Socchiusi gli occhi sul prato come
vacca
rumino disteso accoccolato nel divano
mi vedo come un satrapo dentro la
fusoliera
conto le odalische e mi sovvengono
cipolle
e dei veli da togliere per giungere
alla gemma
ricordo come una volta ogni decollo mi
faceva
sentire come un pari dell'Olimpo un
Apollo
ora dalla noia solo il chiasso della
folla
mi distrae e dalla cupa sentenza
dell'anagrafe
gonzi mi verrebbe tutti da insultarvi
neanche pesci tonti avrebbero abboccato
alla messinscena nemmeno a carnevale
avete preso il mio cognome scritto
cubitale
per bandiera da condottiero sventolata
in marcia trionfale verso un Eldorado
ora siedo in trono m'inquieta questo
scettro
se m'inciampo e sbatto il capo in
cenere
potrei ordinare vengano ridotte terre
siberiane
oddio la caffettiera bastarda m'ha
fregato
mi toccherà anche il tinello ripulire
ma un quarto d'ora celebre son stato
temo la notte e i sogni che contiene
li affronterò da prode cavaliere
fino ad oggi mai sconfitto.
Marco Sclarandis