Monday, October 17, 2016

La proroga


Mettere in conto la morte
non quella che viene
per cartilagini logore
per corrosione di ossa
per esaurimento di palpiti
che anch'essi sono contati per tutti
tranne bizzarre eccezioni
metterla perché esistette Cartagine
Roma imperiale Sagunto
Atene Sparta Persepoli
ed ancora Aleppo resiste
come Detroit come Palmira
perché chiunque ha incontrato
una Gerusalemme Celeste
nel pensiero notturno
sotto una volta di un emisfero
o dell'altro e per essa il pugnale
sguainerebbe o lancerebbe l'ordigno
considerala quotidiana di nuovo
non come peste importata da sorci
ma come agguato perenne
annidato nell'animo che di sciagure
si nutre ed ammalia
mettila in conto tra un attimo
almeno per un momento
e lì che ti guarda dallo specchietto
furtiva dall'iride d'untuosa pozzanghera
ricambiala di sguardo fermo ed attento
se vuoi che ti conceda una proroga
a prenderti venga
una prossima volta.
 
Marco Sclarandis

Saturday, October 1, 2016

Quanta vita vegetale



Quanta vita vegetale
incapsulata in tre chili di borlotti
ogni baccello con due o più gemelli
qualcuno fagiolo nato unico
qualcun'altro nato prematuro
ed anche storpio e morto
mentre li sguscio tutti
immagino il campo che li aspetta
ma non qui non su questa Terra
perché una pentola li attende
ed ecco l'inatteso essere divino
rannicchiato morbido indifeso
vivente simbolo d'ogni metamorfosi
t'ho preso ed alloggiato
sotto vetro di cibo foraggiato
in una settimana tre fagioli
forse trenta prima che diventi pupa
divorerai lasciando strame
alata creatura io ti aspetto
con te prenderò il volo
con ali ritagliate da una seta
più leggera dell'autunnale bruma.




Marco Sclarandis

Thursday, September 29, 2016

Ciò che ci dice un algoritmo

Il profumo d'una fragola
credo possieda il proprio inverso
ma non so se sia la violetta
il gelsomino il nespolo o la zagara
possiamo vederlo l'intreccio di molecole
che incanta di noi l'olfatto

guardarlo come da mano un guanto
di dama sfilato e rivoltato
ed annusare quel profumato specchio
ma ciò che ci dice un algoritmo
quello che un logaritmo svela
possiede più di un anagramma
solo parole dettate dalla musa
possono rivelarcelo.



Marco Sclarandis

Friday, September 23, 2016

E noi ora lo sappiamo



Qual é il miracolo
dove sta il prodigio
dal nulla dallo zero
ricavarne l'uno
o il due da questo 
per riproduzione
questa è per noi magìa
ma dopo diventa l'artificio
allora cos'è stato più difficile
non lo sai non lo puoi dire
noi non lo capiremmo
nemmeno se ce lo spiegassi
ma Tu hai tratto dal vuoto il pieno
o dal pieno hai estratto fino
a produrre l'assoluto vuoto
e noi ora lo sappiamo.

Marco Sclarandis



Dobbiamo ispirarci alle cicale



Dobbiamo ispirarci alle cicale
che per evitare risse per i pranzi
le assemblee le feste per la prole
divergono in due tribù per compleanno
un dodicesimo di dodici più dodici
festeggia una generazione nuova
l'altra una dozzina e mezza meno uno
ma entrambe da larve in attesa sotterranea
hanno avuto santissima pazienza
così due secoli un ventennio ed un anno
trascorrono prima che s'incontrino.
per poi prima di finire in terra muta
cantare l'euforia l'ebbrezza la libidine
della fruttifera fatale estate.

Marco Sclarandis

Wednesday, September 21, 2016

Cercando appigli veleggiando



Siamo quell'ago quello spillo
cruna capocchia punta e stelo
incontratisi con un palloncino
gonfio di magma più che d'elio
e dalla crosta tremula e friabile
nani dal gigante ego sulle spalle
di legioni di semplici antenati
è ora della metamorfosi
l'era del caucciù del ferro
dell'olio torchiato dalle pietre
può solo darci ruggini
dobbiamo imitare i pappi
con i loro veleggianti semi
senza perdere i delicati artigli
per trovare appiglio in nuove terre.

Marco Sclarandis

Wednesday, September 14, 2016

Di quante foto abbisognamo?

Di quanti amici abbiamo bisogno?
Sottotitolo: Frivolezze e curiosità evoluzionistiche.
Robin Dunbar, antropologo dell'università britannica di Oxford, con questo saggio ci dice quanto sia importante l'amicizia ed entro quali limiti può svilupparsi.
Tant'è che esiste il numero di Dunbar, ma vi lascio il piacere della scoperta.
Comunque, Robin insieme a Guido, un giovane ma ormai veterano controllore di volo di Linate mi hanno ispirato questo post.
C'è anche una terza persona, il mio amico Bruno, di Chieti che ha partecipato a questa ispirazione.
Inoltre, dedico il tutto a mio fratello Piergiorgio, passato recentemente ai piani alti o altri, a seconda di come ci s'immagini l'aldilà.
Ma ad essere sincero, l'intreccio di relazioni emotive che sottostà a questa ispirazione assomiglia più ad un fitto feltro indipanabile del quale sarebbe quasi impossibile contarne le fibre, ed ognuna di esse è una persona più o meno profondamente amica.
E le foto? (grafie) che cosa c'entrano?
Mi sembra che sia una domanda pleonastica visto che miliardi di fotografie sono state fatte proprio per ritrarre amici e da una foto scaturiscono o defungono amicizie durevoli anche una vita intera.
Ma appunto, come mai il numero di Dunbar è di sole tre cifre, e ormai con la fotografia digitale arriviamo quasi a scattare quotidianamente con numeri a tre cifre, che vuol dire da 1 a 999 scatti.
Anche solo dieci scatti al giorno fanno un album annuale che nessuno sfoglierà mai per intero.
Prima dell'orgia e dell'orda digitale, il costo e la lentezza del processo fotografico mettevano un limite
stretto alla smania di fermare l'attimo fuggente, fulgente o futile che fosse.
Ora facciamo selfie ed a bizzeffe, cosa che si é sempre fatto ma con il contascatti, parente stretto del
contagocce.
Allora di quante foto abbiamo davvero bisogno per placare la fame del divoratore di figli, Cronos?
Potrei annoiarvi esponendo numeri speciali, ma voglio solo ricordare che una breve catena di conti
porta vedere che la fotografia é animata dal calcolo combinatorio, che se fosse un cavaliere medievale
avrebbe sullo stemma e sullo stendaro tre lettere, ed un punto esclamativo.*
Sovente basta una sola fotografia per ricostruire un'intera vita.
Perché  arriviamo a scatenarci facendone una quantità sovrabbondante?
Oltre un certo limime, stimabile con una ragionevole accuratezza, tutte queste immagini producono oblio irrimediabile invece che struggente e sacra memoria.
Una umile scacchiera contiene intrinsecamente 18.446.744.073.709.551.616 immagini diverse,
se fosse trasformata in pixel. Ed in bianco e nero.
Si fa in fretta, si fa per dire, a calcolare quante immagini potrebbero comparire su di uno schermo
da sedici milioni di colori e sedici milioni di pixel.
Da questo punto in poi comincia il volo pindarico che porta verso le irraggiungibili vette della potenza del'ars combinandi**.
Come le parole sono o possono diventare pietre, le immagini ormai sono numeri.
Numeri interi enormi, ma pericolosamente inclini a diventare giganteschi.
E non esiste un numero che non sia interessante, per un motivo logico facilmente intuibile.
Forse é anche per questo motivo che siamo afflitti almeno potenzialmente, da questa ossessione per lo scatto.
E siamo disposti a pagarne lo scotto in termini di tempo sciupato, sciupato con il senno di poi, quando ci ritroviamo flashmemory zeppe di inquadrature di cui non ci viene più in mente nemmeno di averle mirate.
E a questo punto mi viene da chiedere:
Oltre che Grande Architetto, sarà anche Sommo Fotografo, Quello Lì.
E dove lo tiene l'archivio?
Lo tiene in ordine o la sua è una galattica soffitta colma di bauli polverosi dove già entrarvi mette sconforto?
un versetto biblico recita:
"Il volto di Dio non l'ha mai visto nessuno":
Amen


* π n! e (pi greco,  n!, il simbolo che rapresenta la moltiplicazione di tutti i numeri interi naturali, 
ed "e", il numero di Eulero: 2,718281828  4590452353602874713526624977572 47093 69995 95749..........solo le prime 55 cifre.
(da notare l'incredibile ordine delle prime sedici cifre 2,7 1828 1828  459045........)

**http://www.chierotti.net/kircher/tesi/libro_04.php

Marco Sclarandis