ramo di platano spezzato lasciato agonizzare sul
selciato non degnato di sguardo da
nessuno e tu scatolone di vuoti verde
ed ambra lasciati accanto ai cassoni
del recupero e voi gambi d’equiseti sorti
come in sfida tra i sassi della massicciata
ferroviaria mi avete confermato che
ancora merita sperare sì perchè ogni vostro stelo
in cima s’adornava di sferiche coppie e terzetti
di rugiada del morente gemme aspettavano
la schiusa una proroga avrà prima della
tomba e chi con cura ordinatamente
mise quelle bottiglie svuotate per
sete nel cartone ebbe d’esse compassione e
desiderio d’adozione presto d’estate piene di
salsa rivivranno ed io so che ancora vale
tutta la pena quanta di stare su questa
Terra solitaria struggente di bellezza
martoriata.
Dedicata a Toufic el Asmar da pochi giorni in un grave stato di salute a Careggi (Fi).
Fermati qui con noi ancora
ora che più nel dirupo erto
rapidi dovremo scendere
zufolando il tempo ruzzola
aspettiamo il tuo risveglio
Tu figlio di mama Africa
operaio di vigne ed orti
uniti ad altri ultraterrreni
fai che prodigio avvenga
intorno tutti lo invochiamo
che dal tuo sonno sii destato.
Aveste avuto quella nera leggera ardente pietra elemento sesto primo della vita
avevate avuto quell’olezzoso bruno
sotteraneo balsamo mosaico del primo del sesto dell’ottavo fluido che rende sogni solidi sangue caldo di servitù meccaniche e simbiosi di panacea ed origami
avete ancora quel metallo
irascibile vulcanico pesante non più ultimo ma supremo nel disfarsi in energia radiosa tutto questo dalle stelle trapassate riceveste in dono e cosa in cambio
ora dovreste dare
terre avvelenate acque ormai minestre di poltiglie scaglie indigeribili orde di satrapi scaccianti parassiti desiderio soddisfatto e presto di redde rationem tramite annientamento dolore senza antidoto lenimento allora se è questo poco ci vuole ad accontentarvi
Tutti sono pronti
ferro alluminio silicio piombo calcio potassio iodio zolfo fluoro arsenico ed ogni isotopo radiattivo o quieto altrimenti diteci e ditelo anche agli altri ospiti muti a subire arroganza umana che cosa davvero voi volete in cambio di una vita mortale ma perenne immemorabile su questo pianeta fragile
non esigete lampade d’un Aladino
pietre filosofali divine cornucopie acque sante terre promesse varchi per città celesti li avete profanati gli astri attraenti dal profondo spazio con onde lievi ne sono messaggere ora vi dicono fatevi perdonare
Per cantare sembra che siamo pronti. Vista la pubblicità per Sanremo apparsa sui canali Rai. Per affrontare il dirupo conseguente il picco del petrolio, molto meno. Ma sì, cantiamo che ci passa, come scrisse quel soldato di trincea della prima guerra mondiale. E cincischiamo con i gravissimi problemi provocati dalle adozioni passo-passo, con le decisioni o indecisioni sull'Euro o la Lira (italiana) o sulle candidature alle prossime olimpiadi.Del 2024 a Roma,ovvio. Io leggo un post come questo: http://www.ugobardi.blogspot.it/2016/02/il-rumore-del-picco-del-petrolio.html e mi chiedo se "Scala Mercalli" in onda su RAI 3 in prima serata dal 27 Febbraio prossimo possa diventare una scala di corda per calarsi coraggiosamnente giù per il "Dirupo di Seneca". Sempre che dopo averlo visto si agisca in sintonia con il contenuto del programma. Ci credo, ma con una fede da mercenario crociato del dodicesimo secolo partito per la nona crociata.
E, combinazione o coincidenza questo é il post numero 500. Marco Sclarandis
Ma
tu chi sei
sei un volto noto
sei sosia di uno altrettanto noto
che sorridere ci faceva
con un cilindro un po’ ammaccato
bastone e delle scarpe scalcagnate
perchè non parli forse che sei muto
no la tua voce l’hanno conosciuta molti
miliardi ormai e ancora incanta col suo timbro irato
anche se graffiata da magnetofono obsoleto
anche se artefatta da altoparlante rotto
lo so chi sei
ma qui tu sai dove noi siamo
d’Ade non ne ha algido e plumbeo aspetto
di Purgatorio nemmeno perché troppo disabitato
poi se fosse cosa temo essere
io qui
che cosa ci farei senza condanna messoci
ancora non sottoposto a giudizio definitivo
vedo che sbarri tratti sulle tue braccia nude
cinque o sei per volta con linee orizzontali
Sì, sono miliardi d’anni
che in loco devo trascorrere
uno per ciasuno nemmeno uno escluso
di quelli che ho mandato al rogo Quindi questo non è l’Inferno
No non credo che lo sia Dimmi sei tu allora
che hai meccanizzato l’annientamento
reso lo sterminio pratica
da svolgersi d’ufficio
sì sei proprio tu
in attesa di espiazione
Attesa
che cosa vuol dire attesa Niente niente è una parola morta.