C'é un tizio che commenta su uno dei blog di Ugo Bardi che é fissato con l'idea dei settanta milioni.
Non si tratta di una qualche valuta, ma di popolazione.
Quella che idealmente dovrebbe popolare la Terra per assicurarsi una lunghissima vita, vissuta in pace ed armonia con tutti i restanti ospiti.Che siano virus del vaiolo o basset-hound.
Non che sia il solo il tizio, ad essere fissato su questa idea, ma mi sembra che quando un pensiero del genere
diventa una fede ed anche incrollabile, c'é da sperare che tali fedeli non diventino una setta con ambizioni di governo e dotazione di potere.
Per altro, c'é una folla immensa che più che credere, ama illudersi e sperare che se gli umani raddoppiassero sulla Terra, non una ma anche due o tre volte, non ci sarebbe di che preoccuparsi.
Senza neanche considerare quello che poi farebbero una volta stipati tutti quanti sulla medesima crosta, geofisica ovviamente.
E' molto difficile indurre al ragionamento tali individui, e siccome il ragionamento è un atto individuale, nonostante esista una forma d'intelligenza collettiva, il tempo impiegato per ragionare insieme a queste persone é un investimento ad altissimo rischio.
Inadatto quindi a chi preferisce il quieto vivere sopra ogni altra cosa.
C'é anche da dire, a difesa di quei tizi e di quella folla che ragionare sull'ingombro della nostra specie su questa Terra non è facile, è costoso e sovente ci si sbaglia con il rischio d'essere sbeffeggiati, calunniati
e perseguitati pure.
Ma ragionare è necessario, ora più che mai.Almeno quanto lo é respirare,bere, mangiare ed evacuare.
Io sono fissato con il Giardino dell'Eden, sapendo che è una bella leggenda e che è una mia fissazione.
Ma gli esperimenti fatti fino ad ora dall' umanità per riportare la Terra alle condizioni di quel giardino primigenio, tutti falliti più o meno miseramente, non mi hanno convinto che non valga più la pena ritentare.
Non tanto per fare di quella leggenda mitica una prosaica realtà, ma per dissipare il dubbio che la vita umana possibile sulla Terra sia solo quella dominata dalla morte tua vita mia.
Anche se non ho più nessun dubbio che chi non vuole proprio adattarsi, sceglie la morte, ma almeno sceglie.
Se ragionassi soltanto, e forse sarebbe un ragionamento apparentemente ben fatto, non m'importerebbe nulla di chiedermi se stiamo finalmente entrando nell'era del Disneyleden o invece uscendo di scena dalla Biosfera attraverso l'Antropocene.
Ma appunto, ancora mi appassiona sperimentare azioni da Giardiniere Primigenio.
Marco Sclarandis.
Se il prossimo raddoppio della popolazione, il quale al contrario degli innumerevoli verificatisi finora non è affatto scontato, avvenisse con al contempo una diminuzione del consumo di risorse probabile del 60% sarebbe un risultato positivo.
ReplyDeleteMa la realtà è che la popolazione umana sta crescendo, pur a tassi di crescita in diminuzione, e i consumi procedure stanno aumentando con tassi di sviluppo ancora alti.
Più che all' eden stiamo assistendo alla torre di Babele globale ancora in fase di crescita.
Errata corrige: "procapite" invece di "probabile" e "procedure".
ReplyDeleteSolo Marco Sclarandis riesce con tanta maestria a creare concentrati di saggezza tragicamente piacevoli da leggere.
ReplyDeleteP.S. Auspicare un ritorno a 70 milioni è come auspicare un ritorno allo stato di scimmia.
Grazie per l'apprezzamento, Mauro.
DeleteA volte mi aguro che una piccola cometa porti un virus sulla Terra che costringa gli umani a dormire tanto quanto i felini.
Chissà se con sole sei o sette ore di veglia a disposizione non si riesca a dominare questa nostra frenesia per la conquista e la crescita d'ogni cosa.
Marco Sclarandis
Al di là della numerologia del tizio che ha originato il post mi pare che nessun' altra delle decine di specie di scimmie catarrine, gruppo a cui noi apparteniamo, abbia mai raggiunto la consistenza di questi arbitrari 70 milioni.
DeleteE purtroppo per i nostri discendenti l' impulso alla massima crescita possibile è una caratteristica fondamentale della vita da quando è emersa sul pianeta oltre 3 miliardi di anni fa. Solo che i ciano batteri che hanno avvelenato l' atmosfera del pianeta con il loro sviluppo colossale scaricando enormi quantità di un gas di scarto come l' ossigeno non erano e non potevano essere consapevoli degli effetti perturbanti dela loro frenetica attività. Noi lo possiamo essere ma questa consapevolezza rimane impotente in individui e gruppi limitati e non si traduce in azioni coordinate a livello di specie per provare a indirizzare il nostro futuro su binari sostenibili.
Ci sarebbe una fondamentale necessità nel diminuire sia la popolazione mondiale che i consumi procapite o almeno iniziare con uno dei due. Ma complessivamente stiamo operando all' opposto e la sublimazione del problema al massimo può servire per consolarci riguardo alla nostra incapacità ad affrontarlo nella pratica.
Leggo da Wikipedia che il paradiso terrestre biblico potrebbe derivare da un preesistente racconto mitologico sumero. Il paradiso dei Sumeri si chiamava Dilmun e può essere identificato nel golfo Persico (Bahrein)
ReplyDeletehttps://it.m.wikipedia.org/wiki/Giardino_dell%27Eden
Sempre Wikipedia mi informa che attualmente il Bahrain , oltre ad essere un luogo ricco di giacimenti di petrolio, è pure un paradiso fiscale....
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Bahrain
Ora mi chiedo: riusciremo a trovare Adamo ed Eva?
Scherzi a parte, ogni tanto mi torna in mente il finale del "Candide" di Voltaire.
"So anche" disse Candido "che dobbiamo coltivare il nostro orto" avete ragione disse Pangloss "quando l'uomo fu posto nel giardino dell'Eden, gli fu posto un operaretum eum, perché lo lavorasse; il che dimostra che l'uomo non è nato per il riposo". "Lavoriamo senza ragionare" disse Martino, "è l'unico modo per rendere sopportabile la vita".
Angelo
Io cerco di ricordare sempre la famigerata scritta:
Delete"Arbeit macht frei".Tragicamente beffarda.
Considero il lavoro come un esponente.
Finchè è piccolo,e piccolo è anche il numero a cui è applicato
produce qualcosa che si può maneggiare.
Ma basta che s'ingrandisca di poco perche porti a conseguenze incontrollabili.
Ancora di più se adoperiamo l'operazione esponenziale per produrre un esponente.
Con soli cinque numeri "2" e quattro operazioni successive
possiamo costruire 2 elevato alla 65536esima, che è già una cifra
quasi inconcepibile per molte persone, pur essendo ancora un numero modesto tra quelli considerati grandi dai matematici.
Chi avversa la decrescita, quasi immancabilmente finge d'ignorare che è il mezzo necessario per l'esistenza di qualunque cosa nonsolo sulla Terra ma nell'intero universo conosciuto.
Concludo con questi versi già pubblicati in un post precedente
C'è da fare un gran lavoro
l'ora prima è da spendere in ricordo
e comprensione del perchè e del come
una scritta è finita in ferro
battuto su germanico architrave
intimando libertà al suo lettore
purchè compisse il suo lavoro
la seconda è in intensa evocazione
degli avi che appena sapevano parlare
ma dipingevano i loro compagni sacri
mangiati per resuscitare in arte
in cattedrali preparate da millenni
dal lavorio dell'acqua nel calcare
terza è tutta da impiegarsi in sguardo
intorno e in fronte a specchio
che non necessita di argento e di mercurio
basta una pozzanghera lasciata a decantare
o l'estranea persona incontrata in treno
l'ora quarta serve per accorgersi
che già si è faticato per tre ore
e nel basso ventre brontola una voce
quindi qualcosa bisogna ben fare
per saziarla e zittirla fino al giorno dopo
se l'ora quinta continui a trafficare
può essere che sai quanto arrivi subdola
la noia e la sua gemella sfinitezza
con l'inganno cerchi allora di sviarle
l'ora sesta coincide con un quarto
di giro planetario intorno al sole
mezza misura di luce all'equatore
inghiottiti per sempre nel passato
un buon motivo per passarla a meditare
l'ora settima è un onore lavorare
per chi è obbligato all'immobilità perenne
e sarebbe libero solo di raccogliere
fame sete ed abbandono
non sei ancora sazio ed un'ottava ora
ti serve per apprezzare l'estasi del riposo
va bene fai qualcosa indaffarati in un impiego
solo non ti scordare che un tempo
noi si era ospiti d' un Paradiso
non ce n'eravamo accorti
così da principi ereditari
siamo divenuti nobili lavoratori.
Marco Sclarandis
Molto bella, naturalmente, la poesia.
DeleteAggiungo una ulteriore citazione:
"La creazione di un orto, di qualunque scala, da un patio urbano fino ad un'ampia area rurale è una mansione affascinante e gratificante. E' un modo per ristabilire un'intima relazione con la natura, con Madre Terra (Già, Tizio), con Gaia, per cui ogni umana psiche è programmata".
Robert Hart (pioniere del forest garden temperato)
Il lavoro come relazione con la natura.
La natura come oasi di equilibrio interiore.
Forse il migliore degli Eden possibili.
Saluti, Angelo
Siamo arrivati all' Arcadia e al sogno di una natura bucolica quando Darwin aveva constatato come la realtà di questa fosse rossa di zanne e d'artigli.
ReplyDeleteMa sì, dopo tutto fuggire nelle dolcezze di un mondo platonico che ha la consistenza ovattata delle nuvole di un meriggio d' estate è un percorso possibile per scansare le asprezze opprimenti dell' esistenza concreta.
Non so come non so perché, ma mi sento in dovere di riportare un alito (puah!) di speranza e di riappacificazione in questo montante dibattito.
ReplyDeleteIpotesi New Eden, ipotesi settanta milioni. Perché non metterle insieme?
Magari il futuro è un Eden fatto e finito per settanta milioni di individui, geneticamente selezionati per avere un tasso di fertilità pari a 1,00 e una ragionevole ritrosia verso mele e rettili.
In un posto del genere, la specie umana potrebbe prosperare felice e rilassata. Potrebbe sprecare petrolio e buttare cartacce senza tema di infestare significativamente il paesaggio. Potrebbero fare tutti il bagno pieni di olio solare e persino far pipì in acqua senza inquinare i litorali. Potrebbero pretendere tutti il SUV quattromila c.c. a benzina e il deodorante con i CFC senza alcun rischio per l'ozono.
E soprattutto avrebbero non una ma ben 35 milioni di Eve a cui dare della meretrice e della suina in caso dovessero rendersi conto che in quattro gatti, evolutivamente parlando, si va assai ben poco in là...
La proposta di Edward Osborne Wilson di lasciare metà della Terra a tutti gli altri esseri viventi e tenere per noi l'altra metà, mi sembra anche troppo generora nei nostri confronti.
ReplyDeleteMa sarebbe secondo me molto più saggia di quella che ogni giorno ci viene fatta con noiosa insistenza da quelli che farneticano di accrescimento, purchè ci tenga lontani dal decrescimento.
Quando fummo stati nel trapassato remoto, quella milionaria settantina, abbiamo fatto di tutto per arrivare ad essere la decina di miliardi che saremo a breve, molto probabilmente.
Quindi, non sarei tanto sicuro che ritornando al punto di partenza
non ci metteremmo di nuovo a rifare la stessa strada e comunque, anche se diversa, che conduce poi alla stessa meta.
Ma quello che ci rende pazzi,credo,pare proprio essere lo spreco di spazio e di tempo dell'Universo.
Ma come, una sfera di quattordici miliardi d'anni luce, praticamente vuota, e per noi una crosta di un tredicesimo di secondo luce quadradato* da condividere e coabitare pure con ragni topi ed altre bestie ?
Ma quel coglione d'Adamo e quella porca di Eva, com'è che si sono fatti fregare da quel tizio che nemmeno si faceva federe in faccia?
Non potevano farsi dare una volta cacciati dall'Eden, una piazzola cosmica di almeno due o tre anni luce di diametro?
(Consiglio la lettura di "Il principio antropico di John Barrow e Frank Tipler" per capire che Padreterno devess'ersi forse perso nei calcoli ed abbia lasciato le cose come sappiamo essere. Magari sta rimediando ma non riusciamo a capire come).
Marco Sclarandis
*La superficie della Terra é di 510 milioni di chilometri quadrati.
Quindi il lato è di circa 22500 chilometri.Che la luce impiega circa un tredicesimo di secondo a percorrere.
Purtroppo la crescita del numero e dei consumi di noi umani non è una conseguenza delle farneticazioni di pochi. È una realtà a cui hanno contribuito intere generazioni e a cui contribuiscono miliardi di individui con la loro voglia di migliorare le proprie condizioni di vita. E anche per questo che il flebile mito della decrescita volontaria, oltre che per l' incapacità dei suoi sostenitori di andare oltre all' enunciazione generica, assai poco probabilmente passerá nei prossimi decenni dall' utopia ad un minimo di concretezza.
ReplyDeleteRiguardo all' universo osservabile, l' unico di cui possiamo stimarne le dimensioni, secondo i fisici dovrebbe ad oggi possedere un raggio di circa 45 miliardi di anni luce dato che a partire dal big-bang si è accresciuto costantemente e pure in maniera accelerata secondo quanto individuato empiricamente dagli astrofisici.
Hai ragione Alberto, sul diametro dell'Universo. Che è ancora maggiore, ma appunto, a maggior ragione c'è da diventare ancora più pazzi.
ReplyDeleteSulle farneticazioni di pochi non sono d'accordo.
Basta ricordarne uno, dalla mascella sempre in posa volitiva, che pensò pure di mettere una tassa sui celibi.
Comunque se la decrescita volontaria non passerà facilmente, quella coatta sta iniziando con ottime prospettive di crescita ed anche esponenziale.
Ma quando si parla di crescita e del suo inverso bisognerebbe parlare al plurale, ché di cose dovrebbero aumentare e diminuire ce ne sono parecchie e molto differenti fra loro.
Ed anche intendersi bene sulle parole.
Molti credono che la sobrietà sia un sinonimo di povertà.
E che il benessere sia direttamente proporzionale alla "roba" materiale
di cui disporre.
Due errori che pagheremo a prezzi d'inflazione da repubblica di Weimar.
Marco Sclarandis
Secondo me non basta ricordarne uno come il nostro Mussolini. La volontà di potenza come la chiamava un poeta tedesco è una costante della storia umana, sostenuta e realizzata non farneticazioni di pochi ma con le attività prolungate nei secoli di popoli interi. Ed anche oggi non si vedono inversioni di tendenza ma solo timidi e spariti tentativi astratti di "altri mondi possibili" in massima parte utopistico.
DeleteLa "sobrietà" o l' "austerità" sono ben diverse dalla povertà. Ma questo per i benestanti come me e te non per i poveri. Prova a spiegarlo ai disoccupati che senza responsabilità hanno subito la decrescita sulla loro pelle. Come pure prova a spiegare alle centinaia di milioni di lavoratori nei Paesi in via di sviluppo che il benessere a cui aspirano e che noi abbiamo già raggiunto si possa raggiungere per loro senza accrescere la roba materiale.
Vedi sicuramente un eccesso d' inflazione è un grave problema macroeconomico ma oggi l'Europa sta combattendo con la bassa inflazione o con la deflazione che sono anch' essi problemi.
Una prospettiva di decrescita mondiale razionale e volontaria è di gigantesca difficoltà cosa che i sostenitori del tema ignorano o fanno finta di ignorare usandolo un po' come il tema del sol dell' avvenire per i comunisti o della nuova etá dell' abbondanza per i sostenitori del mito del progresso tecnico - scientifico.
Alberto,spero che sia chiaro una volta per tutte.
DeletePer me la decrescita non è nè una filosofia o una ideologia.
E' solo un fatto che avviene in modo universale quando un altro fatto ha ormai raggiunto e superato un qualche limite intrinseco.
Che si tratti dello spezzarsi di una fune sotto carico, o della potenza d'un impero, per me non fa una sostanziale differenza.
Naturalmente, è molto più facile predire lo schianto d'una corda,
anche se bagnandola si può aumentarne di poco la resistenza, che
prevedere la fine di un impero.
Semplicemente, si fa per dire, mi sembra che sia inutile spiegare ai "disoccupati che senza responsabilità hanno subito la decrescita sulla loro pelle" quanto la decrescita sia in certe situazioni ineluttabile e che per lavorare di nuovo é necessario fare altre cose, che siano diverse da quelle che ormai anno raggiunto il massimo, l'apice, il culmine, l'apogeo o comunque lo si voglia chiamare.Inutile vista l'opera di stordimento incessante del baraccone mediatico dei fedeli della crescita indeterminata.
Sarebbe possibile per venti miliardi di esseri umani vivere su questa Terra godendo, per modo di dire, di un flusso d'energia e di materia e d'informazione che per ora é a disposizione di meno d'un decimo di tale popolazione?
Certo che sì, ma per quanto ne sappiamo, sarebbe un incendio fatuo.
Se poi é quello che desideriamo, va bene lo stesso.
Anzi, mi pare che in fondo questo desiderio sia molto più intenso e diffuso di quello che vorrebbe farci condurre una vita morigerata,lunga e tranquilla anche se un poco noiosa.
Appunto, siamo in un momento in cui ci stiamo istigando vicendevolmente a procurarci lo sport cruiser, magari elettrico, per portare l'E-Bike elettrica ai piedi della montagna dove faremo l'escursione illusoriamente compatibile con la biosfera.
E siccome lo sport cruiser già di per sè pesa come cento E-bike,
anche se li muoviamo con l'E-FV (Elettricità fotovoltaica) é evidente che avere l'uovo oggi, la frittata domani, e lagallina dopodomani, senza mai pagare il conto al pollaiolo, non é possibile.
Decrescere, decresceremo, ed anche incresciosamente, se in massa, sia proletaria che elitaria, ci rifiutiamo di fare due conti sul retro d'una busta per vedere se quadrano con i nostri innumerevoli desideri, volubili capricci,insane velleità, e le leggi fisiche per ora conosciute.
Marco Sclarandis
Mi pare che ci sia da distinguere nettamente tra decrescita in generale e decrescita volontaria e razionale.
ReplyDeleteSulla prima d' accordo con te che non sia una filosofia ma un fatto o meglio una moltitudine di fatti. La crescita e la decrescita degli esseri viventi sul pianeta fanno parte di un gioco che dura da 3 miliardi di anni.
Ma l' utopia della decrescita felice è tutt' altra cosa è purtroppo al momento è debolissima nei fatti.
Riguardo alla crescita infinita ovviamente questa è impossibile e quindi non avverrà. Solo che ció non implica che nel futuro non ci saranno popoli e Nazioni che non cresceranno ma solo che non sarà possibile per tutti e che la decrescita media potrà avvenire con una crescita di una frazione dell' umanità a scapito del restante.
Come ci avverrà non è prevedibile e diversi scenari sono possibili e purtroppo la scienza che con cosa grande vigore è cresciuta negli ultimi 3 secoli non è in grado di induviduarli in maniera affidabile.