Di Marco Sclarandis
Non pensavo d’incontrarti bruco verde
sul trespolo che m’adorna la cucina
acquattato tra le foglie di miseria
ma le caccole minute sparpagliate
puntuali nere e numerose
potevano mai essere di bufalo miniato
poi i ricami e le trine al vegetale
di certo non erano da mano sarta fatte
alla fine t’ho stanato lungo un margine
mentre spudorato divoravi ed evacuavi
in attesa di prodigiosa metamorfosi
ogni giorno più vitreo ed obeso
mi hai captato e cooptato nel tuo cosmo
frusciante fragile e gommoso
forte solo di fertilità imbattibile
d’entusiasmo s’è colmato il vaso
contenente il tuo pane e companatico
il trespolo smaltato e la cucina
la mansarda per un tempo incalcolabile
il quartiere la città l’intero mondo
l’animo mio è galassia da una settimana
ma solo il grande astrofilo ritroso
sa dove nell’universo siano le sue coordinate
Quel che il bruco chiama la fine del mondo, il maestro chiama farfalla. (Massima Zen)
ReplyDeletePer rimanere il tema "poetico", consiglio a tutti una chiave di lettura apparentemente ottimistica della nostra realtà "catastrofica":
http://www.estropico.org/index.php?option=com_content&view=article&id=187:la-terra-incinta-il-quarto-capitolo-di-la-terra-non-e-malata-e-incinta-di-adriano-autino-&catid=42:estropia--transumanesimo&Itemid=81
Saluti a tutti