Se tu fossi vero mago
Sire tu sapresti trarre
da questi cinque semi
forza di dieci schiavi
lungo un intero secolo
uno solo dei tuoi carrubi
ti farebbe imperatore
non solo di questo mondo
ma anche di tutti quelli
che neanche riusciresti
a trovare in mille notti
tutte consumate in sogno.
Che cosa hanno a che fare le centrali nucleari con i semi
del carrubo?
Vediamo.
Da secoli i semi di questa pianta sono stati usati come
misura per l’oro e le pietre preziose, da questi deriva il carato, che
corrisponde a circa un quinto di grammo.
Ma è solo da un secolo che sappiamo che il peso di cinque
semi di carrubo
corrisponde ad una quantità d’energia enorme.
In termini comprensibili
anche alla casalinga di Voghera, un grammo di questi semi corrisponde a
venticinque milioni di chilowattora.
Una casalinga molto longeva, quindi, se sapesse come
convertire quotidianamente in energia, frammento dopo frammento quei cinque
semi,
ne avrebbe per tutta la vita e abbondantemente.
Non c’è niente di speciale nel carrubo, e nemmeno nei semi
di qualsiasi pianta.
Semplicemente, cinque grammi pesati sulla Terra di roba
qualsiasi, anche la più fetida e ripugnante, trasmutati completamente in
energia portano a quell’immensa quantità.
Che le cose stiano così, ne abbiamo la dimostrazione
quotidiana al sorgere del Sole, e ne abbiamo avuta una dimostrazione tremenda e
spettacolare per la prima volta sulla Terra all’alba del sedici luglio 1945 in una località desertica
che per una singolare coincidenza si chiama Jornada del Muerto.
Dove nel poligono militare di Alamogordo in New Mexico
la validità della famosa formula E = mc 2 ideata da Albert
Einstein ebbe una dimostrazione, diciamo così, folgorante.
Meno appariscente ma che folgorò la mente di Lise Meitner fu
l’esperimento che la convinse che sul serio la materia bruta si prestava a
subire quella stupefacente trasformazione.
Da allora abbiamo fatto esplodere centinaia e centinaia di
ordigni nucleari e fatto funzionare dozzine di dozzine di centrali nelle quali
i nuclei degli atomi si sono disintegrati a nostro temporaneo vantaggio.
Non tutto è filato liscio, evidentemente.
Se fosse così, invece di qualche centinaia di centrali
nucleari ne avremmo decine di migliaia, e non staremmo ancora a scavare
voragini dappertutto, a trivellare pozzi dovunque per cavarne minerali d’ogni
genere.
Ricicleremmo tutto, perché l’energia nucleare sarebbe
sostanzialmente inesauribile.
La Natura è sottile, ma non maliziosa, sembra abbia detto
Albert Einstein
ma noi umani sembra che siamo al contrario grossolani e
infingardi.
Dev’essere per questo motivo che nonostante l’energia del
nucleo atomico
stiamo rendendo la Terra una nauseabonda pattumiera.
Incolpare l’Idrogeno il Torio o l’Uranio di non avere
esaudito i nostri più sfrenati desideri, non serve a nulla.
Anzi, il solo fatto che siamo riusciti finora ad estrarne
solo un millesimo della loro intrinseca potenziale energia, ci ha impedito di
precipitare nell’abisso dell’autodistruzione.
Allora, dev’essere che non è energia illimitata quello che
ci serve.
Ma una continua inesauribile conoscenza di come ogni cosa
esiste in virtù di qualche limite.
Anche gli atomi, nel loro piccolo sembra che lo sappiano.
Altrimenti se ne starebbero immobili, per sempre sazi dei
loro nuclei.
Marco Sclarandis