Sunday, October 11, 2015

Il ratto di passaggio



Qualcuno dev’esserci che ha in odio
quest’ordine vigente sulla Terra
non da ieri l’altroieri ma da eoni
onde per cui chi mangia vien mangiato
ma almeno in felino sguardo si trasforma
o in ricamo variopinto alato
oppure in umile spazzino bruco
é una legge durissima ma legge
crudele spietata ma imparziale vedo vigere
o invece può essere che un altro covi
un superiore intento per rimettere
in altro mondo tutta questa grama vita
ma quando vedo il paguro rintanarsi
in un tappo di plastica gettato
con incuranza da un salariato sulla spiaggia
da bimbo lasciato inerme a diventare adulto
e quello ch’era prima un albatro ridotto
a sparpagliate ossa e indigeribile accozzaglia
temo sovrano regni un imbecille caos
nemmeno una malvagia ma ragionata azione
ma proprio un disordine maritato ad idiozia
ed al pensiero che padri e madri degli sposi
siamo davvero noi che istoriamo lapidi
tremo come anima in attesa di giudizio
e che ad emetterlo sia il primo
casuale ratto di passaggio.

Marco Sclarandis

Thursday, October 8, 2015

La borsa e la ghirba

E'inevitabile che utilizzeremo solo più energie rinnovabili e ricicleremo anche le spille da balia oltre che le cerniere lampo.
Come ci arriveremo, in quanti e quando, il tutto è intriso di mistero della fede nella irreversibile transizione.
A che prezzo invece, dipende da chi intende pagare il prezzo e da chi invece non vuole nemmeno rimborsarne il costo.
Il rimedio-evo è evitabile, basta darsi alla cupio dissolvi terminale.
Tutte e due le scelte sono attraenti, per certi versi, ma incompatibili fra loro.

Il dodo è morto, il dado è tratto e i dada non se la passano troppo bene.

Lasciamo stare i dudu che abbaino in pace.

Ma incredibile dictu, abbiamo la possibilità quasi più unica che rara di salvare 

sia la ghirba che la borsa.

In cambio ci viene chiesto di disotterrare il talento, invece che altre montagne di prodotti minerari liquidi solidi e gassosi.
E di utilizzarlo, alla bisogna, come avrebbe detto Mastro Geppetto a Pinocchio. 
  

Marco Sclarandis

Wednesday, October 7, 2015

Sognar rinnovo


Uno sciame di vespe che si mette
a ritagliare festoni ed origami
uno d'api che ronza in gregoriano
e di calabroni uno che droneggia 

a consegnar pizzini a torme 
di mafiosi intenti alla bonifica
di lande zuppe d'idrocarburi policiclici
arenili di policlorobifenili intrisi
una marea di torpidi rianimati e pronti
a piantar mangrovie e a contenere ailanti
rovi sorci ed impresari troppo aitanti
un'altro di genti senza vergogna d'indigenza
ma fieri di viaggiare in diligenza
se invitati da mecenati a cena
nel dormiveglia vedo tutto questo
nel sonno profondo sogno
al suono della sveglia desto
agire perchè presto questo avvenga
in questo mondo vecchio che ha bisogno
come maionese d'olio di limone d'uovo
di rinnovo.


Marco Sclarandis

Tuesday, October 6, 2015

Dovessi annegare non smetterei di negare.

Ringrazio un Angelo anonimo per l'ispirazione di questo post.

E' ovvio che i negazionisti del neo-clima non si rassegnino alle dilaganti evidenze.

Sono come i credenti nella della Planogea e della Geocava ( la Terra piatta e quella vuota)
del moto perpetuo, ottenuto con qualche marchingegno nel retro della sacrestia,
e tanto per abbreviare la lista, come i quadratori di cerchi con righe e compassi, quelli ideali,
ovvio, non le rozze imitazioni fatte di materia bruta e banalmente quantistica.

Bisogna averne compassione perchè non sanno come evitarsi l'inganno.

Qualcuno, in articulo mortis, quindi troppo tardi per godere carnalmente dei frutti del pentimento,
si ravvede.
 

Ma altri solitamente spariscono nell'oblio, magari per circondarsi di un manipolo 
di credenti irriducibili, con i quali mantenersi puri nella fede fino all'inabissamento definitivo.

Non c'è ragione che tenga con simili figuri.

Anzi, per essi qualsiasi ragionamento che possa insinuare nella loro mente 

il demoniaco tarlo del dubbio, è anatema.

Quindi, bisogna mantenere i propri dubbi, contemporaneamente con le proprie certezze, lasciando intendere che si combatte fino allo spasimo affinchè quelli non sopraffacciano le altre.
Solo in questo modo v'è una tenue speranza che qualcuno di loro ceda l'anima 

alle lusinghe dell'appropriato ragionamento e non senza lunga pena e tormento 
si converta all'accettazione dei fatti.

Marco Sclarandis

Sunday, October 4, 2015

Rumenta, per chi non s'accontenta




 
La parola rumenta è usata in alcune zone del nord italia per indicare la spazzatura, ma anche ammassi indistinti di oggetti usati, rotti o logori, di nessuna utilità o valore. La parola rumenta è principalmente diffusa in Liguria e Piemonte, parzialmente in Lombardia, Toscana e a Chioggia. Talvolta è usata in gergo nautico, con significato analogo (in tale contesto l'apposito contenitore si chiama rumentiera). L'uso sporadico di questa parola da parte del Gabibbo in televisione ne ha aumentato la celebrità.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Un suggerimento. 

Visita il sito:

http://www.placidasignora.com/tag/significato-della-parola-rumenta/

Ora sei pronto per capire il titolo di questo post, se mai ti fosse parso criptico od oscuro.

Noi, nessuno escluso, a differenza di tutti gli altri abitanti la Terra siamo incontentabili, 
ma in un modo che è assoluto, totale, definitivo, peculiarmente peculiare.

E' la nostra gloria e dannazione contemporaneamente. 

Ormai è quasi impossibile dubitare di questo fatto, ma nonostante ciò, invece di trarre 
la massima gloria con il minimo della dannazione, dalla nostra immodificabile natura umana, pare che stiamo facendo proprio l'inverso.

I danni generati dal cambiamento del clima, dovuto al nostro agire sopratutto negli ultimi ventenni, stanno dimostrandocelo.
E con crescente evidenza.

Un vetusto proverbio recita:

Chi s'accontenta, gode.

Ma, forse, chi non s'accontenta, esulta.

Forse ancora la visione di migliaia di tonnellate di rumenta che appena il giorno prima era scintillante merce pagata a caro prezzo e dopo una frana, una esondazione, un nubifragio,
sono diventate ingombrante spazzatura, provoca l'esultanza e l'esaltazione di moltitudini che appunto, non si rassegnano al godimento dovuto all'accontentarsi.

E quindi.......Rumenta!.... per chi........

Marco Sclarandis.





Thursday, September 17, 2015

Ispirami ancora Pietro

Le ostriche si fan più rare
mangeremo allora istrici
pazienza per gli animalisti
se diverran più isterici
ma chi poteva immaginare
che ardere quei combustibili
avrebbe riscaldato il mare
semmai rea è l'isteresi
che non ti avverte mai
in tempo per quel che fai
e quindi per riordinare
le cose al loro posto
come un oca in gioco
imbecille ti fa girare
e poi siamo noi istrioni
in questo gran circo equestre
mica storioni allocchi
che stolidi si fan rubar le uova
o dovremmo rinunciare forse
ad essere ciò che siamo
viviamo già da esuli
rifugiati su questa tonda crosta
e tutto per un morso pare
a un frutto neanche così speciale
è vero non sopportiamo limiti
vivere in gusci pari a mitili
ci angoscia  innervosisce e annoia
ridateci una radura estesa
almeno quanto una galassia
a scavare le voragini
per inondarvi oceani
e lo sterrato farne
monti ed altipiani
ci penseremo noi
solo riguardo al Sole
siamo perplessi ancora
se meglio non si potesse fare
potrebbe la Luna invece
così anche rimanere
pur con la stessa faccia
tanto l'altra l'abbiamo vista
farla voltare apposta
sarebbe proprio inutile.


Marco Sclarandis

Tuesday, September 15, 2015

Rovente, per chi non s'accontenta.

Ripetere giova, non ci sarebbe bisogno di ripeterlo perchè lo sappiamo tutti, fin dalla più tenera età.
Però stanca e alla fine annoia, e quando annoia vuol dire che non giova più a nessuno.
E, ripetere che siamo riusciti a cambiare il clima della Terra, ormai è inutile.

Infatti in parecchi cominciano a dire che bisognerà adattarsi, e sempre di più al clima ormai cambiato.
Ma anche questo dire, e il riperterlo ha le volte contate.
Perchè dire e ripetere che bisogna agire è un'azione che dev'essere di breve durata, altrimenti il rapporto tra l'efficacia delle parole e quello dei fatti diventa rapidamente una proporzione inversa fra queste e quelli.

Da quanti anni è che alcune sagge persone ripetono che le azioni umane sulla Terra avrebbero raggiunto dei limiti insormontabili e ineludibili?
Ormai si tratta di quasi mezzo secolo, a voler essere prudenti.
Ma molto di più  se consideriamo gli avvisi emessi con l'inizio della prima Rivoluzione Industriale.

Adesso, gli effetti di un clima che si farà sempre più rovente stanno cominciando ad essere
abbastanza evidenti anche a quelli che sono obnubilati dalla fede che stiamo vivendo nel più desiderabile
dei progressi possibili.

Più desiderabile, per il momento.Ci aspetta un progresso ulteriore.
Potremo riunire la Siberia e l'Alaska con un ponte o un tunnel, riesumare i voli supersonici per fare un lavoro da pendolare tra Dubai e Reykjavik, riempire le orbite geostazionarie di bed and dinner per festeggiare
i punteggi raggiunti sul social network.
Dopo, però l'aver fatto pulizia dei rottami lanciati in sessant'anni di attività spaziali.

Oltretutto, ora cominciamo a trovare dei pianeti che potrebbero ospitarci, nel momento che questo dove siamo ormai da migliaia di secoli, ci venga a noia.
Solo che ancora non siamo riusciti a fabbricare un blechendecher per forare lo spaziotempo,
cosa indispensabile per ridurre la durata del viaggio verso quei lidi ad entità ragionevoli.

Temo che per chi non s'accontenta, s'appresta un mondo colmo di rumenta.

Marco Sclarandis