Fu quando Marinaio disse
Io sono Nubifragio
e tu naufragio non mi potrai toccare
poi insistette sono io Bora
pieno di boria come vela al vento
fu allora che il vascello
in transito fra due Atlanti
il suo quello inaffondabile
divenne notturno fuscello inerme
schianto contro gelido macigno
era un marinaio quello
no era un umano ittico arenato
un sedicente Nettuno obnubilato
un povero imprudente
un impudente direttore
di una orchestra ormai suonata
un invasato credutosi Titano
dobbiamo cambiare musica
da stridii d’acciaio contro ghiacci
a note di un coro ancora inascoltate
che una Santa Cecilia incanterebbe
salpiamo con un nuovo varo
mettiamo una Penelope a star come polena
al timone un Odisseo vedetta una Sirena
Itaca ci attende ancora.
Marco Sclarandis