Quanti dovrebbero andarsene
affinchè ci sia posto per
altri
in questo stipato luogo del
cosmo
Più di quelli che il vasto
deserto
insieme a raduno si
potrebbero mettere
ma tu vuoi sapere qualcosa
che taci
Voglio sapere se sarò fra i
restanti
o fra i festanti contenti d’andare
via da una bolgia d’orrori in crescendo
Potrei dirtelo e di te fare
un dannato
che disprezza la vita e teme
la morte
e solo campa per maledire la sorte
Non dirmelo mi salverebbe
dall’Ade
farebbe di me anima in corpo
di santo
tacermi il destino e diverrò
come un angelo
davvero guardarmi spasimare
in silenzio
è il tuo modo di togliere un
umano dal rogo
o anche Tu sei sotto sotto
impotente
Che ti dica o non dica non fa
differenza
sei tu il sassolino che
inceppa il meccano
stritolante ogni bestia
vivente
o la goccia che spegne la
miccia
infilata in nuova vita
esplosiva
Tu devi decidere e adesso e
non dopo
Tu sei quello cui ho prestato
cent’anni
presi dal cumulo di miliardi
d’eoni
Tu sei l’avido che brama
possesso
che rimugina sul seme sprecato
nemmeno nato da un fiore
tuo offerto
Sei solo e non posso salvarti
So solo che hai una breve
stagione
Consumala tutta fino all’ultima
notte
Il frutto sarà la tua
decisione
Di restare s’una Terra
svuotata
ma piena di struggente
bellezza
O di andartene senza meta e
ragione
Altrove.
Marco Sclarandis