Quando abbiamo preparato tutto per il meglio
e predisposto tutto per evitare il peggio, che cos'altro possiamo fare ?
Possiamo sperare che ciò che avverrà avvenga secondo il nostro desiderio.
E, cosa che assomiglia all'arte dell'agricoltura, coltivare un sano fatalismo.
Non possiamo controllare tutto come nemmeno è vero che nulla è sotto il nostro controllo.
La Vita sta in bilico fra questi due estremi e più passano i milioni di millenni, più questa enigmatica verità rifulge come un fuoco di nomadi acceso nel deserto.
Ma, capire e quindi accettare ed in seguito mettere in pratica un sano fatalismo è un'arte difficile.
Il dubbio di aver frainteso o ignorato gli indizi che l'Esistenza ci fornisce con bizzarra regolarità, per condurci fino al termine dei nostri giorni è sempre in agguato, come la tarma rifugiatasi nel comodino, pronta a rosicchiare il cardigan di cachemire giusto quando rimuoviamo la naftalina dall'armadio.
Ecco perchè elevo un pensiero a San Fatale, protettore di tutti i sani fatalisti.
Che da sempre ci hanno salvato dagli idealisti che, con la buona intenzione di riportare il Paradiso sulla Terra, hanno finito per installarvi per lunghi periodi degli inferni quasi perfetti.
Marco Sclarandis
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Mi associo.
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