Tuesday, December 30, 2014

11.000.000.000.?

Io sto preparandomi ad accettare l'era della Grande Scelta Coatta.
Anche questa come una matrioska conterrà tante piccole scelte, più o meno obbligate.

Quand'anche s'aggiungessero altri tre o quattro miliardi di abitanti nei prossimi trent'anni, non vedo come potrebbero diventare delle persone, dato che già ora molte persone stanno rinunciando alla loro individualità per scendere nelle bolgie dove ci si trasforma unicamente in ottusi consumatori.
Una mucca al pascolo sembra un fine critico d'arte al confronto di uno qualunque di questi.
 

Può essere che il penultimo destino di Homo Sapiens sapiens fosse quello che ormai stiamo vivendo in massa, e che dopo questa generazione ne arrivino altre che riescano finalmente a liberarsi dell'ossessione per la crescita indiscriminata ed è questa immaginazione trascendente che mi sostiene.

Già mille anni fa c'era chi si chiedeva quanti angeli potessero ballare su di una capoccia di spillo, ma da sempre la Terra è sempre stata troppo piccola per un essere cacciato via da un fantastico giardino delle delizie.

Figuriamoci adesso che sappiamo come stanno un pò le cose in questo Universo.
C'è da essere furiosi, sebbene se lo avessimo dovuto creare noi stessi, non avremmo fatto di meglio.
 

Ad ogni modo, siccome deriviamo tutti da una funzione esponenziale che raggiunta la maturità ha acquisito la saggezza di trasformarsi in una curva disposta al ritorno allo zero, la speranza che si abbiano di nuovo giorni di gloria non è affatto vana.
Marco Sclarandis

Thursday, December 25, 2014

Buon san Fatale

Quando abbiamo preparato tutto per il meglio 
e predisposto tutto per evitare il peggio, che cos'altro possiamo fare ?
Possiamo sperare che ciò che avverrà avvenga secondo il nostro desiderio.

E, cosa che assomiglia all'arte dell'agricoltura, coltivare un sano fatalismo.

Non possiamo controllare tutto come nemmeno è vero che nulla è sotto il nostro controllo.
La Vita sta in bilico fra questi due estremi e più passano i milioni di millenni, più questa enigmatica verità rifulge come un fuoco di nomadi acceso nel deserto.

Ma, capire e quindi accettare ed in seguito mettere in pratica un sano fatalismo è un'arte difficile.
Il dubbio di  aver frainteso o ignorato gli indizi che l'Esistenza ci fornisce con bizzarra regolarità, per condurci fino al termine dei nostri giorni è sempre in agguato, come la tarma rifugiatasi nel comodino, pronta a rosicchiare il cardigan di cachemire giusto quando rimuoviamo la naftalina dall'armadio.

Ecco perchè elevo un pensiero a San Fatale, protettore di tutti i sani fatalisti.

Che da sempre ci hanno salvato dagli idealisti che, con la buona intenzione di riportare il Paradiso sulla Terra, hanno finito per installarvi per lunghi periodi degli inferni quasi perfetti.

Marco Sclarandis  



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Friday, December 19, 2014

Se vuoi che io veleggi




Quel tappo di sughero fasullo
tanto bello al tatto ed anche
per lo sguardo apposta fatto
a sé stesso abbandonato
quindi preda del risucchio
d’un qualunque scroscio d’acqua
in salsi flutti poi approdato
mi ha ingannato a pranzo
tu chè l’hai gettato
come ciliegio spande nòccioli
come fa pappo delicato di taràssaco
sappi che hai sbagliato
letali sono molti dei tuoi frutti
proprio per uno come me
che vive di pilucchi fra le onde
se ci tieni a vedermi veleggiare
libero come pure tu vorresti essere
riponi i tuoi pericolosi manufatti
chè basta un cestino od una tasca
un cassetto un cassonetto
e così tutti conviviamo in pace.

Marco Sclarandis

Thursday, December 18, 2014

Scala Mercalli - Climamoto



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Negli ultimi trent’anni ci siamo abituati, noi comuni mortali, a considerare l’entità dei terremoti con una unità di misura, la “Scala Richter”, fondata su delle misure dell’energia scatenata dal sisma ossservato.Abbiamo abbandonato la “Scala Mercalli”, che aveva una sua indubbia validità,ma era fondata su una valutazione più che altro soggettiva degli effetti e dei danni sismici.
Dal 28 febbraio e fino al 4 Aprile, “Scala Mercalli” tornerà alla ribalta,ma in un modo diverso.

“Scala Mercalli” sarà infatti un programma in sei puntate, su RAI 3, che si occuperà di un brusco movimento, non della crosta terrestre, ma di quella membrana eterea che ci avvolge da migliaia di anni  e ci dà un clima al quale siamo abituati.Il clima della Terra si è sempre evoluto, e anche di molto, ma noi, proprio noi esseri umani siamo riusciti, quasi senza accorgercene, a farlo evolvere così rapidamente e verso una direzione, che possiamo ormai dire di avere scatenato un “climamoto”.

“Scala Mercalli” cercherà di raccontare nel modo migliore come questo “climamoto” stia agendo sulle nostre vite, e come allo stesso tempo possiamo ripararci dalle scosse peggiori.“Scala Mercalli” cerchèrà di dimostrare quanto sia oggettivo il cambiamento climatico in atto, e quanto sia ancora soggettiva la reazione ad esso, da parte della maggioranza della popolazione planetaria.

E’il cambiamento climatico la vera matrioska che ingloba in sé tutti gli altri cambiamenti.
Demografici, economici, finanziari, politici, etici e sociali.

E’ sempre stato così, ma questa volta possiamo esserne proprio certi.
E certi che nella manovra ci abbiamo letteralmente messo il nostro fiato.

“Scala Mercalli” si rivolge a tutti, perché siamo stati tutti, chi più, chi meno,chi sapendo, chi ignorando, chi  credendoci o non credendoci, a fare delle quattro stagioni sui cinque continenti, anzi sei considerando gli oceani, un clima che i nostri discendenti potranno definire a ragione,
da “fine di un mondo”.

Dal 28 Febbraio al 4 aprile 2015, tutti i sabati, in prima serata su RAI
3, Scala Mercalli:

due ore di documentari, approfondimenti, interviste sul clima e l'ambiente e i cambiamenti della nostra società, sotto la guida di Luca Mercalli.

Marco Sclarandis


Tuesday, December 2, 2014

Mille e non più mille




Tutto il petrolio finora estratto e quello 
ancora estraibile equivale al volume 
di 7 laghi di Garda












Credit: http://www.gardaportal.it/img/mappa-localita.jpg

 Nell'arco di trent'anni tutto il petrolio che vale la pena d'estrarre per il suo contenuto d'energia 
potrebbe venire estratto.


Quello estraibile impiegando un quinto o di più, dell'energia che esso stesso contiene, 
sicuramente verrà lasciato al riposo eterno, perchè ormai qualsiasi genere d'energia rinnovabile
ha un rendimento (EROEI) maggiore.


Ma il petrolio è una materia prima difficilmente sostituibile ed è per questo motivo 
che si cercherà d'estrarlo fino all'ultima goccia.
In ogni caso la "fetida ambrosia oleosa" ha ormai dato il meglio che poteva dare, 
anche se ora ci rendiamo conto che siamo riusciti in cent'anni a spremerne del peggio, e in quantità,
è il caso di dirlo, industriali.


Sopravviveremo all'estinzione del petrolio?


Certamente, visto che ne abbiamo fatto a meno per decine e decine di migliaia di anni.
Se non altro, grazie anche a esso abbiamo imparato come viverne senza, sostituendolo.
La difficoltà, per usare un eufemismo, sta nell'abituarsi alla fine di questa cuccagna 
che ormai vediamo essere stata anche abbastanza maligna.
Se ci comporteremo come una ressa di scorpioni dentro una damigiana, 

lasceremo solo un po' d'ossa, 
molti rifiuti e un enigma agli archeologi, se mai ce ne saranno ancora.
Se invece saremo capaci finalmente di maturare, invece che di crescere senza freni e discernimento, 
allora possiamo fin d'ora immaginare i nostri discendenti appassionarsi alla nostra storia  
e anche a sorridere dei nostri tragicomici errori.

Marco Sclarandis



Tuesday, November 4, 2014

Implacabili spiriti aerei


Davvero fu stivato per noi 
quell’antico fulgore stellare 
come litica spugna imbevuta 
di balsamo riservato a monarca 
come scuro pane incendiario 
cibo destinato a pranzi d’eroi 
miliardi di salme e carcasse 
vissero solo per finire in oblio 
o mutate in ambrosia olezzosa 
in pietra che s’infuoca con l’aria 
in fiato che arde ma soffoca
sono risorte e insignite d’un nome 
siamo noi proprio quegli angeli 
che vi hanno spremuto ed estratto 
dalle tombe profonde di Gea 
per mutarvi in osanna a un Divino 
ora siete volo di ruggenti turbine 
torri alte dal deserto alle nubi 
velodromi per schianti di adroni 
cisterne per metalli pesanti in fusione 
siete anche orde d’umani sfrenati 
furenti per il conoscere limiti 
in un Cosmo che nasconde infiniti 
Voi tutti combustibili fossili 
vi abbiamo liberati nel vento 
perché ora ci ripagate dicendo 
siete solo schiocchi avidi esseri 
eravamo démoni morti e sepolti 
ora siamo implacabili spiriti aérei 
vi occorrerà molta più diabolica astuzia 
per sopravvivere sotto il nostro dominio.

Marco Sclarandis








Friday, October 31, 2014

Chè presto la bisca perisca.


Una persona amica mi dice,

"Le Cassandre economiche ormai pullulano, ben più di quelle relative alla deplezione delle risorse. Spero solo si sbaglino."
Riferendosi a questo articolo:

http://notiziariodellenews.blogspot.it/2014/09/a-quando-il-nuovo-collasso-del-sistema.html

(Un breve estratto che ne riassume la tragicomica sostanza:

Micheal  Snyder su The Economic Colapse Blog non ha dubbi e per rispondere compie un'interessante analisi sul mondo dei derivati negli Stati Uniti: gli istituti "troppo grandi per fallire" nel paese oggi hanno singolarmente oltre 40 trilioni di dollari di esposizione ai derivati​.

Con un debito nazionale di circa 17.700 miliardi di dollari, 40 trilioni di dollari è una cifra quasi inimmaginabile. E, prosegue l'analista, a differenza di azioni e obbligazioni, i derivati ​​non rappresentano "investimenti" in nulla: sono solo scommesse di carta su ciò che accadrà in futuro. Praticamente una forma di gioco d'azzardo legalizzato e le banche "troppo grandi per fallire" hanno trasformato Wall Street nel maggiore casinò nella storia del pianeta. Quando questa nuova ​​bolla scoppierà (e scoppierà sicuramente), il dolore che causerà per l'economia globale sarà maggiore di quanto le parole possono descrivere.)

Ecco allora la sua, secondo me, malriposta speranza:

"Le Cassandre economiche ormai pullulano, ben più di quelle relative alla deplezione delle risorse. Spero solo si sbaglino."

Io invece spero che presto che la bisca subisca il destino riservato a tutte le cose mortali.

Se si spera che questo ciclopico gioco d'azzardo prosegua ancora per anni, allora bisogna anche ammettere che si accettano le peggiori conseguenze che posteri e discendenti ne subiranno inevitabilmente.

Non credo nemmeno poi che questo gioco diverta tutti i biscazzieri.
Semplicemente si gioca per il terrore di non saper più cosa fare una volta che si debba uscire all'aria aperta.

La faccenda dell'Euro è esemplare.Per il bluff intrinseco alla sua creazione.
Alcuni avevano delle buone intenzioni, ma altri le avevo ottime, ma criminali.
E quindi hanno architettato una moneta unica, ma unica nel suo genere, per rendere centinaia di milioni di persone dei docili ma non troppo abbruttiti schiavi.
Ma, in sè una moneta identica per tutti non è una cosa negativa.

Noi Italiani ne abbiamo avuta una per centocinquant'anni, la Lira, e non credo proprio che se fossimo rimasti alle miriadi di monete e valute precedenti ad essa sarebbe stato molto meglio.
Memorabile ed istruttiva rimane la scena dal film "Non ci resta che piangere" del fiorino, e del carro che i due vagabondi conducono da posto di dazio ad un altro.
Anche dellle unità di misura uniformate, come il sistema metrico decimale, si possono fare simili considerazioni.

E' chiaro, che ai vantaggi dell'uniformità si accompagnano anche degli svantaggi.

E per questa ragione che in natura esiste sia l'ATP che la traboccante ed insopprimibile biodiversità.

( chi trovasse enigmatico l'acronimo ATP cerchi la parola adenosin-trifosfato e avrà delle illuminanti sorprese. )

Chi crede che l'uscita dall'Euro produca magicamente la guarigione dalle patologie finanziarie ed economiche s'illude.
Potrebbe essere utile, ma assolutamente insufficiente.

Lo stesso scioglimento del casinò psicotico e totalitario mondiale, non basterebbe a sanarci dall'aspettativa bacata che a forza d'alzate di posta alla fine tutti si rifaranno delle puntate in perdita.
Occorrerà  organizzare una nuova lotteria, dove le regole permettano ai gonzi di mettere in pratica la lezione imparata pure a caro prezzo, e ai giocatori del metodo Ponzi di riabilitarsi, magari sperimentando il piacere di esssere dei veri Mecenate.

Il vecchio adagio recita: Un bel gioco dura poco.

E non tanto per il gioco in sè, ma perchè qualsiasi gioco per quanto bello possa essere alla fine ci stanca e ci annoia.

Siamo noi la misura di tutte le cose, questa è la triviale, prosaica, inveterata ed insuperabile verità che l'adorazione del denaro cerca di sovvertire, offuscare, nascondere, invano.

Marco Sclarandis