Wednesday, December 23, 2015

Quanti?






Quanti angeli possono danzare sulla capocchia d'uno spillo
Quanti demoni la cruna d'un ago imprecando attraversare
Quanti cristi sul fusto della spilla vivere aggrappandosi
Chi nemmeno si domanda tali cose non è degno

di godere del riparo sottostante
una puntina da disegno
appuntata obliquamente
sulla tavola che regge l'esistenza.




Marco Sclarandis

Saturday, December 19, 2015

Auguri del solstizio



Se arrivasse a precipizio
per Natale una cometa
la vedessero da Orte
proveniente dalla nube
ad un Oort intitolata
o da quella fascia intorno
al sistema solare planetario
per cui Kuiper ebbe fama
porterebbe neve ghiaccio mota
a questo mondo sì arsurato
ed insieme uno scompiglio
di grandiosa proporzione
metterebbe tutto in ordine
senza fare favori regalie
tutti pari a pedine allineate
bianche nere degli scacchi
re regine alfieri torri
equi via a iniziare nuovi giochi
se arrivasse e ci sfiorasse
quale chioma lattescente
luminosa berenicea impalpabile
ci direbbe state quieti
rimettete a posto armi
odi debiti contese spese
se volete che il solstizio
vi riporti
api e fiori a primavera.

Marco Sclarandis

Friday, December 18, 2015

Piccolo avanzamento di piccologia evolutiva



No non si rifulge come stelle nella notte
si salta e si rosicchia come tarli cavallette
per avidità di mete raggiunte e oltrepassate
ci vorrebbe per noi un globo illimitato
per quel paio frontale lobo cerebrale
che ci spinge a sfrenato desiderio
tanto grande da apparire vasto piano
allora per un tempo lungo sebbene limitato
riusciremmo ad acquietarci ad esultare
tu prenditi quello spicchio della torta
grande tanto quanto riesci a misurare
lui si ritagli tessera da incastro
con la forma che gli pare affine
lei abbia arcipelago e barriere
di coralli colorati a profusione
e loro invaghiti d'antri di un Vulcano
prendano lande dove si perda il rombo
i fumi di carboni e di metalli fusi
noi vorremmo spazio per la zecca
dove coniare medaglie monete stemmi
da vendere per divertimento ai pellegrini
anche voi sarete accontentati tutti
io non so dirvi come ma son certo
che nessuno inveirà sotto le intemperie
e patirà sete sotto il Sole.

Post scriptum:
ci vorrebbe per noi un globo illimitato
tanto grande da apparire vasto piano

Rileggendo a due giorni di distanza questi due versi non consecutivi,
m'è sembrato di aver scritto una cosa illogica.

Più logico sembrerebbe questo:

ci vorrebbe per noi un vasto piano
tanto grande da apparire globo illimitato.

Invece era tutto giusto come nell'immagine da cui i versi sono scaturiti:
Più una sfera, quindi un globo, s'ingrandisce, più la sua curvatura s'appiattisce, quindi l'orizzonte è un vasto piano, appunto.
E inoltre illimitato non è perfetto sinomimo  di infinito.
Infatti la superficie di una sfera, proprio topologicamente parlando, è illimitata ma non necessariamente infinita.
Grazie per l'attenzione.
Una delle risorse più scarse e limitate, di questi tempi.

Marco Sclarandis

Thursday, December 17, 2015

Piccologia evolutiva.

Posso dire che stiamo inaugurando una nuova branca del sapere umano:
la "Piccologia evolutiva"
Che non è lo studio delle piccole cose, almeno non innanzitutto, ma quello dell'evoluzione ed adattamento al picco d'ogni risorsa.
(Jacopo, abbiamo uno stagno grande come un oceano in cui sguazzare! Salutiamo Cassandra e diamoci ad Apollo o Mercurio o ad Atena, o a chi ci sorride più amichevolmente!).
 

Marco



No non si rifulge come stelle nella notte
si salta e si rosicchia come tarli cavallette
per avidità di mete raggiunte e oltrepassate
ci vorrebbe per noi un globo illimitato
per quel paio frontale lobo cerebrale
che ci spinge a sfrenato desiderio
tanto grande da apparire vasto piano
allora per un tempo lungo sebbene limitato
riusciremmo ad acquietarci ad esultare
tu prenditi quello spicchio della torta
grande tanto quanto riesci a misurare
lui si ritagli tessera da incastro
con la forma che gli pare affine
lei abbia arcipelago e barriere
di coralli colorati a profusione
e loro invaghiti d'antri di un Vulcano
prendano lande dove si perda il rombo
i fumi di carboni e di metalli fusi
noi vorremmo spazio per la zecca
dove coniare medaglie monete stemmi
da vendere per divertimento ai pellegrini
anche voi sarete accontentati tutti
io non so dirvi come ma son certo
che nessuno inveirà sotto le intemperie
e patirà sete sotto il Sole.

Marco Sclarandis

Thursday, December 10, 2015

La notte dei doveri, dell'uomo.

Inizio questo post ricordando a me stesso in primis, che oggi è dedicato alla Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo.
E proseguo citando questo post, che preferisco venga letto sul sito d'origine:

http://ugobardi.blogspot.it/2015/12/ottimismo-e-sovrappopolazione-come-non.html

Mi piacerebbe che domani, anche a cominciare dalla sera, fosse dedicato ad una Dichiarazione universale dei doveri dell'Uomo.
E il primo di questi doveri, dovrebbe essere quello sacro agli antichi popoli mediterranei, quello dell'ospitalità.
La Terra ospita da tempi antichissimi pellegrini d'ogni genere, rispettando e facendo rispettare regole ferree,
ma a ragion veduta imparziali.
Siamo arrivati noi, e queste regole le abbiamo modificate, unilateralmente. 
Noi umani ultimi, pretendiamo di decidere chi dev'essere ospitato scegliendo tra quelli arrivati per prima.
Sembra che lo possiamo fare, ma è una insidiosa apparenza.
Chi ci ospita, proprio per la sua natura tace, ma non è detto che acconsenta.
Infatti ora che abbiamo invaso stanze, corridoi, sottoscale, cantine, torrette, giardini, limonaie, stalle, orti  grottini, 
insomma ogni angolo della Gaia reggia, aleggia aria di cacciata.
E la preda farebbe bene a guardarsi alle spalle e allo specchio.
Invece di essere in preda all'euforia di ulteriore crassa baldoria.
Quanti ospiti come noi prevede la lista degli invitati su questo Pianeta? 
Tanto facile a domandarsi tanto quanto difficile rispondere.
Come nella réclame di una banca italiana, ogni Homo più o meno sapiens,  ha a disposizione un cerchio
di poco più di duecento passi di diametro.
Di superficie, non di Terra e terra, ferma, fertile, e come si dice, al sole. 
Sorvolare su questo fatto, è da imbecilli.

Mi viene in mente un rovello ancora senza risposta 
Quanti sono i numeri primi gemelli?
Un tot o infiniti?
Stessa incertezza per quanto riguarda le Terre gemelle.
E se anche fossero centinaia si sa che sono per ora e lo saranno per un bel pò di tempo, irrangiungibili. 
A portata di immaginazione e di fantasticheria, ma si sa di soli sogni non ci si sfama.
Occorrono almeno delle umili ma molto concrete patate o tuberi consimili.

 L'ultima immagine del post di cui sopra, contiene un fatto che a molti non appare evidente.
Già a molta gente non è abbastanza evidente che una crescita esponenziale non è sincrona con il tempo, 
nel senso a parità di periodo di crescita, la quantità di ciò che cresce aumenta più che in diretta proporzione.
Un concetto appena più sottilmente complesso è quello che esistono infinite crescite esponenziali.
Una cosa che cresca al cubo è più invadente di una cosa che cresca al quadrato, per esempio, 
e alla decima potenza è più che esplosiva.
Figuriamoci qualcosa che cresca in modo esponenzialmente esponenziale.
Cioè che man mano che cresce cresce anche l'esponente.
Per intenderci, non un numero "x"= 1,2,3 che che cresce con il suo quadrato 2,4,8 e così via,
e nemmeno con il suo cubo 1,2,3 quindi 3,9,27 o 1,2,3 che alla decima potenza diventa 10,100.1000.
Ma qualcosa simile a x = 1,2,3,4,5,6 che diventa 1, ,4, 27, 256, 3125, 46656,....
e, raggiunto il 10 diventa 10.000.000.000, dieci miliardi. (da notare che la quantità di cifre del risultato è almeno uguale a x, perciò quando x diventa cento il risultato è x alla centesima, ovvero un numero di cento cifre, centouno per l'esattezza)
Invece che un tranquillo x che si accontenta di raddoppiare a scadenza fissa 1,2,3,4,5.......2,4,8,16,32.
E che dopo dieci raddoppi diventa solo, si fa per dire 1.048.576 (un milionequarantottomilacinquecentosettantasei).
Ecco qui una altro fatto poco evidente alle folle, cioè che senza le notazioni esponenziali 
sarebbe quasi impossibile parlare di certi numeri.
Una cosa simile a quella che avvenne quando si comprese che adoperare i numeri romani per fare i conti dei commerci medievali stava diventando un ginepraio impercorribile.
E qui siamo solo nell'ambito dell'aritmetica, in fondo.
Figuriamoci passare in quello della matematica.
Ma qualcuno si chiederà che cosa centra, e lo dico senza l'apostrofo.
Centra centra, anche c'entra, eccome.
Procreare senza tenere tenere conto di quanto esteso sia un campo di patate 
e quante patate possano crescere se piove troppo o troppo poco,
puo essere un atto di fede, ma se questa viene mal riposta diventa un gesto di disprezzo della umana ragione e ragionevolezza.
E siccome di patate si campa, e non solo di racconti sui raccolti  delle patate, con le suddete bisogna fare sempre i conti 
e anche piuttosto esatti, per così dire.
Dimenticavo, ci sono ovviamente le crescite e le decrescite esponenziali con esponente frazionario e complesso, dove l'esponente non è un semplice numero, per quanto grande o piccolo che sia, ma è una operazione essa stessa.
La più famosa di tutte è quella che implica il numero "e" quello che è insito in ogni funzione esponenziale, pi greco che è insito dovunque vi sia un cerchio o un moto armonico, anche in una canzonetta per capirci, "i" che sta dovunque scorra una corrente elettrica appena appena sfasata rispetto alla tensione che la spinge, oltre che in tanti altri luoghi, lo "0" e l' "1", e per fortuna questi due numeri non hanno bisogno di particolari definizioni.
Riassunta in una sola locuzione. La formula di Eulero: e elevato ad i per pigreco, più uno, è uguale a zero.
E'giusto chiedersi a che cosa serva questa formula, e non è obbligatorio capire che cosa significhi.
Ma mangiando patate e poco altro di più sostanzioso, l'abbiamo scoperta e cosa sublime,
si sa che è una regola del funzionamento dell'universo intero.
Per chi ha la pancia piena , ma la testa vuota, dovrebbe già bastare.

Chi vuol esser bruto sia, nel doman abbia orrendezza.

(anonimo XXI secolo)

Marco Sclarandis
 

Wednesday, December 9, 2015

L'imitazione del resto

Limitazione del resto.
Tra il titolo e l'icipit di questo post c'è solo una piccola differenza. Un apostrofo.Che tipograficamente è solo una virgola che libra capovolta tra due parole.
Nel parlato può essere difficile distinguere le due frasi, se non si considera il contesto del discorso in cui sono pronunciate.
Ma alla fine questa coppia di frasi foneticamente identiche contiene solo tre parole chiave.
Volendo giocare con le parole, gioco talvolta pericolosissimo ma altrettanto irresistibile, una parola chiave,una parola porta, ed una parola serratura.E l'insieme dà accesso ad un mondo intero, più che ad una stanza.
Poi , se uno ha abbastanza immaginazione può pensare ad una "Wunderkammer" *e vedere la stanza come se fosse anche un castello intero.Limitazione, imitazione e resto.Ecco le parole che ho fatto materia da fabbro.
Anche qui, fabbro, è quanto mai parola appropriata.
Siamo ormai orda di fabbri scatenati .Ne senso lato della radice etimologica del termine.
Gente che fa,  che fabbrica, che fa fabbriche che ne alimentano altre che poi ne alimentano le prime.In circoli ormai disastrosamente viziosi, non in sè e per sè, ma perchè ogni cosa ha un limite.
Appunto riecco la limitazione scrocchiare nella serratura che serra o apre la porta.E, ma io n c'entro, perchè le parole non le ho inventate io, se no non sarei a scrivere queste cose, ecco la parola serra da cui l'effetto omonimo.
Potrei perdermi in un aracnideo labirinto di significati, ma non voglio.
Parto invece da questo nodo doppio e dai suoi intrecci con gli altri.
Limitazione del resto , L'imitazione del resto.

Che cos'e questo resto? Dipende da chi lo pensa. Nel mio pensiero, ora è la vita terrestre in tutte le sue forme.
Lo chiamo resto perchè da molto tempo noi umani ci consideriamo un intero, un conto a parte,e tutti gli altri esseri viventi, 
pur contribuendo alla somma della Vita sono una specie di parte frazionaria , un avanzo, qualcosa che sottostà a noi.
Di fatto, tutti i fatti , gli indizi che sono in realtà prove e pesantissime pure, mostrano che noi umani siamo giunti per ultimi qui sulla Terra.
Ma stiamo facendo di tutto per uscirne primi o comunque presto, appunto limitando la vita degli altri, 
quelli che non sono specie umane.
Anche quella degli altri come noi, sia chiaro.Una sorta di nazi-onanismo planetario.
Se vogliamo stare qui ancora  a lungo, locuzione che è difficile da quantificare, perchè lungo riferito al tempo può portare a discussioni interminabili,dobbiamo in brevissimo tempo, una generazione, trovare un equilibrio tra imitazione e limitazione di ogni cosa resti, avanzi, residui e a parte compresi. 
Noi maneggiamo tempi che vanno da quello di Max Planck, 10^−43 secondi fino alla interminabile  vita presunta dei protoni, 
10^33 anni, ovvero 10^76 in istanti di Planck.
Ed ammiriamo i 10^60 istanti di Planck finora ticchettati da un ipotetico inizio dell'universo osservabile.
Purtroppo dobbiamo fare i conti con un misero, anzi inferiore a 10^5,  metri quadri pro-capite 
per quanto riguarda lo spazio terrestre in cui viviamo.
Anche lastricando di condomini e di grattacieli, savane, deserti e paludi quel dieci alla quinta non raddoppia nemmeno.
Figuriamoci far salire di una entità quell'esponente.Praticamente impossibile, e per varie e molto prosaiche ragioni.
Se, e lo abbiamo sempre fatto e questo va a nostra discolpa, perfezionassimo l'imitazione degli altri dai più nanoscopici a quelli giganteschi, e di esempi ne abbiamo a decine di milioni, in varietà che in quantità è un numero anch'esso rappresentabile in modo pratico solo con la notazione esponenziale, potremmo affrontare adeguadatamente questo particolare passaggio 
da 10^ 9 alla 10^ 10 , cifre riferite alla possibile prossima popolazione umana sulla Terra.
Noi siamo qui e siamo in tanti anche in virtù del sacrificio di inimmaginabile orde di esseri viventi d'ogni genere e specie, nel senso proprio zoologico del termine.
E siamo quello che siamo, esseri con una mente praticamente insaziabile, senza apparente ragione.
Anzi, per quale motivo l'universo visibile, sostanzialente fatto di vuoto, sebbene il vuoto non sia il nulla, ci ha stipati su di una sfera così limitata?
Chi vuole credere che presto o anche tardi conquisteremo le vastità cosmiche, siderali, deve fare due conti sul retro d'una busta, 
e considerare che si tratta di fede nella scienza, ma sempre di fede si tratta.
Concludo proprio per la consapevolezza che ogni cosa è limitata oltre che imitata, sapendo che esiste un famoso scritto da cui ho parafrasato il titolo di questo post. 
Scritto interessante per chiunque, che creda nell'assurdo, nel razionale, nel logico, nel paradossale 
o che semplicemente è assai probabile che domani sorga di nuovo il Sole.

 Si trova anche a questo indirizzo: http://www.maranatha.it/Testi/TestiVari/Testi1Page.htm


* "Wunderkammer" * letteralmente camera, stanza delle meraviglie.

Sunday, December 6, 2015

Ora sei ancora principessa sulla strada



Mentre la catena trae
i denti della corona e del pignone
ogni osso dell’ordigno birotato
ogni tendine ganascia insieme
al derma circolare morbido
collaborano in dinamico equilibrio
prodigio biomeccanico si compie
eccelle termodinamica efficienza
la vista del percorso mi distrae
dalla bolletta la fattura la scadenza
divengo vela al vento su sentiero
muscoli e pedivella si fan onde
braccia sguardo olfatto udito
si mutano in timone e Ulisse
m’invidia mi sorride Icaro
il fruscio della gomma sul’asfalto
il brusio sullo sterrato
sul pavè quel suono ritmico
non m’impediscono interiore lavorìo
raggi si flettono e trasmettono momento
cascate  scalinate percorse d’energia
biochimica cinetica angolare
con un manubrio mi sento già torero
e domo bestia al mio volere
dirigo le sue corna dove voglio
sella è trono di un imperatore
leve frenanti screttri nelle mani
allora mi domando come
tu bicicletta in quali menti stavi
assorte ad escogitare meccanismi
ordigni di passioni bellicose
e a lungo nascosta sei rimasta
un conte francese ti ha svegliata
dal sonno in quella selva d’invenzioni
ora sei ancora principessa sulla strada
presto diverrai regina incoronata.