FIRST CLUB OF ROME SUMMER ACADEMY 2017
Prima accademia estiva
duemiladiciassette del Club di Roma
A tutti i partecipanti, in special modo
quelli dalla fuggitiva giovinezza.
Chi vuol esser lieto sia,
del doman non v'è certezza.
In questa strofa
rinascimentale è contenuta una misura di saggezza inversamente ed
enormemente più grande della brevità della strofa stessa.
E detta da uno che si
chiamava Lorenzo de Medici Signore di Firenze
detto poi “Il
Magnifico”, non fa che rendere più limpida la verità che essa ci
comunica.
Questa lettera è per voi
giovani innanzi tutto che starete insieme per una settimana
per scambiarvi idee,
intenzioni, passioni, speranze, per la vita che vi aspetta.
Vi vedo arrivati da poco
su quello che ho chiamato “L'albero genealogico assoluto”.
Albero sul quale vedo come
in una apparizione mistica tutti gli esseri viventi,
almeno
di questa minuscola Terra, ma per attimi incommensurabili anche
quelli che, per ora ipotetici, abitano altri mondi.
Nessuna foglia di questo
fantasmagorico albero, germoglia o cade inutilmente.
Di questo ogni giorno
della mia esistenza, già piuttosto protratta ormai,
ne sono sempre più
convinto.
Da questa convinzione
traggo di continuo significato, indispensabile più che mai
per affrontare un'epoca
che è evidentemente catastrofica.
Ma come ogni cosa, anche
la catastrofe genera rimedio a sé stessa.
Anzi, a volte solo essa è
autentico rimedio.
Se il bruco pigro vedesse
come catastrofica la sua uscita dalla crisalide morirebbe
privato della meraviglia
della propria metamorfosi.
Non importa che la sua
vita da farfalla possa durare solo dalla sera alla mattina
o viceversa.
L'universo intero sembra
sia sgusciato da un inimmaginabile nulla, in un tempo
che confrontato con la
vita umana ci fa rasentare la percezione dell'eternità.
Una immensa dilagante
catarsi, di questa credo che abbiamo assoluto bisogno.
Lo credo perché guardo ai
rami al tronco alle foglie di questo albero antonomastico
e il sogno vi muta le
foglie in volatili cantori e poi sento questi canti mutarsi in
voci umane e tutte
vorrebbero capirsi, raccontare ciò che è stato, ciò che avrebbero
voluto essere, ed ora
queste voci diventato sempre più grida di aggrovigliata gioia.
Tutti i nodi di dolore e
sofferenza non riescono a strozzarla in gola.
Quanto vale un chicco di
riso?
Una goccia d'olio d'oliva
o minerale?
Il sorriso è veramente
quotabile in borsa?
Una sosta per raccattare
una lattina abbandonata?
A queste domande non c'è
risposta definitiva perché sono malposte.
Ma nessuno sa quale sia il
solo modo per porle giustamente.
Nonostante ciò, a queste
domande bisogna rispondere, ne va della nostra vita.
Vi saluto augurandovi che
riusciate ad accorgervi quando è indispensabile
avere ombra, silenzio,
rugiada, sonno ed anche fame sete e solitudine.
Siate accarezzati dalla
brezza della mia ammirazione, e se potessi ringiovanirmi
non lo farei, ma vorrei in
cambio una anche breve nuova giovinezza, in una vita successiva.
Se tutto fosse senza
limiti
quegli attimi fuggenti
diverrebbero senza fine
secoli
le rose sequoie spinose
orrende
la gioia marcirebbe in
noia
e così via senza rimedio
con un limite sposato ad
eccezione
restano cunicoli infernali
sotto il terrestre Eden
ma con la pioggia
anch'essi
diventano disabitati.
Marco Sclarandis. Pescara
6 settembre 2017.