Davvero fu stivato per noi
quell’antico
fulgore stellare
come
litica spugna imbevuta
di
balsamo riservato a monarca
come
scuro pane incendiario
cibo
destinato a pranzi d’eroi
miliardi
di salme e carcasse
vissero solo per finire in oblio
o
mutate in ambrosia olezzosa
in
pietra che s’infuoca con l’aria
in fiato che arde ma soffoca
in fiato che arde ma soffoca
sono
risorte e insignite d’un nome
siamo
noi proprio quegli angeli
che
vi hanno spremuto ed estratto
dalle
tombe profonde di Gea
per
mutarvi in osanna a un Divino
ora
siete volo di ruggenti turbine
torri
alte dal deserto alle nubi
velodromi
per schianti di adroni
cisterne
per metalli pesanti in fusione
siete
anche orde d’umani sfrenati
furenti
per il conoscere limiti
in
un Cosmo che nasconde infiniti
Voi tutti combustibili fossili
vi
abbiamo liberati nel vento
perché ora ci
ripagate dicendo
siete
solo schiocchi avidi esseri
eravamo
démoni morti e sepolti
ora
siamo implacabili spiriti aérei
vi
occorrerà molta più diabolica astuzia
per
sopravvivere sotto il nostro dominio.
Marco Sclarandis