Per un’ora di noi rideranno le formiche
dietro di loro accompagnate da cori di cicale
non tra un millennio piuttosto in questo secolo
non so in quale data ricorrenza lo faranno
può essere già accaduto e noi ignorarlo
da molti alveoli esagonali ronzano sorrisi
da quei visi rivolti verso quei cubicoli squadratifatti di plastica d’acciaio di cemento
invadenti più degli autunnali funghi
illuminati contro ogni necessario buio
per noi quegli occhi sfaccettati alieni
ci guardano ma non sanno non comprendonohanno espressioni smorfie indecibrabili
capocce troppo piccole per idee grandiose
stagioni insufficenti per maestose imprese
eppure perché non potrebbe essere
che anche una sola volta per un’ora solaquesti esapodi non siano esauditi con prodigio
ci vedano come noi vediamo loro
e il resto che ne viene in conseguenza
chissà se allora disponendo di giornata intera
non comincerebbero ad organizzarsiquanta distanza attraverso labirinti
dovrebbero coprire per raggiungerci
quanta confusione dominare per riuscirci
vedo adesso io l’ape stolidamente laboriosa
tuffata in mezzo e petali e pistilli del limonedi me sorrido un poco conoscendomi
se dovessi darle un’anima o negargliela
resterei indeciso come calabrone
se morsicare pesca acerba od uva non matura
ecco di quel sorriso credo di sapere
quando accadrà di noi diranno
così astuti così giganti e forti
ma le vostre ali sono solo pròtesi.
Marco Sclarandis
No comments:
Post a Comment