Wednesday, January 14, 2015

Dopo estenuante indagine




Sospetto non sia altro
il nostro mondo vario
che séguito di taglio
nell’Assoluto denso
se produsse ferita in carne viva
od orizzonti su vuoti non visibili
non sappiamo come sapere prima

bastò un fendente unico
quello fu il miracolo

il secondo l’ennesimo dei colpi
non furono che apparente

suddivisione d’infrangibile

oppure per noi che amiamo
contare l’inesauribile

moltiplicazione di ente singolare

mistero è che lama e mano
sfuggono dalla flagrante azione
siamo genìa di quell’intaglio
mosso da un intento primo
in bilico tra un desiderio
d’onnipotenza e annientamento

Umano che si ritrae
dopo estenuante indagine
e quieto contempla il varco
è essere che sa farsi lieto

Marco Sclarandis

Saturday, January 10, 2015

Dubbio profetico









                  Dilà si starà alla grande
                ma aqquà sistà allo stretto
                         cassadafà ?











Marco Sclaramdis

Friday, January 9, 2015

Vivi e lascia vivere



Abbiamo tutti un tarlo
e siamo comunque tarlo
per qualcuno o qualcun' altro
senza neanche poi saperlo
e siccome di legno abbiamo 
sovente la testa sopratutto
ecco perchè sentiamo
anche nell'assolata quiete
quello stridio di denti
e rimbombo di mascelle
fin dentro il midollo osseo
e in fondo alle budelle
meglio è per noi tenerlo
quel minatore bruco
che come da un minareto
con incessante prece
ci ricorda di quale specie
sia la nostra fattura vera
rodi rodi verme ubiquitario
la tua poca segatura
è antidoto alla paura
di sapere di finire in polvere

Marco Sclarandis








Thursday, January 8, 2015

Svagati ma non decapitati


Se ti serve
ma proprio se ti serve
ti lascio la mia testa
quando spenta in via definitiva
sarà come una pignatta fessa
od una lampadina fulminata
ma d’adesso dartela e per giunta
con rito macabro e colpo d’una sciabola
mi sembra un gesto tragicomico
da far morir dal riso pure un Dio irato
così tanto per sapere per nient’altro
il mio cranio usato quale candeliere
non ti pare un vezzo un poco desueto
te lo dico io che ho nell’albero
non il fico ma quello genealogico
degli avi partiti per l’Oriente cavalcando
fieri e corazzati attratti da un sepolcro
da così tempo che pare ormai un millennio
se ti va di prenderla con verve
andiamo insieme per una passeggiata
a conversar di datteri d’aurore boreali
d’arabe felici di walchirie di fenici di Perù e Katai
di kiwi di salumi di gusti diversi dalla menta
di come spesso si possa convivere gaudenti
pur rompendosi con infidi rompicapi
quella diversa testa  senza perderla.

Marco Sclarandis

Ecco perchè hanno già perso

Una volta, parlando a “France Info” Charb aveva spiegato che la caricatura permetteva di «sublimare la violenza: chissà cosa saremmo diventati senza la matita». 
E agli islamici che lo accusavano di essere blasfemo, aveva risposto, spiazzandoli: perché non fate una rivista satirica contro di noi, i laici?
 
Nel settembre del 2012 un uomo era stato arrestato a La Rochelle perché aveva esortato, da un sito jihadista, a decapitare Charb. Ma lui, se anche avesse potuto immaginare la sua fine, avrebbe probabilmente ripetuto ciò che aveva detto nel 2012 in un’intervista: 

«Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un’automobile, non ho debiti. Forse potrà suonare un po’ pomposo - aveva concluso -, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio». 
 
Tratto da "Il Corriere" di oggi

Marco Sclarandis





Wednesday, January 7, 2015

Non lo sanno, ma hanno già perso.








La Storia,
che è gran Maestra, pur avendo pessimi allievi,
non sopporta chi non sa ridere di sè stesso.

 
Marco Sclarandis

Tuesday, January 6, 2015

BBona Befana!



Dai nostri vitrei monitor

Noi vi vediamo vividi
Oltre l’occorrente anche
Ad intendere quanto attoniti
Sarete nel rovistare i cumuli
Di cui vi lascieremo eredi

Non perché siamo maghi
Ma ignavi simulatori
Chè abbiamo tra le mani
Tale chiaroveggenza

Voi scaverete e i fluidi
Luridi di varie specie
Saranno quanti i lividi
Alle ginocchia e ai gomiti
Ed i bidoni di sorprese

Non vi mancheranno indizi
Di attraenti creazioni
Nate da commistioni
D’utili  diletti e libagioni
Rare emergeranno le eccezioni
Di bello puro e semplice
Talvolta nascosto pure
In ineffabili equazioni

Se fossimo indovini autentici
Vi avremmo già contati
Classificati in ordine sebbene
Memori d’amnesie impensabili
Prontamente mummificati

Ma siccome siamo solo
Supertiziosi ragionieri
La stima che di voi abbiamo
E’ articolo di moda
O al massimo di fede tifoidea

Posteri disilludetevi
Non troverete le ragioni
Dei nostri baccanali
Negli avanzi di bagordi
Di festival furenti
Nei resti delle fiere
Conclusesi in ossa ed assi

Tra ciò che rinverrete

Eccessi di frantumi e cocci
Barattoli e flaconi
Confrontati alle razioni
Di vino e fritture miste
Digeribili da stomaci d’antropodi

Ammassi di suole e pagine
Esagerati per dei viaggiatori
Troppo distratti a cogliere 
Reliquie da collezionare

Mobilia e suppellettili
Da mandare in visibilio
Rettili e scarafaggi
Giocanti a guardie e ladri
Fra calche di mosconi

Ma poche balaustre degne
D’affacciarsi ad edenici giardini

Reti condotte e conduttori
Congiungenti grotte e cripte
Dove ne dedurrete
Si azzardassero i destini
Dei sovrastanti sottoposti

E in ultimo proporzioni incongrue
Tra salme sparpagliate
Ed esequie svolte civilmente

Pensandovi da queste sponde
Noi vi concepiamo timidi
A osare ardite ipotesi
Sul vivere di antenati
Cosi’ sofisticati e illogici
Quali che siamo noi

O voi sarete scaltri
E invece che sciupare invano
L’eccellenza delle menti
Atte a svelare arcani
E misteri inesistenti

Banchetterete euforici
Ad ogni riesumazione
Di spuntini liofilizzati
E pane e salame fossili

Visto che siamo in tempo
Vi stiamo preparando capsule
Pregne d’una supposizione
Unita al desiderio ardente

Che voi le ripeschiate
Prima dell’ultima pietosa
Magnanima estinzione
Ponente  fine all’ansia
Insita nella questione

Ebbene sospettiamo
Da reiterate indagini
Sui cronici dispetti
Tipici tra inquilini
Condomini e portinai
  
Dunque dicevamo tutti
I collegati coattati o affini
Di cui siamo parenti

Pare non sia ad angeli
Eroi chimere semidei
Animali od extratrasmutanti
Cui  dobbiamo l’ascendenza

Bensi’ si sia semplicemente
Astanti transitori

Tali intenzionalmente suscitati
Con inevidente scopo
Se non di determinare
Un unità di conto
Utile per insondabili scenari
 Intanto che procedeva il cosmo

Verso confini strani
Colmi di passanti endemici

Quindi noi sopranominati
Da un’idea alla fine
Traviati e resi folli

Chè per essere immortali
Cosi’ sui due piedi saldi
E mani strette ai fianchi
Occorra in tal modo vivere
Per l’infinità dei giorni.

Marco Sclarandis