Tutto quanto questo vivere e morire
parrebbe un autòmata solerte
un ignaro che copia per
inerzia
azioni per esso senza senso
questo sarebbe il nostro
esistere
meccanismo che ticchetta o
che s’inceppa
a volte per regola apparente
altre senza parentela con
ragione
davvero troppo sovente questo
sembra
mai abbastanza per trarne
profezia
sufficiente per dedurne strambo codice
a che scopo confrontare
numeri
mettere simboli in caselle
bene in ordine
date di tempi persi nell’oblio
di futuro obnubilato all’immaginazione
in calendari con scrupolo
redatti
è inganno di Qualcuno a un Altro
a danno
o smania di sorpresa ad ogni
costo
talvolta un decennio sembra
un attimo
un momento come ghiacciaio
pare duri andandosene via via goccia per goccia
viceversa quell’istante uno ha molti zeri
inversamente breve corsa è stato il secolo
tre volte distillata follia
parrebbe essere
la vita che m’attornia e insieme
esuberante
mi sorride ammiccando
ripugnante
questo transitare di
staffette dalla tomba
a un altro ventre cento mille
volte
lo vedo come copione messo in
scena
da un regista inesistente o
peggio ancora
cui recita infine non gl’importa
come poi finisca ma ora sono
io
che me ne frego
senza di me lo so per certo
l’eternità non si completa
neanche senza tutti gli altri
questo mi basta mi allieta
e
sopravanza.
Marco sclarandis