Ma
tu chi sei
sei
un volto noto
sei
sosia di uno altrettanto noto
che
sorridere ci faceva
con
un cilindro un po’ ammaccato
bastone
e delle scarpe scalcagnate
Perché
non parli forse che sei muto
no
la tua voce l’hanno conosciuta molti
miliardi
ormai
e
ancora incanta col suo timbro irato
anche
se graffiata da magnetofono obsoleto
anche
se artefatta da altoparlante rotto
lo
so chi sei
Ma
qui tu sai dove noi siamo
d’Ade
non ne ha algido e plumbeo aspetto
di
Purgatorio nemmeno perché troppo disabitato
poi
se fosse cosa temo essere
io
qui
senza
condanna messoci che cosa ci farei
ancora
non sottoposto a giudizio definitivo
Vedo
che sbarri tratti sulle tue braccia nude
cinque
o sei per volta con linee orizzontali
Sì,
sono miliardi d’anni
che
in loco devo trascorrere
uno
per ciascuno nemmeno uno escluso
di
quelli che ho mandato al rogo
Quindi
questo non è l’Inferno
No
non credo che lo sia
Dimmi
sei tu allora
che
hai meccanizzato l’annientamento
reso
lo sterminio pratica
da
svolgersi d’ufficio
sì
sei proprio tu
in
attesa di espiazione
Attesa
che
cosa vuol dire attesa
Niente
niente è una parola morta.
Marco Sclarandis