Avete letto bene: Ustica missili e tavole.
Non ostriche, Messico e nuvole.
....continua spiegando che ci sono cose che stanno «sopra il tavolo» e altre che stanno «sotto il tavolo», e conclude: «Non è che quello che c’è sotto il tavolo tu lo devi spiegare tutti i giorni. Ci sono delle cose che non possono e non devono avere delle risposte».
Questa frase, tratta da un articolo comparso oggi su LA STAMPA a proposito di Ustica e presente in un filmato che potete vedere su You Tube è un perfetto aforisma multiuso.In fondo trovate il link.
Ancora più versatile di un coltellino svizzero.
Al posto dei puntini ci dovrebbe essere un nome e cognome, ma per carità di Patria e perchè "accà nisciun è fess"
mettiamo solo un indizio che chi non ha perso la memoria può adoperare per trovare l'identità del personaggio.
L'"Unto" delle discoteche, dei roboanti anni ottanta ovviamente.
Da non confondersi con un altro ben più celebre "Unto" che però frequenta tutt'ora e più che mai obsoleti tubi catodici e più contemporaneee fototavolette LCD TFT
«Ci sono cose che stanno «sopra il tavolo» e altre che stanno «sotto il tavolo»........................
Ora trasferiamo l'aforisma nell'ambito delle faccende ambientali.
A scelta.
Da Taranto a Malagrotta, da Bussi sul Tirino a Bhopal all'Alberta, che non è una squinzia, cioè una teenager, cioè una ragazza, bensì un territorio canadese dove sventuratamente si trovano milioni di tonnellate di sabbie bituminose.
«Ci sono cose che stanno «sopra il tavolo» e altre che stanno «sotto il tavolo», e conclude:
(Mi sovviene una celeberrima frase Scespiriana "Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia, Orazio").
«Non è che quello che c’è sotto il tavolo tu lo devi spiegare tutti i giorni. Ci sono delle cose che non possono e non devono avere delle risposte»
Te lo spiega poi un pittoresco carcinoma al fegato o un mesotelioma al polmone, ma con una calma della durata di anni, per non allarmarti inutilmente.
Più penso al soprannome che diede Martin Rees a questo secolo e a quello che diede Eric J. Hobsbawm a quello passato, più mi stupisco che i Maya non abbiano specificato che di "GIORNO DEL GIUDIZIO" si doveva intendere e non solo fine di un grandioso ciclo temporale.
Secolo breve, quello passato, secolo finale questo che sta nelle nostre mani come sabbia stretta in collo di clessidra.
Vado a dare un'occhiata sotto il tavolo.
Ciao!
Marco Sclarandis
Per i più curiosi:
http://www.lastampa.it/2013/01/29/cultura/opinioni/editoriali/giustizia-a-tentoni-Idy271NryAYow5pPUfdwTP/pagina.html