Wednesday, January 7, 2015

Non lo sanno, ma hanno già perso.








La Storia,
che è gran Maestra, pur avendo pessimi allievi,
non sopporta chi non sa ridere di sè stesso.

 
Marco Sclarandis

Tuesday, January 6, 2015

BBona Befana!



Dai nostri vitrei monitor

Noi vi vediamo vividi
Oltre l’occorrente anche
Ad intendere quanto attoniti
Sarete nel rovistare i cumuli
Di cui vi lascieremo eredi

Non perché siamo maghi
Ma ignavi simulatori
Chè abbiamo tra le mani
Tale chiaroveggenza

Voi scaverete e i fluidi
Luridi di varie specie
Saranno quanti i lividi
Alle ginocchia e ai gomiti
Ed i bidoni di sorprese

Non vi mancheranno indizi
Di attraenti creazioni
Nate da commistioni
D’utili  diletti e libagioni
Rare emergeranno le eccezioni
Di bello puro e semplice
Talvolta nascosto pure
In ineffabili equazioni

Se fossimo indovini autentici
Vi avremmo già contati
Classificati in ordine sebbene
Memori d’amnesie impensabili
Prontamente mummificati

Ma siccome siamo solo
Supertiziosi ragionieri
La stima che di voi abbiamo
E’ articolo di moda
O al massimo di fede tifoidea

Posteri disilludetevi
Non troverete le ragioni
Dei nostri baccanali
Negli avanzi di bagordi
Di festival furenti
Nei resti delle fiere
Conclusesi in ossa ed assi

Tra ciò che rinverrete

Eccessi di frantumi e cocci
Barattoli e flaconi
Confrontati alle razioni
Di vino e fritture miste
Digeribili da stomaci d’antropodi

Ammassi di suole e pagine
Esagerati per dei viaggiatori
Troppo distratti a cogliere 
Reliquie da collezionare

Mobilia e suppellettili
Da mandare in visibilio
Rettili e scarafaggi
Giocanti a guardie e ladri
Fra calche di mosconi

Ma poche balaustre degne
D’affacciarsi ad edenici giardini

Reti condotte e conduttori
Congiungenti grotte e cripte
Dove ne dedurrete
Si azzardassero i destini
Dei sovrastanti sottoposti

E in ultimo proporzioni incongrue
Tra salme sparpagliate
Ed esequie svolte civilmente

Pensandovi da queste sponde
Noi vi concepiamo timidi
A osare ardite ipotesi
Sul vivere di antenati
Cosi’ sofisticati e illogici
Quali che siamo noi

O voi sarete scaltri
E invece che sciupare invano
L’eccellenza delle menti
Atte a svelare arcani
E misteri inesistenti

Banchetterete euforici
Ad ogni riesumazione
Di spuntini liofilizzati
E pane e salame fossili

Visto che siamo in tempo
Vi stiamo preparando capsule
Pregne d’una supposizione
Unita al desiderio ardente

Che voi le ripeschiate
Prima dell’ultima pietosa
Magnanima estinzione
Ponente  fine all’ansia
Insita nella questione

Ebbene sospettiamo
Da reiterate indagini
Sui cronici dispetti
Tipici tra inquilini
Condomini e portinai
  
Dunque dicevamo tutti
I collegati coattati o affini
Di cui siamo parenti

Pare non sia ad angeli
Eroi chimere semidei
Animali od extratrasmutanti
Cui  dobbiamo l’ascendenza

Bensi’ si sia semplicemente
Astanti transitori

Tali intenzionalmente suscitati
Con inevidente scopo
Se non di determinare
Un unità di conto
Utile per insondabili scenari
 Intanto che procedeva il cosmo

Verso confini strani
Colmi di passanti endemici

Quindi noi sopranominati
Da un’idea alla fine
Traviati e resi folli

Chè per essere immortali
Cosi’ sui due piedi saldi
E mani strette ai fianchi
Occorra in tal modo vivere
Per l’infinità dei giorni.

Marco Sclarandis







Sunday, January 4, 2015

Siccome non siam formiche



Ho appena finito di leggere quello che ritengo sia il testamento spirituale di Edward Osborne Wilson, forse il maggiore mirmecologo vivente e uno dei grandi biologi e biofili esistenti.
Il titolo di questo testamento è banalmente pomposo; "Il significato dell'esistenza umana", ma è di questo significato che si parla nelle centocinquanta pagine smilze del libretto.
Forse, "Siccome non siam formiche", avrebbe attirato di più l'acquirente che ormai si è un po'scaltrito a forza di marketing, sfintering, socc'el netvork e 

"Venghino siori entrino chè piu gente c'è più bestie si vedono!!".
Lo suggerisco a chiunque, non perchè per ogni copia venduta ne ricavi qualche nichelino ramato, ma perchè un ultraottugenario che è  capace di infondere biofilia in un mondo che sta vivendo un'epoca come l'attuale, è un dono divino da arraffare al volo.
Qualsiasi sia la divinità mossa a compassione e spinta ad un incomprensibile atto di generosità verso di noi.
Sicuramente, in un paese reso allergico alla lettura da decenni di sora imbambolatora, (la tv, ndr) a meno che non sia lettura futilitaria, svaghista e distrattista, un libretto del genere risulta illeggibile ai più quanto un'opera di James Joyce, ma chi ancora non reagisce con pustole ed eritemi appena un concetto sia inusuale o un'affermazione appaia scandalosa, veramente scandalosa, non come il didietro d'una Kim Kardashian che più che scandaloso è solo goffamente adiposo, ebbene chi ama ancora leggere cose interessanti, potenzialmente utili e intrinsecamente belle, ne trarrà giovamento.
Dulcis in fundo, e ripeto non ricevo alcuna royalty, benefit, retrofit o panettone  a Natale, lo si può avere spendendo 12,40 euro insieme a "Le Scienze" di questo mese, Gennaio.
Certamente, è sempre carta e inchiostro che s'aggiunge a quella che si srotola per nettare il nostro sfintere ma, siccome da anni di questa ne ho ridotto l'uso del 95%, non riesco ancora a sentirmi in colpa per l'uso che di quell'altra ancora ne faccio.

"A salvarci sarà solo la saggezza basata sulla comprensione di noi stessi, non la devozione religiosa.
Abbiamo quest'unico pianeta in cui abitare, e quest'unico significato da svelare."

Edward O. Wilson

Marco Sclarandis

Wednesday, December 31, 2014

Er Adim, monarca dello "sfintering"

E' l'intenzione che conta.
 

E non ci vuole una mente straordinaria per accorgersi 
che nella reclàme o come la si voglia chiamare, l'intenzione è per la maggior parte dei casi 
solo quella di vendere della merce ricavandone il massimo guadagno.
Qualsiasi conseguenza negativa, a breve o a lungo termine, purchè non danneggi la vendita viene ignorata.

Il marketing che impera da decenni andrebbe chiamato "sfintering" perchè tutto ciò che ingoia alla fine esce da uno sfintere sotto forma di denaro, e si sa, il denaro è anche chiamato "lo sterco del diavolo".
Commerciare non è in sè malvagio, tutt'altro, ma oltre dei limiti anche in questo caso, diventa patologia,  crimine e dannazione.
Questi individui che divorano vite e bellezza ed evacuano escrementi mercantili, nemmeno aventi le virtù del letame, ma parecchi vizi del veleno, vanno isolati e curati, esattamente come si fa come gli infettati da malattie contagiose e letali.
Siamo in un'evo di peste psicologica che sta mietendo vittime a centinaia di milioni, portandole alla tomba, ma attraverso una vita di merda.

Mi viene in mente il "Comma 22".

[Il paradosso del Comma 22 è un paradosso contenuto nel romanzo Catch 22 (letteralmente "Tranello 22" ma normalmente tradotto come "Comma 22") di Joseph Heller.

Il paradosso riguarda un'apparente possibilità di scelta in una regola o in una procedura, dove in realtà, per motivi logici nascosti o poco evidenti, non è possibile alcuna scelta ma vi è solo un'unica possibilità. Nella lingua inglese viene infatti comunemente citato con il significato di circolo vizioso.

Il libro, edito nel 1961, rappresentò una feroce critica alla struttura militare e alla guerra narrando le avventure di un gruppo di aviatori statunitensi adibiti ai bombardamenti in Italia durante la Seconda guerra mondiale. I regolamenti cui i piloti erano soggetti contenevano il Comma 22:

«"Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo".»
In realtà la norma sopra riportata non è mai esistita e, se lo fosse, sarebbe stata all'evidenza autocontraddittoria. cortesia wikipedia]

Quindi:

"Chi è pazzo può essere esonerato dal praticare lo "sfintering", ma chi  chiede d'essere esonerato dallo "sfintering" non è pazzo".

Marco Sclarandis



Tuesday, December 30, 2014

11.000.000.000.?

Io sto preparandomi ad accettare l'era della Grande Scelta Coatta.
Anche questa come una matrioska conterrà tante piccole scelte, più o meno obbligate.

Quand'anche s'aggiungessero altri tre o quattro miliardi di abitanti nei prossimi trent'anni, non vedo come potrebbero diventare delle persone, dato che già ora molte persone stanno rinunciando alla loro individualità per scendere nelle bolgie dove ci si trasforma unicamente in ottusi consumatori.
Una mucca al pascolo sembra un fine critico d'arte al confronto di uno qualunque di questi.
 

Può essere che il penultimo destino di Homo Sapiens sapiens fosse quello che ormai stiamo vivendo in massa, e che dopo questa generazione ne arrivino altre che riescano finalmente a liberarsi dell'ossessione per la crescita indiscriminata ed è questa immaginazione trascendente che mi sostiene.

Già mille anni fa c'era chi si chiedeva quanti angeli potessero ballare su di una capoccia di spillo, ma da sempre la Terra è sempre stata troppo piccola per un essere cacciato via da un fantastico giardino delle delizie.

Figuriamoci adesso che sappiamo come stanno un pò le cose in questo Universo.
C'è da essere furiosi, sebbene se lo avessimo dovuto creare noi stessi, non avremmo fatto di meglio.
 

Ad ogni modo, siccome deriviamo tutti da una funzione esponenziale che raggiunta la maturità ha acquisito la saggezza di trasformarsi in una curva disposta al ritorno allo zero, la speranza che si abbiano di nuovo giorni di gloria non è affatto vana.
Marco Sclarandis

Thursday, December 25, 2014

Buon san Fatale

Quando abbiamo preparato tutto per il meglio 
e predisposto tutto per evitare il peggio, che cos'altro possiamo fare ?
Possiamo sperare che ciò che avverrà avvenga secondo il nostro desiderio.

E, cosa che assomiglia all'arte dell'agricoltura, coltivare un sano fatalismo.

Non possiamo controllare tutto come nemmeno è vero che nulla è sotto il nostro controllo.
La Vita sta in bilico fra questi due estremi e più passano i milioni di millenni, più questa enigmatica verità rifulge come un fuoco di nomadi acceso nel deserto.

Ma, capire e quindi accettare ed in seguito mettere in pratica un sano fatalismo è un'arte difficile.
Il dubbio di  aver frainteso o ignorato gli indizi che l'Esistenza ci fornisce con bizzarra regolarità, per condurci fino al termine dei nostri giorni è sempre in agguato, come la tarma rifugiatasi nel comodino, pronta a rosicchiare il cardigan di cachemire giusto quando rimuoviamo la naftalina dall'armadio.

Ecco perchè elevo un pensiero a San Fatale, protettore di tutti i sani fatalisti.

Che da sempre ci hanno salvato dagli idealisti che, con la buona intenzione di riportare il Paradiso sulla Terra, hanno finito per installarvi per lunghi periodi degli inferni quasi perfetti.

Marco Sclarandis  



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Friday, December 19, 2014

Se vuoi che io veleggi




Quel tappo di sughero fasullo
tanto bello al tatto ed anche
per lo sguardo apposta fatto
a sé stesso abbandonato
quindi preda del risucchio
d’un qualunque scroscio d’acqua
in salsi flutti poi approdato
mi ha ingannato a pranzo
tu chè l’hai gettato
come ciliegio spande nòccioli
come fa pappo delicato di taràssaco
sappi che hai sbagliato
letali sono molti dei tuoi frutti
proprio per uno come me
che vive di pilucchi fra le onde
se ci tieni a vedermi veleggiare
libero come pure tu vorresti essere
riponi i tuoi pericolosi manufatti
chè basta un cestino od una tasca
un cassetto un cassonetto
e così tutti conviviamo in pace.

Marco Sclarandis