Monday, April 8, 2013

Certo che l'0rtocerchio.............





Ed ora vi dico dell'ortocerchio.

Immaginiamoci d'essere ospitati a bordo d'un lanciatore per satelliti geostazionari.

A trentaseimila chilometri d'altezza la Terra ci apparirebbe in tutto il suo splendore, con un'estensione che la Luna piena non potrebbe eguagliare.
Eppure, se gli Evadamitici si sparpagliassero equamente dappertutto, non li potremmo comunque vedere e non vedremmo come sarebbero tutti a distanza di poche decine di passi uno dall'altro.
Più invisibili di formiche s'un marciapiede viste da un quinto piano.
A meno che ognumo di noi non accendesse un piccolo falò, vanitoso o meno.
Allora, questa piccola biglia di ferro e d'argilla, velata d'aria e d'acqua salsa, risplenderebbe d'un chiarore fantasmagorico.
Cosa che già succede, ma ha un aspetto di ragnatela luminescente, che potrebbe far pensare a qualche sparuto abitante entomomorfo, dalle strane abitudini notturne. 
Cinquantuno miliardi di ettari e sette miliardi d'individui portano aritmeticamente a questa conclusione:
Sette ettari e spiccioli pro-capite, una casella di duecentosessantacinque metri di lato, o un cerchio inscritto dello stesso diametro, a testa,di questo scacchiere sul quale giochiamo come pedine da qualche milione di anni anche noi.

Casella, oltretutto, per due terzi liquida e abissale, e per un terzo non tutta ospitale perché innalzata in atmosfere rarefatte, gelide, e aride.
Questa la visione ragionieristica delle cose.
Che sappiamo, conduce facilmente a vagoni blindati, camere  a gas e forni crematori industriali.

Ma non necessariamente.

L'orto-cerchio, perchè, in fondo di un orto abbiamo sempre bisogno per nutrirci, e cerchio per i fatti sopra esposti, di poche centinaia di passi di diametro e di qualche migliaio d’aree d’ombra d’umano a mezzogiorno d’estensione, è questo.
All’epoca della grande eruzione del Toba, settantamila anni fa, era centomila volte più grande, visto che si suppone che noi ci si era ridotti a centomila volte di meno.

E migliaia di volte meno indaffarati di adesso.

Avevamo una doppia Val d’Aosta a testa.Seppure, ricordiamocelo, fatta come un arcipelago.Adesso, che l’ortocerchio è diventato grande una piazza d’armi, e prima che diventi angusto come un cortile di seminario, possiamo ancora deciderci che cosa fare di noi.Possiamo supplicare le femmine di non duplicarci o lasciare che i maschi replichino i nefasti di cui sono tanto abilmente capaci.Questi nefasti hanno il vantaggio di risolvere tanti problemi con una sola mossa e per un certo tempo.Ma esigono sacrifici da ecatombe.In questo momento, solo il bis, o bi-pensiero o ancora, duo-logo, mi salva dall’ottenebramento della ragione.E’però una pratica difficile e pericolosa.A lungo termine porta all’insanità mentale, perché vivere costantemente nel dover pensare ad una cosa e al suo opposto, come se fossero equivalenti e interscambiabili, è troppo faticoso.

Esiste il dialogo.Meno faticoso, ma che necessita talvolta di enorme quantità di pazienza.E come il coraggio, la pazienza non ha surrogati.

Post scriptum.

L’universo conosciuto, senza neanche tenere conto dell’espansione inflazionaria dello spazio, è profondo in ogni direzione quasi quattordici miliardi d’anni luce.

E siccome ogni anno luce è circa novemila miliardi di chilometri, l’umile aritmetica ci dice che l’universo, visto come un ortocerchio per una singola coppia evadamitica, ha una superfice di circa dieci alla quarantaseiesima chilometri quadrati.Dieci volte di più o di meno non farebbero una grande differenza, a questo punto.E, naturalmente, si tratta del cerchio, non della sfera dell’universo.
Il confine dell’universo quadruplicherebbe il calpestabile.E la sfera aggiungerebbe altri ventitrè zeri al conto.
E sarebbero ancora chilometri cubi, non solo quadrati.

Cui prodest, tutto questo spazio “Affittasi” ?

Com’è che siamo finiti stipati sulla superfice della Terra?

Ci è andata bene che l’ortocerchio terrestre, se la Terra fosse stata piatta come ancora alcuni credono, sempre perché ce lo dice l’aritmetica, è quattro volte di meno della superfice dell’ortosfera.Ma se la Terra fosse stata tutta abitabile come una gruviera per una nidiata di topi, per un po’avremmo avuto locali dove allargarci.
Invece no, rivolgere gli occhi al cielo rischia di farci imbestialire ammirando tanto scialo di orizzonte per nulla.Siamo costretti a guardarci negli occhi.
E vedere che tutti gli altri occhi viventi ci guardano e forse si chiedono perchè mai noi siamo giunti in mezzo a loro.



Marco Sclarandis.









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