Thursday, November 19, 2015

Dei diritti e delle penurie

Una delle dichiarazioni più solenni della Storia è quella promulgata a Parigi nel 1948, il 10 Dicembre.
Per non appesantire questo post invito chi ne abbia voglia a cercarla in rete.
Per chi non dispone di una connessione, se mi ha letto fino qua vuol dire che almeno, di una connessione,
è riuscito a usufruirne e quindi basta insistere e ottenerne un'altra a tale scopo.

Proprio il diritto alla connessione al web ( voglio essere pedante,  il web è la rete mondiale di computer, adesso d'ogni genere, creata all'inizio per rendere più efficace la difesa da un attacco termonucleare ) è uno di quelli che potrebbe essere aggiunto 

alla lista di quella solennne dichiarazione.

Azione ed opera nobilissima quella sfociata in quel dettato parigino.
E potrei dire parecchie cose, opinioni più che altro,  sugli effetti che ne sono seguiti in questi decenni.
Quello che m'interessa dire, sempre parole opinabili, è che occorrerebbe una altrettanto solenne dichiarazione
ma dei doveri dell'Uomo.

Mica per amore della simmetria, che sappiamo è molto apprezzata dalle donne. Almeno in certi ambiti.
Ma proprio per interesse verso la ghirba, parola dalle fanciullesce assonanze, birba per esempio,
che nel motto "salvarsi la ghirba" ovvero "salvarsi la pelle" significa vita.
La ghirba è infatti l'otre di pelle per trasportare l'acqua nel deserto, nella specie quello sahariano.

Sarò conciso.

Per godere di un diritto, in genere bisogna assolvere  un dovere.
Questa volta la simmetria diventa frequentemente obbligatoria, mica per caso.
Per ragioni enigmatiche ma ineludibili, possiamo vedere l'Universo intero come un grandioso cerimoniale 

 dove agiscono doveri e diritti con delle coreografie strabilianti.

E con una Regina, la Penuria, che in realtà ama pure mostrare la affascinante corporeità nuda, l'abbondanza.
Ma c'è da aspettarselo  non sovente, non con tutti, non come ci piacerebbe che avvenisse.

Prosaicamente, il diritto a non patire la sete si ottiene adoperando l'acqua con giudizio.

Quello a non patire la fame procurandosi il cibo alla stessa maniera.
Quello alla salute, tenendo a bada le fonti di malattie, pratica che con le fonti d'acqua ha strettissima attinenza.
E poi, si potrebbero elencare decine di diritti dai più dritti a quelli più contorti, ma accettabili.
C'è un lavoro immenso che dovremmo e in fondo vorremmo anche fare a proposito.
E avrebbe diritto ad uno stipendio
Anche minimo, dovremmo ricordarcelo.
Altrimenti perderemo il diritto a lamentarci.


Addendum post commentum (se si può dire così ).

I diritti o si conquistano o si acquisiscono, conquistarli è già un'azione di natura bellica, dispiace ammetterlo ma è così.
Se si acquisiscono, di solito è una faccenda meritoria, e dispiace ugualmente dirlo, non tutti gradiscono il merito, sopratutto quello autentico ed altrui.
Se si acquistano molte cose s'aggiustano come al mercato.
Ma, è inutile negarlo, al mercato vige sovente la cagnarra, la frode, il raggiro, cui seguono le zuffe e le botte.
Urbi et orbi.
I Romani, quelli antichi, con il diritto erano giunti ad eccellente compromesso.Vìolalo e ti metto in croce. 
Non solo metaforicamente. Rispettalo e magari da schiavo diventi anche Imperatore.
Disgraziatamente, tutto ciò, non s'è rivelato essere imperituro.
I Rumeni, contemporanei, forse, nelle foreste della Transilvania stanno meditando qualche Diritto 
che funzioni meglio di quelli già sperimentati.Magari lo stanno cesellando in ciclopiche lastre di rame.
Bisognerebbe dir loro che anche l'alluminio anodizzato andrebbe bene.
E potremmo anche regalarglielo che di lattine vuote buttate a casaccio se trovano anche troppe.
 
 
 

Marco Sclarandis

Wednesday, November 18, 2015

L'Ottobre più caldo della storia. E gli effetti si vedono!





L'Ottobre del 2015 sfascia tutti i record: caldo senza precedenti nella storia umana.

E gli effetti si vedono: Per esempio, a questo qui sotto il caldo gli ha fuso gli emisferi. Difficile trovare un esempio più plateale della sindrome di Dunning-Kruger. Forse la sindrome viene favorita dal caldo. O forse dalle scie chimiche?


Sappiamo benissimo che la CO2 non ha niente a che fare con l'aumento delle temperature...ma, come dicono innumerevoli studi scientifici, è semplicemente un ciclo ripetitivo della vita del nostro pianeta (e del sistema solare) che prelude, forse, ad un'altra glaciazione.

Il GW è soltanto un altro strumento immaginario teso all'insediamento di altre regole restrittive...le scie chimiche ne sono un vettore.

Se fosse davvero colpa della CO2 avremmo un problema più serio della temperatura.

Siccome le piante si nutrono di CO2 (fra le altre sostanze) e rilasciano ossigeno, come scarto, quasi nella stessa quantità (una parte resta intrappolata nella fotosintesi come glucosio), avremmo il problema dell'aumento dell'ossigeno che di per sé non è un vero problema; ma l'ossigeno diventa facilmente ozono (O3) che resta quasi tre giorni negli strati più bassi dell'atmosfera prima di dissolversi o creare la famosa barriera. L'ozono ha un piccolo problema...ma proprio piccolo...per gli esseri viventi è talmente tossico che una esposizione anche breve (nelle giuste quantità) provoca la morte...e una intossicazione cronica in basse quantità continuative nel tempo.

Se fosse vero quello che dicono questi cialtroni saremmo, forse, tutti tossici all'ozono.

Non solo. Uno strato di ozono molto spesso filtrerebbe ancora di più i raggi UVA (non filtrati dall'ozono...di solito) mettendo a sua volta a rischio la stessa fotosintesi e la salute degli esseri viventi.

La CO2 prodotta dall'industria viene usata dalle piante (che al massimo saranno più rigogliose) nello stesso identico modo di milioni di anni fa, quando al posto delle fabbriche c'erano decine di migliaia di vulcani attivi. Non aumentava allora la temperatura e non aumenta oggi...per questo motivo. E' un ciclo che si autoregola naturalmente....certo, finché la natura non si romperà i co....ni e ci selezionerà per l'estinzione.

Purtroppo viviamo in mondo in cui i cialtroni sono sul libro paga dei miserabili e i creduloni raccolgono la loro elemosina.

Halastor



http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4718

Intervistatelo vivo

    
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                                                                          #


Anche perchè il secolo delle sedute medianiche appoggiati ai tavolini traballanti 
è tramontato da un secolo.
Nel post precedente ho dato tutti gli indizi per capire di chi si tratta.

Oggi è ormai diventato una star, anzi una pulsar, o meglio un quasar, no mi sbaglio.

Un banale buco nero dalla massa non ancor ben determinata, ma sicuramente capace d'inghiottire galassie intere d'opinioni da bar e da tinello e mutarle in insignificante ronzio 
da reattore di lampada fluorescente.

Non credo abbia molto da dire che non siano farneticazioni.
Ma non si sa mai, i suoi eventuali silenzi potrebbero essere
densi di grande significato.

Marco Sclarandis
 


Tuesday, November 17, 2015

La più strana trinità.



Tolta la barba
levata la bandana
stinta la maglia e sbiancata la bandiera
istoriata di caratteri d’un oriente medio
chi mai sei tu con quella copertina in mano
bella come un persiano tappetino
ma credo piena d’esortazioni stravaganti
puoi tenere tutto
compresa la criniera giovane corvina
e sembrare garzone d’officina
un pò guascone d’ un’ araba felice
ma è lo sguardo che non puoi disgiungere
da un animo meglio proprio un’anima
tarlata traviata da un visibile tormento
potrei farti un favore
immortalarti con nome ed il cognome
qui dentro
piccolo universo di parole assai longeve
dovresti darmene ragione sufficiente
che non sia solo ricordo di carni maciullate
di urla per invocare un grande vuoto
d’odio sterile sprecato in tale mondo
che non è inferno
neanche paradiso
nemmeno purgatorio
forse la più strana trinità
di luoghi coesistenti mai creata.

Marco Sclarandis

Monday, November 16, 2015

L'occorrente


Ante scriptum: 
Questo post è stato scritto il 12 novembre 2015
Il giorno dopo è avvenuto a Parigi ciò che tutto il mondo ha visto.
Ho capito che era meglio pubblicarlo invece che no.

Un proverbio africano recita:"Per crescere un bambino occorre un villaggio".
Ora possiamo ben dire che per crescere una umanità occorre un intero universo.
Cosa che anticamente alcuni individui avevano capito ma non potuto vedere compiutamente.
Un tale di nome Archimede per dirne d'uno, che si divertiva a contare granelli d'arenaria per immaginare quanti ce ne sarebbero voluti per riempire la volta celeste.

Se così non fosse sarebbe incomprensibile il perchè e il come da millenni ci siamo dati da fare
per scrutare il cielo con strumenti sempre più mastodontici e ingegnosi.  Prima.
E poi altri ancora più ingegnosi e mastodontici per indagare i frantumi delle terre ridotte a briciole invisibili.

Adesso questa necessità proverbiale é diventata un fatto che però molti non vogliono accettare, perchè le implicazioni di questo fatto contrastano con il significato che questi danno alla loro vita terrena e terrestre.
Gente che se gli regali un martello lo usano come un cacciavite e se gli dessi una galassia vi ammasserebbero solo cianfrusaglie.
Lamentandosi però della taglia del loro tinello.

Gente che sogna quotidianamente paradisi mentre si applica con ostinazione affinchè la Terra divenga un inferno.
Neanche primordiale ma secondario.

Si riesce anche a ridere di tutto ciò, o almeno a sorridere, ma quando si comincia a sogghignare vuol dire che la commedia sta mutandosi in tragedia, e delle più abominevoli.

E' quasi tutto pronto per un ultimo atto tragico collettivo, ma possiamo anche sovvertire il finale con un colpo di scena dove drammaturgo attori e spettatori e teatro stesso allestiscono uno spettacolo per una nuova lunga stagione.
Bisognerebbe solo zittire quelli che sono solo interessati alle loro istrioniche recitazioni e a captare l'accondiscendenza della loro miserevole platea.

E' difficile a farsi ma possibile ed encomiabile.Il solo lavoro che libererebbe dalla schiavitù.

Post scriptum:

Di un bambino se ne può fare un angelo o un dèmone. 
E con lo stesso ferro, lo stesso piombo e lo stesso salnitro.
Ma dopo, moltissimo oro, per riconvertirlo.


Marco Sclarandis

Quand c'est trop c'est trop



Provo a ragionare su dei fatti.
Ogni anno s'aggiungono 80 milioni di neonati ai 7 miliardi e 200 milioni circa di nati 
e cresciuti.
Bisogna anche considerare i 100 ( cento ) miliardi di morti e sepolti che fanno parte
della nostra stirpe, ma sono tali e non dovrebbero suscitare problemi.
In realtà per alcune ragioni questi defunti sono presenti in modo abbastanza vivace nei vivi, 
e se questi pretendessero che tutti abbiano una lapide da qualche parte ho calcolato approssimativamente che occorrerebbe un terra grande come l'Italia per soddisfarli, i vivi.
Una piccola urna su di una mensola basterebbe anche, volendo.
Questi, i vivi, per restare tali necessitano di almeno un pasto al giorno, e a causa della peculiare loro, cioè nostra fisiologia, diversa da quella di altri esseri vertebrati, ma non ottenebrati da pensieri mistici e trascendenti, questa necessità è insurrogabile.
Si può digiunare con una certa regolarità, ma non con lunghe durate.
Sempre per ragioni di stirpe, e in questo caso bisogna dire proprio razziali nell’accezione biologica del termine, una volta che ci si è rifocillati e volendo, digerito con una siesta, 
procurarsi il necessario per il pasto successivo può essere bizzarramente complicato.
In questo la differenza tra gli esseri viventi è amplissima nei modi e nei tempi, 
ma non nella causa, l’appetito. 
S'è mai visto un Orango dirigere una catena di ristoranti?
Ma un energumeno, sì.
Ed è in questi modi per procurarsi il pranzo o la cena che risiede invece una differenza sostanziale tra noi e tutti gli altri e deriva proprio da quei pensieri ottenebranti ma anche illuminanti che una mente sazia o affamata come la nostra è in grado di generare.
Da migliaia di generazioni i nostri antenati non s'accontentano di campare il più a lungo possibile, e di sostituire gli antenati con i neonati, ma pretendono di fare del mondo 
una copia conforme ai loro labirinti mentali.
Oltre che di sè stessi, cosa sottilmente diversa da quella sostituzione prima citata.

Non c'è niente di intrinsecamente malvagio in tutto ciò. 

Ma sono i dettagli che fanno una grandissima differenza.
Adopero un concetto aritmetico alla portata di qualsiasi ragazzino della quinta elementare, per spiegarmi meglio.
Tutti quelli, invertebrati, quadrupedi, bipedi, ungulati o echinodermi che siano,
partono da una base e al massimo cercano di aumentarla con una moltiplicazione o con l'uso di un esponente.
Noi, per ragioni ancora non abbastanza evidenti, ma troppo numerose per essere ignorate, vorremmo fare della base elevata all'esponente un'altra base esponenziata
per proseguire il gioco fino all'esaurimento, o se giunge prima, alla noia.
Siamo fatti in questo modo. La Natura ci ha fatti sgusciare in questo modo siffattti.
Molti credono che qualcuno abbia organizzano le cose in tal modo in meno d'una settimana.
Ma i giorni in tempi arcaici potrebbero essere stati di una durata incomparabile con quella odierna.
E quelli che non ci credono o credono in qualcun altro che però avrebbe fatto 
praticamente la stessa cosa, ancora si danno botte da orbi per far prevalere delle opinioni che è impossibile trasformare in fatti definitivamente ed assolutamente accertati.
Se le cose stanno come le ho sommariamente descritte, allora siamo di fronte ad un secolo enigmistico dalla difficoltà di soluzione inaudita.
Tutte le strategie e le tattiche per risolvere i problemi adottate in passato, 
semplicemente non funzionano più come prima.
E più cerchiamo di applicarle più i problemi peggiorano.
Chiunque che sia minimamente sveglio può constatare che siamo in troppi a vole fare troppe cose, troppo complicate, troppo in fretta e per ragioni che non sono neanche
troppo stupide, ma abbastanza masochistiche.
E così ci stiamo rapidamente avvicinando al punto critico, tipico dei dirupi,
dove essendosi sporti troppo, si precipita e di rado ci salva.
Eppure, sebbene scostarsi ed arretrare quel tanto che basta per ammirare il panorama
senza correre il rischio di prepararsi il funerale, sembra un’azione difficilissima.
Non credo sia necessario esplicitare le metafore che ho adoperato.
Fumi troppo? Mangi troppo? Viaggi troppo? Pensi troppo o troppo poco?
Lavori apposta per mantenere quel troppo che oltretutto ripaga con troppo poche soddisfazioni?
Se uno si fa sovente queste domande e le risposte convergono verso l’affermazione positiva, allora la soluzione è facile da descrivere anche se difficile da applicare, 
almeno all’inizio.Come le arrampicate sulla roccia.
Poi, si comincia a vedere il falso piano e in discesa pure. 

Tanto per sorridere:


https://www.facebook.com/ForfaitMoto/posts/1124523320910845

Marco Sclarandis