Oriana Fallaci cercò di fare una "Intervista con la Storia" nel 1976, durante un particolare periodo della Storia stessa. Qualcuno sostenne che lei riuscì a dire “la Verità al Potere" di quel particolare periodo. Tuttavia la sua intervista, sebbene pubblicizzata, non riuscì a far cambiare nulla.
Fernand Braudel, uno dei più grandi storici contemporanei, conosciuto come il “Principe” della École des Annales, superò il metodo storiografico tradizionale della Sorbonne e enfatizzò il ruolo ampio dei fattori socioeconomici nel fare e nello scrivere la Storia, esercitando una enorme influenza internazionale nel campo.
Ebbene Braudel spiegò che la Storia della Civiltà è categorizzabile in tre tipologie:
1. La storia degli eventi;
2. La storia dei periodi;
3. La storia di lunga durata.
1. La storia degli eventi;
2. La storia dei periodi;
3. La storia di lunga durata.
Tralasciando la storia degli eventi, ovvero il giornalismo, e la storia dei periodi, come appunto quello della seconda metà del XX secolo intervistato da Oriana Fallaci, si ponga attenzione alla storia di lunga durata e si torni indietro fino alla pace di Vestfalia del 1648.
Il mondo europeo di quei tempi era appena uscito da un interminabile Guerra dei Trent'Anni. La risposta per la fine di quella guerra per le Potenze europee fu quella di stabilire la nozione di Stato Sovrano, pensando che questo avrebbe potuto prevenire in futuro simili guerre. Altri principi sono stati successivamente sanciti in vari modi, per lo più in default, nel corso degli ultimi 350 anni, e sono le Relazioni internazionali sulla base della Realpolitik, grazie a pensatori come Machiavelli, Metternich, Bismarck e molti altri.
Oggi si sono centonovantasei Stati Sovrani che non sono affatto in grado di affrontare efficacemente le principali sfide che si dovranno affrontare collettivamente come Umanità. Tali sfide sono:
1. La continua minaccia di una guerra nucleare;
2. La reale minaccia del cambiamento climatico, catastrofica e irreversibile;
3. La degradazione irreversibile e continua dell'Ambiente della Terra e la sua biosfera, per aver ignorato gli evidenti limiti dello sviluppo che esistono in un numero finito in un Pianeta finito.
1. La continua minaccia di una guerra nucleare;
2. La reale minaccia del cambiamento climatico, catastrofica e irreversibile;
3. La degradazione irreversibile e continua dell'Ambiente della Terra e la sua biosfera, per aver ignorato gli evidenti limiti dello sviluppo che esistono in un numero finito in un Pianeta finito.
Queste sfide, se non risolte, rischiano di portare all'estinzione dell’Umanità.
Come avrebbe potuto l'Umanità essere presente al suo appuntamento con la Storia, e cosa avrebbe dovuto essere fatto tra il 1648 e adesso, con un forte e urgente senso di priorità, fin subito dopo la seconda guerra mondiale?
Due azioni “ovvie”, che sembrano ora mancare alla politica mondiale e alle relazioni e decisioni internazionali, azioni collettive che avrebbero potuto essere sviluppate (ma non è successo) durante la precedente storia di lunga durata, sommatoria di sequenze di storia dei periodi.
La prima azione avrebbe dovuto essere costruire una Governance Globale efficace. Il significato di una Governance Globale efficace è che sia inclusiva, legittimata e efficiente, con il giusto tipo di Architettura per fornire le appropriate variabili chiave. L'attuale composizione delle “Nazioni disunite del mondo” non è, e non rappresenta, tale tipo di Governance Globale efficace.
Ciò che avrebbe dovuto essere sviluppato nel corso degli ultimi 350 anni, doveva chiamarsi “Popoli Uniti del Mondo” e doveva essere caratterizzato da un "Buon Governo mondiale”, con una adeguata “Buona Architettura”, sia in senso politico e sia in senso psicologico.
Il Buon Governo mondiale avrebbe richiesto una corretta combinazione e sintesi di quello che sono ora chiamati “settore globale governativo o pubblico”, “settore globale della società civile” e “settore privato globale”, in modo che il conseguente “Settore Globale Collettivo” avrebbe potuto agire in modo concertato per risolvere i problemi dei "Beni Comuni Globali", in modo efficace e sostenibile.
La Buona Architettura richiederebbe lo sviluppo nel tempo di quello che oggi è genericamente chiamata “Identità Cosmopolita”. Ciò significa che i 7,1 miliardi di esseri umani che ormai popolano la terra ( e che sarebbero stati in numero certamente inferiore se il Buon Governo e la Buona Architettura fossero stati raggiunti in tempo e se l'Umanità si fosse presentata in tempo al suo appuntamento con la Storia ) dovrebbero avere, al di sopra di tutti gli altri elementi di identità locali e nazionali, un'identità personale saldamente cosmopolita e globale.
Le attuali identità sono invece basate su altre “variabili” che purtroppo tendono a rendere impossibile l'esecuzione della governance globale necessaria per affrontare le questioni e i problemi comuni globali e anche cogliere le opportunità comuni globali.
Le altre variabili sono quelle che vediamo operare da tempo e che dividono i “Popoli del mondo” cioè la nazionalità, le etnie, le tribù, le razze, le religioni, le sette, le ideologie politiche e economiche e le differenze politiche e socio- economiche – culturali, solo per citare alcuni dei principali "elementi di identità".
Negli ultimi 350 anni alcune di queste differenze attualmente esistenti avrebbero potuto essere conservate, altre cancellate e altre avrebbero potuto essere modificate o trasformate o riqualificate o combinate o fuse. Tutte avrebbero dovuto essere subordinate a una singola identità cosmopolita globale come “esseri umani”. Gli esseri umani, che peraltro sarebbe opportuno riconoscere come una sola specie, vivono sulla Terra e per sopravvivere hanno bisogno di vivere in armonia con tutte le altre specie viventi che si sono evolute insieme negli ultimi 3,5 miliardi anni, circa.
Ma l’Umanità ha perso questo appuntamento con la Storia. Di conseguenza non ha una governance globale efficace e legittimata da un'identità cosmopolita comune.
L’Umanità rimane irrimediabilmente divisa politicamente, economicamente, socialmente, culturalmente, istituzionalmente, psicologicamente e intellettualmente.
Sono stati costruiti molti meccanismi e Istituzioni per cercare di far fronte a tali “divisioni” ma nessuno di questi è stato finora in grado di affrontare il duro compito che spetta all'Umanità.
Ci sono, per esempio, le Nazioni Unite, sono stati stabiliti processi e meccanismi di tutti i tipi “intergovernativi” e per tutti i tipi di scopi (come la COP , il tavolo internazionale sul clima, che è solo uno di questi), sono stati firmati e sottoscritti Trattati internazionali, create Istituzioni economiche internazionali (come la Banca Mondiale, il FMI, l'OMC e diverse altre Banche di sviluppo regionale, e molto altro). Poi ci sono gli attuali centonovantasei Stati Sovrani e le loro istituzioni statali e globali, la società civile nazionale e quella locale, molto diversificata e un settore privato, locale, nazionale e globale altrettanto diversificato.
Quello che manca terribilmente, tuttavia, è il Buon Governo mondiale e una Identità psicologica cosmopolita comune. Queste due cose avrebbero potuto rafforzarsi reciprocamente in modo significativo, se almeno una delle due fosse esistita, o avesse iniziato a emergere sul serio.
Personalmente penso che, come risultato dell’aver perso il nostro appuntamento con la Storia, non saremo in grado di risolvere il problema del cambiamento climatico e non saremo in grado di risolvere i numerosi limiti ai problemi di crescita che abbiamo di fronte come società umana collettiva.
Cosa accadrà all'Umanità e alla biosfera del pianeta Terra?
Io di certo non lo so e non credo che nessun altro lo possa sapere. Ma una cosa è certa, saremmo stati più pronti a affrontare queste sfide se ci fossimo presentati in tempo al nostro appuntamento con la Storia.
Max Iacono (trad. Daniela Green)