Provo a ragionare su dei
fatti.
Ogni anno s'aggiungono 80
milioni di neonati ai 7 miliardi e 200 milioni circa di nati
e cresciuti.
Bisogna anche considerare i
100 ( cento ) miliardi di morti e sepolti che fanno parte
della nostra stirpe, ma
sono tali e non dovrebbero suscitare problemi.
In realtà per alcune ragioni
questi defunti sono presenti in modo abbastanza vivace nei vivi,
e se questi
pretendessero che tutti abbiano una lapide da qualche parte ho calcolato
approssimativamente che occorrerebbe un terra grande come l'Italia per
soddisfarli, i vivi.
Una piccola urna su di una mensola basterebbe anche, volendo.
Questi, i vivi, per restare
tali necessitano di almeno un pasto al giorno, e a causa della peculiare loro,
cioè nostra fisiologia, diversa da quella di altri esseri vertebrati, ma non
ottenebrati da pensieri mistici e trascendenti, questa necessità è
insurrogabile.
Si può digiunare con una
certa regolarità, ma non con lunghe durate.
Sempre per ragioni di stirpe,
e in questo caso bisogna dire proprio razziali nell’accezione biologica del
termine, una volta che ci si è rifocillati e volendo, digerito con una siesta,
procurarsi il necessario per il pasto successivo può essere bizzarramente complicato.
In questo la differenza tra
gli esseri viventi è amplissima nei modi e nei tempi,
ma non nella causa, l’appetito.
S'è mai visto un Orango dirigere una catena di ristoranti?
Ma un energumeno, sì.
Ed è in questi modi per procurarsi il pranzo o la cena che
risiede invece una differenza sostanziale tra noi e tutti gli altri e deriva
proprio da quei pensieri ottenebranti ma anche illuminanti che una mente sazia
o affamata come la nostra è in grado di generare.
Da migliaia di generazioni i
nostri antenati non s'accontentano di campare il più a lungo possibile, e di
sostituire gli antenati con i neonati, ma pretendono di fare del
mondo
una copia conforme ai loro labirinti mentali.
Oltre che di sè stessi, cosa sottilmente diversa da quella sostituzione prima citata.
Non c'è niente di intrinsecamente malvagio in tutto ciò.
Ma sono i dettagli che fanno una grandissima differenza.
Adopero un concetto aritmetico alla portata di qualsiasi ragazzino della quinta elementare, per spiegarmi meglio.
Tutti quelli, invertebrati, quadrupedi, bipedi, ungulati o echinodermi che siano,
partono da una base e al massimo cercano di aumentarla con una moltiplicazione o con l'uso di un esponente.
Noi, per ragioni ancora non abbastanza evidenti, ma troppo numerose per essere ignorate, vorremmo fare della base elevata all'esponente un'altra base esponenziata
per proseguire il gioco fino all'esaurimento, o se giunge prima, alla noia.
Siamo fatti in questo modo. La Natura ci ha fatti sgusciare in questo modo siffattti.
Molti credono che qualcuno abbia organizzano le cose in tal modo in meno d'una settimana.
Ma i giorni in tempi arcaici potrebbero essere stati di una durata incomparabile con quella odierna.
E quelli che non ci credono o credono in qualcun altro che però avrebbe fatto
praticamente la stessa cosa, ancora si danno botte da orbi per far prevalere delle opinioni che è impossibile trasformare in fatti definitivamente ed assolutamente accertati.
Se le cose stanno come le ho
sommariamente descritte, allora siamo di fronte ad un secolo enigmistico dalla
difficoltà di soluzione inaudita.
Tutte le strategie e le
tattiche per risolvere i problemi adottate in passato,
semplicemente non
funzionano più come prima.
E più cerchiamo di applicarle
più i problemi peggiorano.
Chiunque che sia minimamente
sveglio può constatare che siamo in troppi a vole fare troppe cose, troppo
complicate, troppo in fretta e per ragioni che non sono neanche
troppo stupide, ma abbastanza
masochistiche.
E così ci stiamo rapidamente
avvicinando al punto critico, tipico dei dirupi,
dove essendosi sporti troppo,
si precipita e di rado ci salva.
Eppure, sebbene scostarsi ed
arretrare quel tanto che basta per ammirare il panorama
senza correre il rischio di
prepararsi il funerale, sembra un’azione difficilissima.
Non credo sia necessario
esplicitare le metafore che ho adoperato.
Fumi troppo? Mangi troppo? Viaggi
troppo? Pensi troppo o troppo poco?
Lavori apposta per mantenere
quel troppo che oltretutto ripaga con troppo poche soddisfazioni?
Se uno si fa sovente queste
domande e le risposte convergono verso l’affermazione positiva, allora la
soluzione è facile da descrivere anche se difficile da applicare,
almeno all’inizio.Come
le arrampicate sulla roccia.
Poi, si comincia a vedere il
falso piano e in discesa pure.
Tanto per sorridere:
https://www.facebook.com/ForfaitMoto/posts/1124523320910845
Marco Sclarandis