Tu
che butti la lattina dove càpita
rapido
abbandoni la bottiglia
la
custodia il flacone la vaschetta
di
preziosi vergini pòlimeri
di
vetri di metalli non esausti
i
fogli gl'involucri le buste
di
carte cartoni ancora giovani
tu
che getti incurante le tue cicche
di
gomma insalivate e di tabacco
sui
bordi i cigli viari e i marmi
presto
o tardi quello che disperdi
che
alla rinfusa mescoli coi torsoli
le
bucce le ossa i gusci i nòccioli
la
lampadina l'accendino il volantino
fa
delle fosse tristi cimiteri
delle
brezze effluvi teratogeni
latrine
delle salate e dolci acque
alimenta
malefici fuochi infine
da
dove sgorga il tuo impulso
è
studiato insulso o inconsapevole
è
lo stesso che ti porta ad acquistare
gli
strappi le sdruciture ai pantaloni
invece
che lasciare al tempo
all'uso
che te li dia gratuiti
che
ti va muovere quintali di lamiera
al
posto d'un leggero telaio tubolare
così
da viaggiare allegro e sciolto
la
Terra digerisce tutto certo
ogni
intenzione e gesto umano
vomita
la pena dello sciatto vivere
ci
lascia a cucinare il brutto invece.
Marco Sclarandis
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