Ante scriptum:
Solo oggi, Domenica primo Giugno 2014
mi sono accorto che questo post del 27 Gennaio 2013 era forse rimasto alla forma di bozza.
E quindi in pieno spirito rimedi-evalistico lo pubblico.
Più di vent'anni fa venne posto in orbita un grosso bidone con il coperchio spalancato e rivolto verso lo spazio profondo.
Aveva pure un nome che fa rima con la parola anglosassone che sta per la parola italiana bolla.
Era il telescopio spaziale Hubble.
Lasciando
andare alla deriva le parole bidone e bolla che richiamano di questi
tempi
cose molto terrene come i giochi finanziari, questo erede contemporaneo
dei marchingeghi che resero celebri le osservazioni lunari di Galileo
Galilei, ci fornisce tuttora delle immagini del cosmo degne della
fantasia di un Dante Alighieri, di un Jackson Pollock, e d'innumerevoli
altri artisti, ma forse, sono semplicemente gli schizzi e le bozze di
uno schivo quanto eccelso architetto.
Eppure, quando
astronomi e astrofisici videro le prime immagini provenienti da Hubble,
vennero presi dallo sconforto.
Sembrava che invece d'aver mandato in orbita una lince, di cui è
proverbiale l'acutezza visiva,avessero spedito un Polifemo affetto da
cataratta.
Non ci volle molto a capire che un difetto di molatura
dello specchio principale
era la causa di quei bidoni fotografici, simili a quelle immagini
sgranate prese al buio da paparazzi troppo lontani dai soggetti da
riprendere.
Ecco allora che per Hubble iniziò, invece che una ingloriosa carriera da
satellite di ripiego, per scopi pure utili ma diversi da quelli per cui
era nato, un epoca di
fulgido riscatto.Un astuto accorgimento permise di ridare la vista
all'orbo bidone.
Non fu semplice.
Fu necessario mandare una missione della navetta spaziale, con un
equipaggio appositamente addestrato, per montare una sorta di lente
correttiva.
Bisognò purtroppo pagare un prezzo.
Non tanto quello della missione in sè ma la rimozione di uno strumento
che permetteva la misura dela luce ricevuta in lampi di brevissima
durata.
Ma alla fine, sistemato il tutto, le immagini di Hubble divennero famose
tanto quanto le icone dell'arte pop.
Possiamo serenamente dire, a vent'anni ormai di distanza, che quella operazione
astronautico- scientifica dette inizio ad un nuovo corso della conoscenza.
Un piccolo rimedio dette inizio ad un grande evo.
Almeno per l'Astronomia, iniziò un Rimedio-Evo.
Se avete letto fin qui, potete sicuramente intuire con quale spirito è sorto questo
nuovo blog.
Marco Sclarandis.
Post Scriptum
Uno speciale ringraziamento a Ugo Bardi e alla combriccola di amici di cui mi onoro di fare parte, per la collaborazione.
Lo spirito è poetico.
ReplyDeleteSolo che Hubble e le navette spaziali rimedio(evali) oltre a tanta intelligenza, non solo scientifica, sono state rese possibili dal vile denaro (investimenti, legati per quanto in maniera indiretta ai cosiddetti giochi della finanza) per permettere ad alcuni scienziati di soddisfare la loro ludica curiosità.
Galileo, che non disdegnava il favore dei potenti e l' arricchimento personale, dopo tutto non avrebbe fatto molta strada se non si fosse sporcato le mani con i vili meccanici nell' arsenale veneziano, il quale a sua volta non si sarebbe mai sviluppato così senza la spinta dell' interesse pecuniario dei commercianti ed il pungolo delle necessità militari.
Dante in fondo è l' esempio migliore di come anche la poesia più pura sia legata indissolubilmente alla realtà prosaica ed a volte terribile del mondo.