di Marco Sclarandis
I licheni acquattati su tettoie d’ondulato asbesto
Sghignazzano sgargianti
Ai muschi quieti aggrappati a muri di cemento
E più in alto sorvolano incuranti
Piccioni passeri e gabbiani
Indecisi fra tralicci e pattumiere
Gli umani cupi mugugnano quotidianamente
Fra un lezzo ed un vezzo frastornati
Protetti da ricolmi armadi e pensili
Tessono prolifici camole ed aracnidi
Aspettando magari
Qualche formica persasi
Dai nostri acquai verso i fornelli
Chi sarà mai di tutti quanti il più malnato
Loro che ignari possiedono la terra
O noi che pur sapendo
Devastiamo anche dell’altrui riparo.
Il più malnato, a mio parere, è proprio colui che, essendo nato umano e non licheno, pur tuttavia vegeta come se lo fosse, senza però possedere l'innocenza e la modestia dei compari vegetali e neppure la vivacità e l'ingegno dei compari umani. Non si può far d'ogni erba un fascio, anche se la soverchiante sovrabbondanza di licheni-umani farebbe venir una gran voglia di farlo. Il buon Dio, il fato o il vuoto caso, che dir si voglia, ha però concesso al licheno-umano (al pari di qualsiasi altro suo compare) la meravigliosa opportunità di cambiare. Il presente è ferite, ricco e non porta rancore! Per quanto si sia sbagliato e peccato in passato v'è sempre possibilità di far bene (se non meglio) nel paziente presente. Poichè tutti viviamo sempre e solo lì, abbiamo una vita piena d'occasioni d'oro. Licheno o meno, il presente è un dono generosamente offerto a tutti da sua maestà l'Universo. Che peccato rifiutarlo!
ReplyDeleteBuon futuro a tutti