno 2015

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Lascia la trivella premi la pedivella.

Da quanto tempo dura l’era del petrolio?
Da poco più di un secolo e mezzo.
Durante il quale questa fetida ambrosia oleosa ci ha permesso la soddisfazione di desideri antichi come le montagne e che immaginavamo solo Dei d’un Olimpo potessero soddisfare.
Distillato due volte.
Una prima volta nel roccioso profondo geologico ed una seconda nei più grandi e mostruosi alambicchi che la mente umana abbia mai concepito e costruito.
Mille miliardi di barili, centocinquantanove chilometri cubi, centotrenta miliardi di tonnellate.
Pressochè il volume dei laghi italiani messi insieme.Questa è la stima di quello che abbiamo estratto dalla Terra durante tutto questo breve passato, brevissimo se confrontato alla storia umana, mille volte almeno, più lunga e di quella del petrolio stesso, più di un milione di volte più lunga ancora.
Agli occhi di  un pianeta satellite come la Luna, un fuoco fatuo.
Fuoco fatuo è l’immagine migliore per descrivere l’estrazione di questo inebriante rosòlio dai mari italiani.E fuoco ancor più fatuo sarebbe quella d’ora in poi dal mare Adriatico.
Questa affermazione non si fonda su congetture fantasiose o su notizie da articoli da scoop giornalistico.
Ci sono dei fatti e dei dati che chiunque può trovare, sapendo cercarli, di varie fonti che provano che le cose stiano in questi termini.
Si può incominciare da “Il paese degli elefanti”
-miti e realtà sulle riserve italiane degli idrocarburi- di Luca Pardi, Lu::ce edizioni.
Un libretto agile che è come il bandolo di una matassa di conoscenze intricate ma fondamentali.
Quindi nessun oscuro complotto o arcane verità rivelate a pochi adepti.
Solo fatti, e non riguardano solo il piccolo incantevole lago salato mediterraneo, qual è
l’Adriatico, ma tutto il pianeta, che ci dicono come e quanto, il petrolio ci abbia ormai dato il meglio che avrebbe potuto darci, sebbene noi siamo riusciti a distillarne anche molto del peggio.
Due guerre mondiali tanto per farne un esempio.
Ci sono ottime, eccellenti ragioni per non trivellare l’Adriatico, indipendentemente da qualsiasi quantità d’idrocarburi fossili possano esservi sepolte.Fortunatamente il carbone si trova sepolto in altri luoghi.
Ma la principale, quella sovrastante tutte, è che dobbiamo smettere immediatamente di bruciare
queste sostanze, se vogliamo tenerci un clima a cui ci siamo abituati da millenni.
E’ un’impresa quasi sovrumana, questa dismissione.
Perché da tre secoli, con il carbone prima, il petrolio dopo e per finire con l’uranio e il plutonio,
ci siamo abituati a vivere con un flusso d’energia e di risorse d’ogni genere, che ha qualcosa di
molto affine ad una tossicodipendenza.
Qualsiasi cosa, che dia insieme assuefazione e dipendenza, insieme a gravi danni alla salute, viene considerata una droga tossica.
Il petrolio, è da considerarsi una di queste cose, non c’è dubbio.Non è la sostanza maligna in sé stessa, ma quello che ci ha portato a fare.Pure l’alcool produce in noi effetti simili, e lo sappiamo da millenni.Ma il petrolio s’è rivelato una droga speciale, quasi una quintessenza delle altre.
Ecco allora che uno dei mezzi per cominciare la cura disintossicante, è sicuramente l’umile velocipede.Un congegno leonardesco che ha dovuto attendere quasi mezzo millennio per venire alla luce.
E’ il mezzo che tuttora ha la massima efficienza nel trasportare uomini bestie e cose dovunque.
Come ogni mezzo, ha i suoi limiti, ma considerati i vantaggi, è un capolavoro della natura umana.
La bicicletta amplifica le nostre capacità, pur lasciandoci consapevoli del confine oltre il quale inizia la dismisura, l’hybris, la follia che porta alla perdizione.
Un mondo in equilibrio su due ruote e con l’ausilio d’un manubrio è come un sogno rinascimentale
realizzato, ma esente dai suoi aspetti più foschi.
Poche cose sono appaganti, romantiche, desiderabili, accessibili, come una lunga gita in bicicletta, anche in un mondo che tuttora romba e sferraglia d’ordigni funzionanti con quella ambrosia, cibo degli dei, ma fetida ed untuosa, pregna di nerissi incubi.
La costa adriatica ci aspetta.

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Marco Sclarandis

Thursday, May 21, 2015

Thursday, May 14, 2015

Guida rapida per i cosiddetti esperti petroliferi


 

"Guida rapida per i cosiddetti esperti petroliferi"

http://www.ugobardi.blogspot.it/2015/05/guida-rapida-per-i-cosiddetti-esperti.html

Questo articolo di Antonio Turiel mi ha ispirato queste considerazioni:

Dismisura*.
Questa mi sembra la parola che sta alla radice della situazione inequivocabilmente catastrofica in cui ci troviamo.
E la dismisura sta sia nel troppo poco come nel troppo.
Si può discutere per anni  sulla quantità e qualità dell'energia e delle materie prime seconde e terze di cui avremmo bisogno per vivere, perchè ciò che viene condiderato vivere per qualcuno è per qualcun altro un mero sopravvivere.
Siamo in troppi? O pretendiamo troppo? O peggio la combinazione esponenziata delle due cose? ( quindi peggio che la loro somma o moltiplicazione)
Se, e credo che più che un "se" sia un "certamente" il petrolio, quei mille miliardi di barili finora impiegati, ci hanno via via drogato nell'arco di un solo secolo e mezzo, come ha mirabilmente ipotizzato Nate Hagens in un suo articolo di anni fa, allora è arrivata la crisi d'astinenza.
E comunque, nemmeno l'energia rinnovabile e la perfetta chiusura di ogni cerchio, come direbbe Barry Commoner, possono salvarci dalla nostra natura.
Il bisogno spirituale cui fa accenno Paolo 14 maggio 2015 10.46 credo che sia quello di conciliare la consapevolezza della finitezza dell'esistenza con il desiderio di vita almeno perenne, se non eterna.
Detto questo, e non è certo una novità, il più, il di più, che ormai è diventato un troppo, un mostruoso ecceso in ogni ambito, crea soltanto perdite disastrose dovumque.
Una di queste è la tanto declamata biodiversità, ovvero quell'insieme "d'infinite forme bellissime" di cui ora ne vive sulla terra un centesimo di quelle comparse all'inizio della vita terrestre, e che entro questo secolo potrebbe essere più che dimezzata.
Noi umani siamo forse fuori dalla Natura?
Non credo proprio, anzi siamo l'eccesso degli eccessi della Natura stessa.
Siamo qui da poco tempo, ma misurare il tempo in anni potrebbe essere sbagliato nel nostro caso.
Se lo misurassimo in "spazio dell'immaginazione" di cento miliardi di esseri come noi, tale è la stima dell'Homo fatto come noi o molto simile finora vissuti, questo spazio sarebbe immenso.
E forse occorrerebbe un universo come quello osservabile per contenerlo.Anzi, un arso vivo quale fu Giordano Bruno osò pensare che forse non sarebbe bastano neanche.
Ma siamo qui, stipati sulla superficie d'un pianeta dove ormai abbiamo pro-capite soltanto un grosso cortile di terraferma ed abitabile.
Questa mi pare la dimensione anzi la pluridimensione dell'epoca che stiamo vivendo.
Noi siamo dismisura incarnata.Da millenni e millenni e millenni.E l'abbiamo sempre saputo.
Se è così, può anche essere che Madre e Matrigna e Madonna Natura, ora che abbiamo raggiunto il confine invalicabile se non con la morte, abbia per noi in serbo qualche stupefacente soluzione.
Eugenio Finardi** scrisse una memorabile canzone a proposito, e decenni fa ormai, ma quei "Dove sono tutti quanti"***, appunto dove sono?.
Io credo che siamo noi stessi medesimi appena cerchiamo di vederci come ci vede un altro.
Da qui possiamo di volta in volta trovare una misura esatta, il nè troppo, nè troppo poco, quel giusto abbondante di cui abbiamo un disperato bisogno.
Hybris - Wikipedia 


*Hybris (ˈhyːbris, in greco antico ὕβϱις, traslitterato in Ýbris) è un topos (tema ricorrente) della tragedia greca e della letteratura greca, presente anche nella Poetica di Aristotele. Significa letteralmente "tracotanza", "eccesso", "superbia", “orgoglio” o "prevaricazione".
Nella trama della tragedia, la hýbris è un evento accaduto nel passato che influenza in modo negativo gli eventi del presente. È una "colpa" dovuta a un’azione che vìola leggi divine immutabili, ed è la causa per cui, anche a distanza di molti anni, i personaggi o la loro discendenza sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie. Al termine hýbris viene spesso associato, come diretta conseguenza, quello di "némesis", in greco νέμεσις, che significa "vendetta degli dei", "ira", "sdegno" e che quindi si riferisce alla punizione giustamente inflitta dagli dei a chi si macchia di tracotanza. Degno di nota è persino il concetto relativo all'"invidia degli dèi" (in greco ο φθόνος των θεών). In molte tragedie, infatti, essa costituisce lo sviluppo narrativo che porta come conseguenza al commettere un atto di hýbris e, di conseguenza, essere uno hýbristes ossia colpevole di tracotanza. Questa "colpa" ha origine nella natura umana come anello mancante tra le bestie e le divinità. In senso pratico, quindi, l'uomo ha l'imperativo di non cercare di rendersi "divino" così come avvicinarsi ad una condizione animalesca. In entrambi in casi si può incorrere nel peccato di hýbris. Questo è ciò che accade, ad esempio, nel racconto di Icaro, colpevole di aver voluto cercare una condizione di sola prerogativa divina (ossia l'essersi costruito delle ali di cera per volare) e successivamente punito dagli stessi dèi, poiché macchiato appunto del peccato di hýbris.
Il tema ricorre spessissimo nella Divina Commedia di Dante Alighieri in ottica cristiana; qualsiasi peccato può essere ricondotto alla hybris dell'uomo, che tenta di arrivare con la ragione a comprendere i misteri del divino, ponendosi egli stesso come Dio.


**://www.youtube.com/watch?v=JiC4u3xB8Cc

***http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Fermi

 

Marco Sclarandis

Wednesday, May 6, 2015

Quali Giuseppe quali



Quali di tutte quelle otterà sconto
Giuseppe tu che le hai di fronte viste
tu che hai vissuto a lungo al fronte
e hai varcato molteplici frontiere
 

quella dell’annegato ad un braccio dalla riva
o l’altra dell’inumato sotto cataste di mattoni
del prescelto dalla vana sorte
per recitare la parte d’affamato
o di chi ha messo piede in casella errata
proprio al momento inopportuno

non le considero neanche quelle
che Giacomo vedeva
come imparziali esecuzioni
di matrigna spietata ma imparziale

in quale inimmaginabile mercato
avverrano le transazioni apocalittiche
che metteranno fine a tanto commercio assurdo

ieri avrei ceduto anni presunti insopportabili
in cambio di partenza anticipata
oggi sono già reo pentito
domani temo che ritratterò di nuovo
ad ogni lutto che non sappia incasellare

Quali Giuseppe quali
si scontano consumando logorando vita
quali vanno invece pagate per intero.


Marco Sclarandis

A caso uno su miriade

Mantide che mi guardi
e stai al gioco delle mie dita umane
mi sbaglierò ma in te vedo estremo desiderio
di perdere anche le ali e gelida ferocia
pur di ottenere metamorfosi
no tu non vuoi mutarti in altro vertebrato
o in uno qualsiasi esistente al mondo
vuoi le mie membra la mia mente
non so come ma sento che sai della mia ebbrezza
e vuoi provarla offrendo in cambio vita
distogliti splendida audace creatura
da questa insana brama
tu tendi l'agguato all'afide alla falena al ragno
noi lo facciamo tra di noi
anche dopo il pranzo e sazi
così come se fossimo insetti condannati
a uscir di celletta o favo o guscio
solo per perpetuarci
a caso uno su miriade.


Marco Sclarandis

Saturday, May 2, 2015

Quando accadrà di noi diranno


Per un’ora di noi rideranno le formiche 
dietro di loro accompagnate da cori di cicale
non tra un millennio piuttosto in questo secolo
non so in quale data ricorrenza lo faranno
può essere già accaduto e noi ignorarlo

da molti alveoli esagonali ronzano sorrisi
da quei visi rivolti verso quei cubicoli squadrati
fatti di plastica d’acciaio di cemento
invadenti più degli autunnali funghi
illuminati contro ogni necessario buio

per noi quegli occhi sfaccettati alieni
ci guardano ma non sanno non comprendono
hanno espressioni smorfie indecibrabili
capocce troppo piccole per idee grandiose
stagioni insufficenti per maestose imprese

eppure perché non potrebbe essere
che anche una sola volta per un’ora sola
questi esapodi non siano esauditi con prodigio
ci vedano come noi vediamo loro
e il resto che ne viene in conseguenza

chissà se allora disponendo di giornata intera
non comincerebbero ad organizzarsi
quanta distanza attraverso labirinti
dovrebbero coprire per raggiungerci
quanta confusione dominare per riuscirci

vedo adesso io l’ape stolidamente laboriosa
tuffata in mezzo e petali e pistilli del limone
di me sorrido un poco conoscendomi
se dovessi darle un’anima o negargliela
resterei indeciso come calabrone

se morsicare pesca acerba od uva non matura
ecco di quel sorriso credo di sapere
quando accadrà di noi diranno
così astuti così giganti e forti
ma le vostre ali sono solo pròtesi.

Marco Sclarandis

Friday, May 1, 2015

柴静雾霾调查:穹顶之下 Chai Jing, Under the Dome. Settima ed ultima parte.



Ora, diamo un attimo un'occhiata a Los Angeles. Los Angeles è una città molto simile a Pechino. Dal 1970, il numero di macchine che si contano a Los Angeles è aumentato drasticamente (addirittura di tre volte) ma il suo inquinamento? Diminuito del 75%! Perché? Ecco che sono andata a scoprirlo in prima persona. A Los Angeles e limitrofi, vivono più di 17 milioni di persone, per cui ci saranno circa 13 milioni di vetture se contiamo un mezzo a testa, e 850 milioni di km di percorsi stradali (tanti quanti per riavvolgere la Luna 1600 volte). In California sono state contate circa 1061745 vetture a diesel; in media, il consumo di carburante per ciascuna vettura ammonta a 35.2 litri giornalieri. Stando ai dati pubblicati dagli enti californiani, il 70% dell'inquinamento atmosferico in California è causato dalle vetture a diesel, per questo, è stato da qualche anno stabilito l'obbligo del DPF nei tubi di scarico: esso infatti trattiene il 99% delle polveri sottili, evitando così la loro fuoriuscita in atmosfera. Ovviamente, chi non dispone di questa installazione, riceve una salata multa. Il Dipartimento per la Tutela dell'Ambiente californiano sta continuamente esortando le case automobilistiche a produrre vetture che rispettino gli standard ambientali e a togliere dal commercio tutte le vetture fallate: si conta che lo scorso anno siano state controllate 29913 vetture, di cui 3281 fuori norma; con un totale di 1336880 dollari pervenuti dal pagamento delle multe pagate dai proprietari delle vetture fuori legge. 
Ho notato come tra queste, molte provenissero dalla Cina. Ora, dove sta il problema? Il problema sta nell'esecuzione della legge; in che senso? Nel senso che dove viene applicata correttamente, si hanno buoni risultati (circa il 90% delle persone che cercano di evadere, si colgono in fragrante); dove invece non viene applicata nel modo giusto, come nel nostro caso, succede proprio come mi disse il capo della Tutela dell'ambiente di Pechino: il 90% degli uomini violano tranquillamente la legge. Sapete quando sono stati presi in modo serio i provvedimenti riguardo alle vetture non in regola? Esattamente lo scorso settembre, quando sono stati rivisti i punti del documento sul "miglioramento della qualità dell'aria", in particolare il 43esimo. Quando lo scorso anno in America si dovevano rivedere i parametri di emissione delle vetture, le case automobilistiche americane non hanno subito risposto alla chiamata della Legge, solo in un secondo tempo hanno mollato la presa. Ho chiesto a quel punto al Dipartimento della Tutela Ambiente di Los Angeles il motivo per cui non potesse imporsi con forza di fronte alle case automobilistiche, ma questa è stata la risposta che ho ricevuto: il Dipartimento per la Tutela dell'Ambiente ha di per sé il compito di portare innovazione ma dove c'è un Governo che detta i parametri secondo mercato, tu non puoi fare altro che sottometterti al mercato. Ma in Cina si usa il carbone, come facciamo a ridurre l’uso del carbone? A questo punto ho deciso di andare a Londra, perché Londra a suo tempo è riuscita a ridurre le emissioni dell'80%, ci ha messo 50 anni circa, però le ha ridotte. 
Nel 1950, a Londra il PM aveva raggiunto parametri esorbitanti, tipo di 10 volte superiori rispetto agli standard europei. Nel 1956 infatti per la prima volta è stato scritto un documento per il miglioramento della qualità dell'aria e da quel momento si è sempre sottoposto il carbone a processi di raffinazione, così come sono state vietate le caldaie a carbone, per cui, per chi avesse violato la legge, ci sarebbero state ingenti somme di sterline da pagare. A quel punto, il petrolio ha sostituito per il 20% il carbone, così come il gas naturale per il 30%; infine, l'uso del carbone è sceso dal 90% al un 30%, e il GDP è rimasto lo stesso, anzi è aumentato con l'era del petrolio. ... Che ci serva da esempio: i londinesi hanno sostituito il carbone con gas naturale e petrolio e hanno rivisto il cielo azzurro e le nuvole bianche. Noi, dobbiamo fare come hanno fatto loro: non dobbiamo solo limitarci a vietare l'uso del carbone e del petrolio non raffinato, ma dobbiamo presentarci con una soluzione diversa, una soluzione che dia una svolta alle nostre industrie e che possa essere adottata nell'immediato. Anche noi in Cina abbiamo del gas naturale, peccato che occupi una percentuale molto bassa considerando i parametri internazionali: 4%. 
"Noi siamo il Paese del Carbone": questa frase è una delle frasi con cui siamo soliti etichettare il nostro Paese. In realtà, se consideriamo i parametri nazionali, noi disponiamo di un bel 22% di gas naturale, e di un bel 38% di petrolio. Sono stati stimati 900 miliardi di metri cubi di petrolio sotto i nostri piedi, eppure sono solo un centinaio di miliardi quelli che noi estraiamo. In America ci sono 6300 industrie di estrazione del gas e petrolio raffinato, noi ne abbiamo solo 3; in America ci sono 160 aziende che si occupano di condutture di gas, noi ne abbiamo solo 3. Il 70% di gas naturale estratto viene gestito da una sola industria "Petrochina". Ora, perché non fare come aveva fatto Londra a suo tempo? Passare dall'era del carbone all'era del Gas naturale? Noi abbiamo bisogno di innovazione in campo energetico!
Quella che vedete ora alle mie spalle è la cartina che rappresenta tutta la mafia che gestisce il mercato delle risorse energetiche in Cina. A giugno dello scorso anno, queste persone già avevano deciso..."le risorse sono delle merci, per cui dobbiamo cambiare il modo con cui il Governo le gestisce"...
Ma andiamo avanti… negli ultimi tre anni, non solo la Cina ha permesso a tutti di venire a conoscenza dei problemi ambientali, ma ha anche fondato uno dei Sistemi di controllo dell’inquinamento più grandi al mondo. Per esempio se scaricate questa APP sul vostro cellulare, potrete vedere in diretta se a 5 chilometri di distanza da voi vi sia o no un'industria che in quel momento sta sforando i parametri stabiliti. In Cina, le 6000 più grandi industrie producono il 65% di gas serra. Cosa succede però se delle industrie si rifiutano di rendere pubbliche le loro emissioni? L'anno scorso ho partecipato ad un'assemblea legislativa che trattava proprio di questo argomento, e alla fine è stato deciso che nella regione dello Hebei, qualsiasi industria da quel momento in poi avrebbe dovuto rendere noti i propri dati, e in caso questa si rifiutasse avrebbe potuto arrivare a pagare una multa di centomila yuan al giorno. Ma chi si dovrebbe occupare di queste faccende in Cina? Il Dipartimento per la Tutela dell'Ambiente che però sembra non interessarsene troppo...anzi vi dirò che solo l'1% delle controversie di cui si dovrebbe occupare questo Dipartimento sono emerse negli ultimi anni. Ecco che ritorniamo su quel famoso 53esimo punto del documento sul "miglioramento della qualità dell'aria", su quel famoso Dipartimento inesistente. Fortuna che dal 1 gennaio di quest'anno, è stato stabilito che chiunque lavori nel campo della Tutela per L'Ambiente da almeno cinque anni (sia come dipendente sia come volontario) detiene automaticamente il potere di aprire processi giudiziari a chiunque non rispetti l'Ambiente. Sapete quante associazioni si contano ora? Circa 700 con tantissimi dipendenti e volontari. Quindi, perché non partecipare anche noi nella vita quotidiana?
1.Se dovete andare in un posto che si trova a massimo 5 km di distanza, non usate la macchina, ma andate a piedi o usate la bicicletta o il motorino elettrico o i servizi pubblici.
2.Il minimo del motore della vostra macchina non deve superare i 30 secondi.
3.Se per strada incontrate dei camion che rilasciano fumo troppo nero, chiamate subito 12369
4.Se notate dei ristoranti che non dispongono di una cappa, esortateli a procurarsela, oppure scrivete opinioni negative sul sito internet.
5.Se notate delle perdite nei distributori di benzina, chiamate il numero 12369
6. Se vedete fabbriche le cui ciminiere sprigionano fumo molto nero, non esitate a fotografarle e ad inviare la foto per email al Dipartimento della Tutela per l'Ambiente.
7. Evitate di comprare i prodotti delle grandi marche.
Solo così nell'arco di un anno potremo sconfiggere la nebbia grigia!
Per concludere vi elenco quello che ho fatto io in questo ultimo periodo. Io abito vicino ad un cantiere. Un giorno mentre camminavo per la via del ritorno ho notato che c'era della polvere nell'aria. Poco dopo ho capito da dove provenisse. Sono andata nel cantiere e ho chiesto al capo cantiere se avesse potuto coprire con un telo una montagnola di macerie e polvere situata proprio al centro del luogo di lavoro. Abbiamo impiegato 5 minuti neanche per coprirla. Prima che me ne andassi, il capo cantiere mi ha fermato dicendomi che avendomi vista con un cellulare in mano, temeva che avessi potuto chiamare qualcuno di dovuto per rendere nota questa faccenda. Io sorrisi. Altro avvenimento. Prima di tutto sapete che il 6% del PM 2,5 che si respira a Pechino proviene dai ristoranti pechinesi che non hanno installate le cappe sopra il piano cottura? Ebbene sì. Non potevo crederci neppure io quando l'ho scoperto. Poi se consideriamo il fatto che il numero di ristoranti pechinesi copre il 22% di tutti i ristoranti nel mondo, allora... Inizialmente pensavo non ci fosse soluzione, poi quando sono stata a Londra ho scoperto i filtri di depurazione. Quando sono tornata a Pechino, sono andata nel ristorante in cui mi fermavo sempre a mangiare, e chiamando l'12369 ho fatto in modo che in quel ristorante venisse installata una cappa con filtro di depurazione. Sapete cosa mi ha detto la signora del ristorante dopo che gli operai avevano finito di montare l'installazione (ci tengo a dire che non era passata neppure mezz'ora): mi ha detto "grazie"... Prima di andare a Los Angeles, pensavo che tutti i benzinai puzzassero di benzina, come a Pechino, ma una volta stata là, mi sono accorta di come la faccenda sia ben diversa all'estero: all'estero i tubi di erogazione dispongono di un filtro salva-carburante che permette alla benzina o diesel di non evaporare  nell'atmosfera durante la fuoriuscita. Anche in questo caso, sono andata nel distributore di carburante più vicino a casa mia e chiamando il 12369 ho fatto in modo che venisse installato questo dispositivo salva-carburante.
12369 ci assicura che il 100% delle volte risponderà alle chiamate e interverrà. Io non so dirvi se interverrà, ma provare non nuoce nessuno.
...Quando siamo in mezzo alla nebbia grigia, solo una cosa possiamo fare per proteggere noi stessi e i nostri cari: indossare la mascherina...
...Vi dirò che lo scorso anno per me è stato un bell'anno, nonostante tutte queste informazioni di cui sono venuta a conoscenza. é stato bello perché io mi sono alzata in piedi, perché ho detto no. Ho detto no all'inquinamento, ho detto no alla sottomissione. Mi sono fatta sentire e quando in quel ristorante hanno installato quella cappa, mi sono sentita bene, rilassata, entusiasta di aver contribuito al miglioramento del nostro futuro. Perché ragazzi, è così che si fa la storia. é quando milioni e milioni di persone si alzano in piedi come ho fatto io e dicono "No, non sono soddisfatto. Oggi voglio fare qualcosa per il bene comune" che si fa la storia... Mia figlia ora è ormai cresciuta, sta bene, è in forma. La porto spesso al mare a respirare dell'aria fresca e dovreste vedere come è felice. Come le piace questo mondo. Perché sì, questo mondo poi sarà il loro, apparterrà ai nostri figli. Questo mondo è fantastico, così come è...dobbiamo metterci in testa che non possiamo controllarlo, ma dobbiamo salvaguardarlo nella sua naturalezza. Dobbiamo salvaguardarlo perché un giorno sarà quello in cui vivranno i nostri figli quando noi non ci saremo più...ragazzi...abbiamone cura come ne avremmo per i nostri figli...

Traduzione di Sara Mazzuoli

Marco Sclarandis