Thursday, March 10, 2016

Omaggio a René Thom, Primo Levi, James Hillmann, e Seneca, naturalmente.



Siamo attratti dal dirupo
dai precipizi dai burroni
ci piace sporgerci sul ciglio
proprio dove osa sbocciare il martagone
e l'arancione giglio sgargiante di bellezza
c’inebria udire lo scrosciare
il fragore del torrente
ed il tonfo della pietra
l’immaginazione dello schianto
il suo spaccarsi in fondo al greto
seguire dei frantumi le parabole
la vittoria sulla sua stolida durezza
ottenuta passo dopo passo
letteralmente salendo sul costone
adoriamo inzupparci di vertigine
la stessa che aleggia nei bordelli
identica a quella dei duelli
della ressa pronta alla rissa sempre
amiamo far la guerra
e mentire spudoratamenente
dicendo che ogni volta ne sia l’ultima
l’amiamo perché rifornisce di catastrofi
senza le quali la noia ci assalirebbe
e salirebbe disgusto per la ripetizione
amiamo di folle desiderio queste e quelle
perché ci fanno sentire come dei
almeno per qualche tempo
anche solo per un mattino breve
catastrofe è inversa estasi
abisso rivoltato in vertice
morte costretta a rimirarsi in specchio
vite necessaria
a stringere i cardini del cancello
quello che separa L’Eden dall’Averno.

Marco Sclarandis





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