Di quanti amici abbiamo bisogno?
Sottotitolo: Frivolezze e curiosità evoluzionistiche.
Robin Dunbar, antropologo dell'università britannica di Oxford, con questo saggio ci dice quanto sia importante l'amicizia ed entro quali limiti può svilupparsi.
Tant'è che esiste il numero di Dunbar, ma vi lascio il piacere della scoperta.
Comunque, Robin insieme a Guido, un giovane ma ormai veterano controllore di volo di Linate mi hanno ispirato questo post.
C'è anche una terza persona, il mio amico Bruno, di Chieti che ha partecipato a questa ispirazione.
Inoltre, dedico il tutto a mio fratello Piergiorgio, passato recentemente ai piani alti o altri, a seconda di come ci s'immagini l'aldilà.
Ma ad essere sincero, l'intreccio di relazioni emotive che sottostà a questa ispirazione assomiglia più ad un fitto feltro indipanabile del quale sarebbe quasi impossibile contarne le fibre, ed ognuna di esse è una persona più o meno profondamente amica.
E le foto? (grafie) che cosa c'entrano?
Mi sembra che sia una domanda pleonastica visto che miliardi di fotografie sono state fatte proprio per ritrarre amici e da una foto scaturiscono o defungono amicizie durevoli anche una vita intera.
Ma appunto, come mai il numero di Dunbar è di sole tre cifre, e ormai con la fotografia digitale arriviamo quasi a scattare quotidianamente con numeri a tre cifre, che vuol dire da 1 a 999 scatti.
Anche solo dieci scatti al giorno fanno un album annuale che nessuno sfoglierà mai per intero.
Prima dell'orgia e dell'orda digitale, il costo e la lentezza del processo fotografico mettevano un limite
stretto alla smania di fermare l'attimo fuggente, fulgente o futile che fosse.
Ora facciamo selfie ed a bizzeffe, cosa che si é sempre fatto ma con il contascatti, parente stretto del
contagocce.
Allora di quante foto abbiamo davvero bisogno per placare la fame del divoratore di figli, Cronos?
Potrei annoiarvi esponendo numeri speciali, ma voglio solo ricordare che una breve catena di conti
porta vedere che la fotografia é animata dal calcolo combinatorio, che se fosse un cavaliere medievale
avrebbe sullo stemma e sullo stendaro tre lettere, ed un punto esclamativo.*
Sovente basta una sola fotografia per ricostruire un'intera vita.
Perché arriviamo a scatenarci facendone una quantità sovrabbondante?
Oltre un certo limime, stimabile con una ragionevole accuratezza, tutte queste immagini producono oblio irrimediabile invece che struggente e sacra memoria.
Una umile scacchiera contiene intrinsecamente 18.446.744.073.709.551.616 immagini diverse,
se fosse trasformata in pixel. Ed in bianco e nero.
Si fa in fretta, si fa per dire, a calcolare quante immagini potrebbero comparire su di uno schermo
da sedici milioni di colori e sedici milioni di pixel.
Da questo punto in poi comincia il volo pindarico che porta verso le irraggiungibili vette della potenza del'ars combinandi**.
Come le parole sono o possono diventare pietre, le immagini ormai sono numeri.
Numeri interi enormi, ma pericolosamente inclini a diventare giganteschi.
E non esiste un numero che non sia interessante, per un motivo logico facilmente intuibile.
Forse é anche per questo motivo che siamo afflitti almeno potenzialmente, da questa ossessione per lo scatto.
E siamo disposti a pagarne lo scotto in termini di tempo sciupato, sciupato con il senno di poi, quando ci ritroviamo flashmemory zeppe di inquadrature di cui non ci viene più in mente nemmeno di averle mirate.
E a questo punto mi viene da chiedere:
Oltre che Grande Architetto, sarà anche Sommo Fotografo, Quello Lì.
E dove lo tiene l'archivio?
Lo tiene in ordine o la sua è una galattica soffitta colma di bauli polverosi dove già entrarvi mette sconforto?
un versetto biblico recita:
"Il volto di Dio non l'ha mai visto nessuno":
Amen
* π n! e (pi greco, n!, il simbolo che rapresenta la moltiplicazione di tutti i numeri interi naturali,
ed "e", il numero di Eulero: 2,718281828 4590452353602874713526624977572 47093 69995 95749..........solo le prime 55 cifre.
(da notare l'incredibile ordine delle prime sedici cifre 2,7 1828 1828 459045........)
**http://www.chierotti.net/kircher/tesi/libro_04.php
Marco Sclarandis
No comments:
Post a Comment