Dai nostri vitrei monitor
Noi
vi vediamo vividi
Oltre
l’occorrente anche
Ad
intendere quanto attoniti
Sarete
nel rovistare i cumuli
Di
cui vi lascieremo eredi
Non
perché siamo maghi
Ma
ignavi simulatori
Chè
abbiamo tra le mani
Tale
chiaroveggenza
Voi
scaverete e i fluidi
Luridi
di varie specie
Saranno
quanti i lividi
Alle
ginocchia e ai gomiti
Ed
i bidoni di sorprese
Non
vi mancheranno indizi
Di
attraenti creazioni
Nate
da commistioni
D’utili diletti e libagioni
Rare
emergeranno le eccezioni
Di
bello puro e semplice
Talvolta
nascosto pure
In
ineffabili equazioni
Se
fossimo indovini autentici
Vi
avremmo già contati
Classificati
in ordine sebbene
Memori
d’amnesie impensabili
Prontamente
mummificati
Ma
siccome siamo solo
Supertiziosi
ragionieri
La
stima che di voi abbiamo
E’
articolo di moda
O
al massimo di fede tifoidea
Posteri
disilludetevi
Non
troverete le ragioni
Dei
nostri baccanali
Negli
avanzi di bagordi
Di
festival furenti
Nei
resti delle fiere
Conclusesi
in ossa ed assi
Tra
ciò che rinverrete
Eccessi
di frantumi e cocci
Barattoli
e flaconi
Confrontati
alle razioni
Di
vino e fritture miste
Digeribili
da stomaci d’antropodi
Ammassi
di suole e pagine
Esagerati
per dei viaggiatori
Troppo
distratti a cogliere
Reliquie
da collezionare
Mobilia
e suppellettili
Da
mandare in visibilio
Rettili
e scarafaggi
Giocanti
a guardie e ladri
Fra
calche di mosconi
Ma
poche balaustre degne
D’affacciarsi
ad edenici giardini
Reti
condotte e conduttori
Congiungenti
grotte e cripte
Dove
ne dedurrete
Si
azzardassero i destini
Dei
sovrastanti sottoposti
E
in ultimo proporzioni incongrue
Tra
salme sparpagliate
Ed
esequie svolte civilmente
Pensandovi
da queste sponde
Noi
vi concepiamo timidi
A
osare ardite ipotesi
Sul
vivere di antenati
Cosi’
sofisticati e illogici
Quali
che siamo noi
O
voi sarete scaltri
E
invece che sciupare invano
L’eccellenza
delle menti
Atte
a svelare arcani
E
misteri inesistenti
Banchetterete
euforici
Ad
ogni riesumazione
Di
spuntini liofilizzati
E
pane e salame fossili
Visto
che siamo in tempo
Vi
stiamo preparando capsule
Pregne
d’una supposizione
Unita
al desiderio ardente
Che
voi le ripeschiate
Prima
dell’ultima pietosa
Magnanima
estinzione
Ponente fine all’ansia
Insita
nella questione
Ebbene
sospettiamo
Da
reiterate indagini
Sui
cronici dispetti
Tipici
tra inquilini
Condomini
e portinai
Dunque
dicevamo tutti
I
collegati coattati o affini
Di
cui siamo parenti
Pare
non sia ad angeli
Eroi
chimere semidei
Animali
od extratrasmutanti
Cui dobbiamo l’ascendenza
Bensi’
si sia semplicemente
Astanti
transitori
Tali
intenzionalmente suscitati
Con
inevidente scopo
Se
non di determinare
Un
unità di conto
Utile
per insondabili scenari
Intanto
che procedeva il cosmo
Verso
confini strani
Colmi
di passanti endemici
Quindi
noi sopranominati
Da
un’idea alla fine
Traviati
e resi folli
Chè
per essere immortali
Cosi’
sui due piedi saldi
E
mani strette ai fianchi
Occorra
in tal modo vivere
Per
l’infinità dei giorni.
Marco Sclarandis