Di Marco Sclarandis
Che cosa ne sa la massaia di Voghera
di percorsi hamiltoniani
di leggi invarianti con la scala
emergenti ovunque elementi siano in rete
ignora il bracciante di Pachino
in quali labirinti d’equazioni
bisogna orizzontarsi senza
un visibile d’Arianna filo
per capire il segreto muoversi dei fluidi
pensa in quel d’Abbiategrasso
l’assessore comunale in pausa pranzo
che forse è la funzione zeta
a gemellare numeri primi e atomi
a Lucera a Nichelino o sul Gran Sasso
potrebbero celarsi menti matematiche
distratte indaffarate a fare sughi
cogliere ortaggi e censire insegne commerciali
perché non invitarle a fare calcoli
e spiegarci quanto si voli in alto
sopra tinelli orti e bui vicoli
sorretti solo da algoritmi
lambiti da evanescenti proporzioni
e da lì quel quotidiano basso
diventi inesprimibile a parole
Wednesday, December 5, 2012
Tuesday, December 4, 2012
I Battellieri del Volga
Se avete cinque minuti, considerate l'idea di farvi prendere dal fascino di questo splendido video assemblato da BasileMarie. E' la canzone dei battellieri del Volga con sullo sfondo un quadro famoso di Ilya Repin del 1873. Il montaggio indugia sui dettagli di questo quadro incredibile che in una sola immagine riesce a raccontare una serie di storie senza fine. Senza fine, come il lavoro dei Burlaki, quelli che tiravano le chiatte sul Volga.
Pensateci: per tutto il secolo diciannovesimo, il secolo del carbone, il commercio è stato basato sulle vie d'acqua. Tutto si portava in quel modo, compreso il carbone, che non si poteva trasportare in nessun altro modo. E tutti noi hanno degli antenati che hanno tirato delle barche stracariche lungo qualche fiume; il Volga, l'Arno, o qualche altro.
Tirare perché qualcuno doveva tirare, tirare perché costava meno che far tirare un mulo, tirare perché dovevi mangiare, tirare perché non potevi farne a meno; tirare fino a non poterne più, fino a scoppiare, fino a cadere esausti, fino a morire di fatica.
E' strano pensare che da questo destino ci ha liberato il petrolio. Ma solo per un po' e lo stiamo pagando molto caro.... troppo. E il conto vero deve ancora arrivare.
Sunday, December 2, 2012
Bufalo miniato
Di Marco Sclarandis
Non pensavo d’incontrarti bruco verde
sul trespolo che m’adorna la cucina
acquattato tra le foglie di miseria
ma le caccole minute sparpagliate
puntuali nere e numerose
potevano mai essere di bufalo miniato
poi i ricami e le trine al vegetale
di certo non erano da mano sarta fatte
alla fine t’ho stanato lungo un margine
mentre spudorato divoravi ed evacuavi
in attesa di prodigiosa metamorfosi
ogni giorno più vitreo ed obeso
mi hai captato e cooptato nel tuo cosmo
frusciante fragile e gommoso
forte solo di fertilità imbattibile
d’entusiasmo s’è colmato il vaso
contenente il tuo pane e companatico
il trespolo smaltato e la cucina
la mansarda per un tempo incalcolabile
il quartiere la città l’intero mondo
l’animo mio è galassia da una settimana
ma solo il grande astrofilo ritroso
sa dove nell’universo siano le sue coordinate
Non pensavo d’incontrarti bruco verde
sul trespolo che m’adorna la cucina
acquattato tra le foglie di miseria
ma le caccole minute sparpagliate
puntuali nere e numerose
potevano mai essere di bufalo miniato
poi i ricami e le trine al vegetale
di certo non erano da mano sarta fatte
alla fine t’ho stanato lungo un margine
mentre spudorato divoravi ed evacuavi
in attesa di prodigiosa metamorfosi
ogni giorno più vitreo ed obeso
mi hai captato e cooptato nel tuo cosmo
frusciante fragile e gommoso
forte solo di fertilità imbattibile
d’entusiasmo s’è colmato il vaso
contenente il tuo pane e companatico
il trespolo smaltato e la cucina
la mansarda per un tempo incalcolabile
il quartiere la città l’intero mondo
l’animo mio è galassia da una settimana
ma solo il grande astrofilo ritroso
sa dove nell’universo siano le sue coordinate
Friday, November 30, 2012
Strabiliante antenna dell'iperspazio
h/t Barney - da http://raggioindaco.wordpress.com/2012/09/13/giuliana-conforto-su-meheran-keshe-finalmente-sfatato-il-tabu-della-gravita/
Il 12 luglio 2012 è uscita la notizia di eccezionali tecnologie in grado di modificare la gravità e di consentire viaggi tra un continente e l’altro in pochi minuti. L’ingegnere nucleare iraniano Mehran Keshe ha progettato dei reattori al plasma capaci di generare i propri campi, magnetico e gravitazionale, e contrastare così quelli della Terra.
Non conosco la tecnologia, ma riconosco i suoi fondamenti teorici e sono felice che sfati il tabù della gravità, il “mistero” che la scienza ortodossa spaccia per risolto e che, invece, non lo è affatto.
In un video l’ingegnere nucleare, Mehran Keshe, mostra i principi base della sua tecnologia, indicando l’esistenza al centro della Terra di un wormhole – un buco nero – e proponendo una concezione della materia simile a quella che io considero in sintonia con il Modello Standard. Nel mio libro Il Parto della Vergine, suggerisco che il “buco” al centro della Terra coincide con quello che i geofisici chiamano “inner inner core” – una sfera di 300 km di raggio – al centro del Core Cristallino.
Non solo: dico anche che questo buco nero è il SOL INVICTUS legato al culto di Mitra, iniziato nell’antica Persia (Iran) e propagatosi a Roma antica. I tasselli della storia ritornano con le tesi ermetiche che ripropongo: il buco nero al centro della Terra è in istantaneo contatto con quel buco bianco che è il sole in cielo. È una rivoluzione astronomica e antropica, proposta da millenni e cancellata sia dalle religioni che dalle scienze.
Le tesi ermetiche non sono effetti del metodo scientifico, ma prove di un’abilità naturale del cervello umano che è una strabiliante antenna dell’iperspazio. Nei miei seminari io e anche tanti altri abbiamo “visto” che il sole in cielo non è affatto la palla di gas, dipinta dai modelli astrofisici. Nel nucleo del sole, non ci sono milioni di gradi né la tanto decantata fusione calda. La tecnologia gravitazionale di Keshe ha di sicuro qualcosa di vero e non è affatto una bufala.
Mi chiedo quali governi invieranno i loro rappresentanti agli appuntamenti di settembre 2012 fissati dalle Keshe Foundation. Come potranno trovare gli “esperti” in grado di comprenderla? Potrebbe cambiare le sorti del mondo, ma rischia di arenarsi nel solito gioco del potere.
Wednesday, November 28, 2012
Diario doloroso di un assimilato
Di Pietro Cambi - via "Blog Condiviso"
Diario doloroso di un assimilato:
Oggi ho appena scoperto che non basta essere assimilati, per scamparla.
Sono andato a rivedermi l’origine del famoso ( ehm almeno tra noi gente bislacca) principio di Peter: In una data gerarchia ogni membro tende a raggiungere il proprio livello di incompetenza.
Come FORSE sapete, questo primo e famoso principio si accompagna a tre un poco meno famosi, ma strettamente connessi:
1) In una data gerarchia ogni singola posizione tende ad essere occupata da un individuo inadeguato al lavoro che deve svolgere;
2) Con il tempo ogni posizione lavorativa tende ad essere occupata da un impiegato incompetente per i compiti che deve svolgere;
3) In una data gerarchia il lavoro tende ad essere svolto prevalentemente da coloro che non hanno ancora raggiunto il propro livello di incompetenza.
Ho sempre pensato che questo sia in realtà un BEST case, perchè postula, ad esempio, l’esistenza di un sistema meritocratico.
Mediamente parlando le cose vanno peggio di cosi.
Ma c'è qualcosa di piu’ interessante: poichè ovviamente i compiti o almeno le competenze necessarie per svolgerli decentemente sono sempre piu’ complessi, via via che si sale i gradini, anche nel migliore dei casi, IN UNA GERACHIA I POSTI DI VERTICE SONO STATISTICAMENTE COPERTI DA INDIVIDUI INCOMPETENTI.
Che questo sia sostanzialmente vero, l’abbiamo sotto gli occhi tutti, almeno di chi li tiene aperti.
Ma c’è di più: Il sistema NEL SUO COMPLESSO è destinato al collasso.
Infatti il quarto e meno noto principio di Peter recita:
«Ogni cosa che funziona per un particolare compito verrà utilizzata per compiti sempre più difficili, fino a che si romperà.»
Notate che è un principio più generale che COMPRENDE gli altri tre.
Soprattutto notate come si lega a quel che ha scritto Tainter sui sistemi complessi o comunque ai casi NOTI di collasso di sistemi complessi.
Le cose stanno proprio cosi. Ad ogni livello del sistema, QUALUNQUE sia il sistema preso in considerazione, umano o naturale, ad ogni livello COMPLESSO formato da sistemi di sistemi ed ovviamente anche al livello massimo, al sistema dei sistemi dei sistemi chiamato Terra.
Stiamo adoperando la nostra società per compiti sempre più difficili e non funziona più. In più chi è ai vertici non è in grado di gestire la cosa, essendo incompetente.
Stiamo adoperando IL NOSTRO PIANETA allo stesso modo.
Come si può scappare dal collasso?
O con la decrescita ( fare cose piu’ semplici, in minori quantità).
O con la sostituzione dei vertici ( mettere persone più brave che non hanno ancora raggiunto il loro livello di incompetenza).
O con tutti e due.
Abbiamo poco tempo, direi la terza che ho detto.
Ma, per la legge di Peter, questa evenienza è estremamente remota.
Colui che arriverà a poter decidere cosa fare, NON SAPRA’ FARLO.
Se ci pensate, diecimila anni di civiltà ci danno proprio questa risposta: i casi di competenti al comando è cosi rara che questi pochi sono GLI UNICI che fanno avanzare le cose.
Per davvero: quelli di Peter sono dei postulati .
Come quelli euclidei.
Thursday, November 22, 2012
Edenico serraglio
Di Marco Sclarandis
A noi bastava di essere sicuri
che al polo delle aurore e aisberghi
vagassero quei bestioni solitari
dal derma bruno e la pellicia candida
sempre di pinnipedi affamati
e di lunghi letarghi ingordi
per noi ingenui era sufficiente
che nei profondi flutti banchi
d’affusolati esseri guizzassero
per scansare enormi fauci e piluccare
eterei crostacei e diatomee
ci accontentavamo di sapere
che nelle impenetrabili foreste
grovigli di fogliame e liane
albergassero chimere mai ritratte
oltre che feroci fiere maculate
e ronzanti esapodi e millipodi
ora questo edenico serraglio
sta svaporando come fragranza al vento
arrugginendo come ferro in sale
in compenso ma non risarcimento
saremo colmi di pixel impilati
di cataste di file numeriche ordinate
e animeremo le ore desolate
di noi civili urbanizzati
palpando vitree fototavolette
tutti insieme da nostalgia irretiti
orfani intristiti di favole di un Esopo
che sapevano essere quotidiana vita
A noi bastava di essere sicuri
che al polo delle aurore e aisberghi
vagassero quei bestioni solitari
dal derma bruno e la pellicia candida
sempre di pinnipedi affamati
e di lunghi letarghi ingordi
per noi ingenui era sufficiente
che nei profondi flutti banchi
d’affusolati esseri guizzassero
per scansare enormi fauci e piluccare
eterei crostacei e diatomee
ci accontentavamo di sapere
che nelle impenetrabili foreste
grovigli di fogliame e liane
albergassero chimere mai ritratte
oltre che feroci fiere maculate
e ronzanti esapodi e millipodi
ora questo edenico serraglio
sta svaporando come fragranza al vento
arrugginendo come ferro in sale
in compenso ma non risarcimento
saremo colmi di pixel impilati
di cataste di file numeriche ordinate
e animeremo le ore desolate
di noi civili urbanizzati
palpando vitree fototavolette
tutti insieme da nostalgia irretiti
orfani intristiti di favole di un Esopo
che sapevano essere quotidiana vita
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