Sunday, March 3, 2019
Monday, January 28, 2019
Nello strano silenzio
Amico tu ed io condividiamo
rabbia simile cresciuta
in orti identici e adiacenti
illusi che divenga nutrimento
per chi brama rimedi a errori e guasti
e di questi siamo esemplari esponenti
sappiamo fortunatamente
d'essere pressochè impotenti
il nostro furioso lavorìo di zappa
ci sfianca per scarso beneficio
ho posato l'attrezzo ed ascoltato
nello strano silenzio
non meno faticoso
il fruscio di una chiocciola
strusciante
sulle verdure infestanti e coltivate
il grattare della sua radula
sul bordo della lattuga umida
guardo senza alcun timore
all'abisso che ci divide e sporto
sul fragile ponte che ci unisce
il piacere di mangiarci una foglia
d'insalata
ira disumana si converte
suo morso dopo morso
mio sguardo dopo sguardo
in desiderio sorretto dalla forza
nel mio palmo utili sementi
non li getterò invano al vento.
Marco Sclarandis
Thursday, December 13, 2018
Chissà se allora già esistevi
Chissà
se allora già esistevi
nella
mente d'un Leonardo paleolitico
d'un
Archimede precedente i metallurghi
dell'oro
del bronzo e il ferro
chissà
chi t'ha scorta in visione o sogno
accedendo
ad un futuro remotissimo
ma
poi dimenticata e persa
o
dovevi attendere l'acciaio
l'asfalto
l'isoprene il calibro e l'officina
per
venire tra di noi alla luce
potevi
nascere dal bambù dal cuoio
dal
frassino flessibile dai tendini tenaci
ed
il duro bosso avrebbe surrogato
insieme
all'ematite biglie di metallo
il
basalto romano lastricava già la via
ma
ora sei con noi macchina perfetta
per
portarci sulla Terra ovunque
con
il minimo dispendio ed invadenza
non
sofisticarti troppo non guastarti
rimani
invenzione semplice e suprema
tu
che con due attrezzi sempre ti riaggiusti
con
te mai prima fummo tanto liberi
meravigliosa
bicicletta.
Marco Sclarandis
Mentre la catena trae
Mentre la catena trae
i denti della corona e del
pignone
ogni osso dell’attrezzo
birotato
ogni tendine ganascia
insieme
al derma circolare morbido
collaborano in dinamico
equilibrio
prodigio biomeccanico si
compie
eccelle termodinamica
efficienza
la vista del percorso mi
distrae
dalla bolletta la fattura
la scadenza
divengo vela al vento su
sentiero
muscoli e pedivella si fan
onde
braccia sguardo olfatto
udito
si mutano in timone e
Ulisse
m’invidia mi sorride
Icaro
il fruscio della gomma
sul’asfalto
il brusio sullo sterrato
sul pavè quel suono
ritmico
non m’impediscono
interiore lavorìo
raggi si flettono e
trasmettono momento
cascate scalinate percorse
d’energia
biochimica cinetica
angolare
con un manubrio mi sento
già torero
e domo bestia al mio
volere
dirigo le sue corna dove
voglio
sella è trono di un
imperatore
leve frenanti scettri
nelle mani
allora mi domando come
tu bicicletta in quali
menti stavi
assorte ad escogitare
meccanismi
ordigni di passioni
bellicose
e a lungo nascosta sei
rimasta
un conte francese ti ha
svegliata
dal sonno in quella selva
d’invenzioni
ora sei ancora principessa
sulla strada
presto diverrai regina
incoronata.
Marco Sclarandis
Tuesday, July 31, 2018
Solo perchè attratto
Ho chiesto alla carovana di formiche
se sapessero qualcosa di recente
sulla lunghezza della vita dei protoni
una s'è inerpicata sul mio pollice
ma solo per suggere una goccia di
sciroppo
al branco d'elefanti ho letto versi
medievali
cercando nei barriti entusiasmo e
approvazione
non vi era noia ma l'interesse era
rivolto
al cestino di mele sbucciate e più
odorose
allora ho guardato negli occhi
sconfortato
dalla calura il cane affranto e
complice
gli ho chiesto se l'involucro suo
avesse
mai pensato di scambiare con il mio
mi è parso rapito da un abisso
d'attenzione
presto dalla sua impotenza abbandonato
a comprendere rovello troppo astratto
pronto però a captare quesito più
concreto
il vicino poteva esserci per dialoghi
alla pari
spazianti dalla chiacchera al mistero
se solo l'azzardo non l'avesse
imbambolato
reso simile al lombrico invertebrato
da questo differente solo perché
attratto
da esponenziale crescita del gruzzolo
di monete avanzate come resto della
spesa.
Marco Sclarandis .
Wednesday, March 14, 2018
Riemergerai dal gorgo Stephen e cantando.
Oggi
ritorni verso quella polvere
prima
incontrerai quella terrestre
che
iniziò la tua vita terrena e poi
quella
degli astri fulgidi ed oscuri
li
vedrai questi neri e ingordi
con
una vista a noi preclusa
potrai
toccarli impunemente
senza
farti divorare globi mansueti
come
ci racconterai il pellegrinaggio
siamo
in sintonia con la tua mente
illuminati
dal tuo sguardo acuto
buon
viaggio Stefano e attiraci
che
anche noi in quei mondi
vogliamo
fare visita.
Marco Sclarandis
Thursday, March 8, 2018
Siamo noi l'ultimogenito?
Con
chi hai fornicato la notte
o
è stato all'alba o un pomeriggio di noia
che
poi partoristi un tale figlio degenere
Madre
eri da sempre matrigna
o
qualcuno qualcosa ti ha fatto mutare natura
hai
una gemella infingarda invidiosa
che
prende il tuo posto mentre che dormi
di
chi siamo figli noi che misuriamo ogni cosa
come
te siamo capaci di spietatezza sovrana
di
tenerezza di felino saziato di rugiada desertica
queste
mani e mente e sguardo curioso
sei
Tu che ne hai fatto un incastro
o
una più potente ed astuta ha tramato
ai
tuoi danni o a tua gloria
siamo
noi l'ultmogenito
per
il quale non sprecasti i tuoi gemiti
non
tenerci troppo a lungo nel dubbio
inutilmente
stiamo sfidando l'insuperabile
diccelo
ora se siamo nati bastardi
ma
meritevoli d'essere lo stesso adottati.
Marco Sclarandis
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Miliardi e miliardi, senza considerare quelle più semplici e minuscole, incalcolabili.
Ma di tutte queste, quelle che si sono poste questa domanda,
potremmo esserne l’unica o accompagnata da pochissime altre, ormai estinte o al massimo presenti in noi come vestigia.
Credo che la nostra curiosità e potenza distruttrice siano legate indissolubilmente.
Proprio come lo sono fra loro le facce, gli spigoli e i lati dei cinque solidi platonici.Un tetraedro non può avere diagonali come un cubo non può non averne, per intenderci.
Ma sappiamo anche costruire, sarebbe stupido ignorarlo.
E rimediare a distruzioni ed errori, volendo, anche se non sempre.
Se fossimo tutti dei cloni non si spiegherebbe l’enorme varietà di comportamenti e interessi umani ma se lo stessimo diventando, fatto che per molti aspetti sembrerebbe possibile e irreversibile, allora bisognerebbe considerare la sesta estinzione di massa un evento naturale.
Proprio nel senso di comportamento della Natura, Madre o Matrigna che la vogliamo considerare.
Quanto è grande l’Universo, quello osservabile, per lo meno?.
Senza considerare complessità di fisica astronomica ma anche solo immaginandolo come una sfera di quasi quattordici miliardi di anni luce di raggio, quattro terzi pigreco erre tre applicata a questa sfera porta ad un risultato di un milione miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di chilometri cubi,(più brevemente 10^ 42 km3).
Davvero in tutto questo ciclopico volume, sebbene pieno quasi tutto di vuoto elettromagnetico e quantistico, che è diverso dal nulla, esiste solo la Terra con tutti i sui abitanti umani e non, a testimoniare l’imperscrutabile e onnipotente capacità della Vita?.
Ci piacerebbe saperlo con certezza, ma se causeremo noi la sesta grande estinzione, qui e a breve, “scenderemo nel gorgo muti” e ignoranti pure.
Ma se smettiamo di fantasticare siamo sicuramente condannati.
Noi Homo così siamo fatti, a somiglianza di un’immagine sempre sfuggente.
Dobbiamo domare la nostra natura, affinche la Natura ci ospiti ulteriormente.
Ma dobbiamo smettere di gingillarci trecentosessantasei giorni all’anno, oltre a quelli ordinari non bisestili, con tutte le creazioni della nostra mente esuberante.
Smartphone con cinque telecamere, cosicchè chiunque possa eventualmente immortalare il collasso planetario della biosfera con il massimo dettaglio, e quantità immani di chincaglieria usa e getta, quantunque di lusso.
O la borsa o la Vita. (nel senso di Borsa Valori ma anche come sineddoche).
Avere tutte e due come stiamo cercando di fare da troppo tempo ormai, darà un risultato corretto e desiderabile, ma solo come nell’algebra di George Boole: 1+1=0.
Così scrivevo, abbastanza inutilmente decenni fa:
Beato sii
Muschio delle infradicite gronde
Perché di squame di tegole obsolete
Liquame d’alati ed intemperie
Ne fai velluto invitante le carezze
Beati siate voi tutti
Camole moscerini e ragni
Pulci vespe e scarafaggi
Perché sgusciando imperterriti da crepe ed orifizi
Ci ricordate l’ineluttabile impotenza dei tiranni
Beati siete
Pipistrelli gatti passeri e randagi
E pure voi gabbiani piccioni e ratti
Perché siete vivi e sinceri testimoni
Che la nostra sapienza
Sovente abortisce spazzatura
La vostra astuzia invece si rigenera perenne
Beata sarai
Emarginata pietra d’ogni razza
Perché la brezza che un tempo t’imperlava di rugiada
Ed ora di croste e bulloni ti ricopre
Ti permette d’espiare la condanna
Per quando ti rendesti
Complice di delitti millenari
Beati saremmo
Anche noi umani
Se nei conflitti creduti inevitabili
Cercassimo l’ago smarrito del consenso
Raccogliessimo l’opinione perspicace
E tra le follie della ragione
Sfilassimo fibre e trame
Dall’ evidente orrore universale
Per ordire più vaste estasi
Diventeremmo come demiurghi
Perché nomi e sembianze sassi piante bestie
E noi compresi tutti
Originammo insieme esclusivamente
Da una quiete irremovibile e una sfrenata fantasia
Che infine si misero d’accordo.
Un saluto , Marco.