Da qualche tempo comincia a serpeggiare l'idea che lo scopo principale delle vaccinazioni anticovid siano parte, almeno, di un piano per diciamo così, "sfoltire" la presente popolazione umana. Se così fosse varrebbe la pena chiedersi quanti individui dovrebbero lasciare questo mondo, e con un certo anticipo, ovviamente.E' sottinteso che l'entità di questo "sfoltimento" deve, si fa per dire "valer la pena", almeno per chi avrebbe escogitato questo piano.
La stima della popolazione attuale è di circa sette miliardi e mezzo, quindi, su questo numero bisognerebbe, sempre si fa per dire, ragionare.Azzardiamo una cifra.Un milione di morti giornalieri. Ecco spiegato il titolo in forma di acronimo del titolo di questo post.La Q sta per Quotidiani.......... Quindi, trecentosessantacinque o trecentosessantasei milioni di morti all'anno e di consequenza tre miliardi e rotti ogni decennio, sempre che il piano "funzioni alla perfezione". Ah, è sottinteso pure che lo "sfoltimento" sia al netto delle nascite, altrimenti "la vasca"dove sguazzano gli indesiderati invece di svuotarsi traboccherebbe lo stesso.
Ad essere più maliziosi, il virus stesso sarebbe stato fabbricato a tale scopo.Se così fosse ancora, per il momento i risultati sarebbero piuttosto modesti ma può essere che tutta la faccenda sia più complessa di quanto appare a prima vista.Allora, si crea un virus capace di causare una pandemia, poi, a pandemia conclamata si creano dei vaccini per convincere mezzo mondo a vaccinarsi, ma siccome la pandemia ha creato un pandemonio economico, finanziario e sociale, questo pandemonio dovrebbe servire proprio a creare le condizioni psicologiche di massa per raggiungere quello "sfoltimento" che ho citato prima.Ma quando si scende a considerate i dettagli dello "sgombero"viene fuori il fatto che bisognrebbe almeno preventivamente munirsi di sufficienti becchini e che siano fedeli alla missione fino alla morte, appunto.Ma questo è solo uno di numerosissimi dettagli, magari non tutti sarebbero disposti ad accontentarsi di un funerale con fossa comune e rito collettivo, e tanto peggio tanto meglio, potrebbero osare ribellarsi.
Sembrerebbe che sia tutto chiaro, forse, ma io credo invece, che la realtà dei fatti sia più complessa ancora, anche se si può riassumere in due concetti molto semplici.Tanto semplici quando difficili da accettare nelle loro conseguenze.Il primo è che se tutta la fisica tuttora conosciuta ha delle fondamenta comunque solide, allora per davvero siamo riusciti a cambiare il clima della Terra. L'altro è che noi siamo l'unica specie che cerca ossessivamente e coscientemente di superare qualsiasi limite che gli si para davanti.La stranezza, veramente bizzarra, è che molti di noi, sotto sotto, non vogliono proprio credere che siamo riusciti a cambiare il clima terrestre.La loro litanìa a sostegno della loro incredulità, recita: "Il clima é sempre cambiato!"
Non li turba per niente che solo molto di rado ci metta secoli e addirittura decenni per cambiare. Comunque, purtroppo o per fortuna, il clima non si può cambiare come un paio di mutande, e tanto meno con la stessa sveltezza.Che noi ci siamo riusciti è più simile ad un maleficio che ad un meraviglioso prodigio.I dinosauri non hanno cambiato il clima, nemmeno invocando essi stessi lo schianto di un asteroide.A meno che la paleontologia non sia tutta una farneticazione tra ubriachi.
Ma gli stessi increduli, che cominciano a intuire quanto il cambiamento climatico si stia rivelando reale, drammatico e con tendenza al catastrofico, s'ingegnano per credere a chissà quali magie tecnologiche che possano, in tempi utili s'intende, riportare il clima alle belle ma ormai perdute stagioni. Ora, c'è un nesso fra la teoria dello "sfoltimento" o ancor meglio "sfollamento coatto" e il clima attuale?
Credo proprio di sì e sarebbe semplicemente questo: Ogni clima terrestre, in vari tempi modi ed estensioni, ha costretto tutte le specie viventi ad adattarsi senza consultarne preventivamente nessuna.Noi siamo l'unica, a quanto pare, che abbia avuto il privilegio di accorgersi degli indizi di tale cambiamento, ma a causa della sua peculiare natura, refrattaria all'accezione di qualsiasi limite, ha preferito e tuttora preferisce affrontare il cambiamento come se fosse una sfida simbolica, dove basta dare un nome alle cose per dominarle. Questo modo d'agire funziona, ma solo fino ad un certo punto, o guarda caso, limite.Le parole sono pietre, si dice ma senza piccone mazza e pala restano parole.
Ecco allora, che siccome tutto è collegato con tutto, sebbene con intrecci sottilmente vari e complessi, l'idea che qualcuno, qualcosa o chissà cosa, ci voglia ci voglia far sloggiare da questa Terra è tutt'altro che campata per aria.Anzi aleggia proprio nell'aria stessa che respiriamo dalla culla alla tomba.Una parte su duemila, una oligarchia molecolare, anzi un ristretto clan di oligarchie molecolari sono quel qualcuno, che ci sta mandando l'ingiunzione di sfratto e coatto pure. Poi, come la Storia insegna, ci furono individui illusi d'essere onnipotenti fino a credersi immortali, almeno come stirpe, e ce ne sono ancora fra noi. E grazie alla condiscendenza di miliardi di più miti mortali individui fanno sì che uno valga per duemila, chimicamente e politicamente.Oligarchia molecolare? Eccola:
Quando il biossido di carbonio, il metano e altri affiliati gas ad effetto serra, supereranno quella soglia di una parte su duemila, anche l'ordinariamente mansueto vapor acqueo diverrà ordinariamente irascibile come un elefante in estro. Allora sì che il clima farà davvero la cernita fra chi sarà sommerso letteralmente parlando, e chi a carissimo prezzo, salvato.Per ci vuol credere, nelle nubi dei cicloni degli uragani dei tifoni, nelle torride atmosfere che cuociono gli alveari urbani volteggiano gli immateriali elenchi di quella cernita. Possiamo ancora depennarne molti.
Volendo.
Marco Sclarandis