Saturday, February 15, 2014

Il Medio Evo all'Aeroporto di Bologna




Immaginatevi di rientrare da un lungo viaggio intercontinentale. Come sempre succede in queste cose, ci sono tanti  piccoli inconvenienti inevitabili; ritardi, cambiamenti di volo, tempi lunghi, eccetera. Ma c'è un fatto che comincia a diventare una costante: quando arrivi in Italia, gli inconvenienti si moltiplicano e diventano più grandi. E' una specie di medioevo istantaneo che ti aggredisce ogni volta.

Per l'aereo che viaggia da Francoforte a Firenze, i problemi si manifestano inizialmente con la necessità di atterrare a Bologna per via del forte vento a Firenze. E fin qui, poco danno. Il problema è che quando arriviamo, ci accorgiamo che i servizi dell'aeroporto di Bologna sono andati completamente in tilt per un solo aereo imprevisto in più - e non mi dite che non succede mai!

Così, lasciano una cinquantina di passeggeri ad aspettare le loro valigie in uno stanzone enorme e vuoto. Nessuno ci dice niente. Dopo un po', qualcuno comincia a spazientirsi e va a domandare al servizio bagagli smarriti, che è in un altro androne gigantesco un po' più in la. "Dovrebbero arrivare," gli dicono, ma non sanno niente di certo. Passa un tizio vestito di arancione il quale viene tempestato di domande. Non sa una parola di inglese, ma i passeggeri Italiani capiscono che manca la squadra che deve scaricare i bagagli. La stanno cercando. Nel frattempo, i nostri bagagli  sono nel mezzo della pista - meno male che non piove!

Passa mezz'ora, passa un'ora, passa un'ora e mezzo. Specialmente i passeggeri che vengono da molto lontano sono arrabbiati neri. Una signora che arriva da Los Angeles lo è particolarmente: dice che non tornerà mai più in Italia. Fa notare come ci abbiano lasciato li' senza nemmeno un sorso d'acqua. E' vero che ci sono le macchinette che distribuiscono cibo e bevande, ma funzionano solo in Euro, e uno che arriva da un viaggio intercontinentale dovrebbe avere monetine da un euro in tasca? Lo stesso per i carrelli per i bagagli. Per prenderne uno, ci vuole una monetina da un Euro. Possibile che nessuno abbia pensato che uno che arriva da un altro continente non ha le monetine in euro in tasca? E' un assistente che porti i bagagli alle persone anziane? Nessuna traccia.

Passano quasi due ore prima che i bagagli compaiano sul nastro trasportatore. A questo punto, un altoparlante ci avverte che un autobus ci sta aspettando nel parcheggio per portarci alla destinazione originale. Miracolosamente, c'è una signora vestita con un giacchetto giallo che ci aspetta con un cartello con una scritta e una freccia "Firenze". Bene, peccato che la signora non faccia altro che indicarci l'uscita dell'aeroporto. Se le chiedi dove esattamente è questo autobus, non ti sa dire altro che è "nel parcheggio". Ma nel parcheggio dove? Non è che il parcheggio dell'aeroporto di Bologna sia tanto piccolo; consoliamoci che perlomeno non siamo a New York. Uscendo dall'aeroporto ci troviamo nel mezzo del traffico di chi va e chi viene, senza sapere dove andare. Così, l'ultima fase di questa triste odissea è lo sparpagliamento per il parcheggio dei passeggeri a cercare questo mitico autobus che poi alla fine viene trovato e, bene o male, ci porta alla destinazione originale, Firenze.

Ritardo totale: circa 5 ore, ma non è questo il punto. Il punto è la sensazione di essere arrivati in un paese colpito da qualche morbo medievale misterioso, una specie di peste bubbonica che ha sterminato quasi tutti. Lo staff dell'aeroporto di Bologna è talmente ridotto all'osso che sembra il castello di Dracula a mezzogiorno di ferragosto. Ci sono volute due ore per trovare due persone con un carrello che portassero una cinquantina di bagagli per un evento che si verifica di sicuro frequentemente. Per non parlare di qualcuno che desse un minimo di assistenza ai passeggeri lasciati soli e senza informazioni (e che magari sapesse due parole di inglese). Non do la colpa all'aeroporto di Bologna di per se, ma quando leggi che c'è il 35% di giovani disoccupati in Italia, evidentemente c'è qualcosa di profondo che non funziona - proprio dentro il sistema. Forse c'è veramente la peste bubbonica.....





Friday, February 14, 2014

Peggio della Gazzetta di Bagdad al tempo di Saddam



Da Repubblica.


L'Italia esce dalla recessione: il Pil cresce dello 0,1%

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MILANO - L'Italia esce dalla recessione: nel quarto trimestre 2013, il Pil ha segnato un +0,1% rispetto al trimestre precedente. Lo comunica l'Istat, precisando che, secondo le prime stime, su base annuale il prodotto interno lordo è invece diminuito dello 0,8%. Nel computo complessivo dei 12 mesi, l'economia italiana si è contratta dell'1,9% contro il -2,5% registrato per l'intero 2012. Confermate, dunque, le stime di Bankitalia, mentre il governo nel Def si attendeva un calo dell'1,7% e l'Istat aveva previsto una diminuzione dell'1,8%.

Tuesday, February 4, 2014

L’avvocato del nucleo



Se tu fossi vero mago
Sire tu sapresti trarre
da questi cinque semi
forza di dieci schiavi
lungo un intero secolo
uno solo dei tuoi carrubi
ti farebbe imperatore
non solo di questo mondo
ma anche di tutti quelli
che neanche riusciresti
a trovare in mille notti
tutte consumate in sogno.

Che cosa hanno a che fare le centrali nucleari con i semi del carrubo?
Vediamo.
Da secoli i semi di questa pianta sono stati usati come misura per l’oro e le pietre preziose, da questi deriva il carato, che corrisponde a circa un quinto di grammo.
Ma è solo da un secolo che sappiamo che il peso di cinque semi di carrubo
corrisponde ad una quantità d’energia enorme.
In termini comprensibili  anche alla casalinga di Voghera, un grammo di questi semi corrisponde a venticinque milioni di chilowattora.
Una casalinga molto longeva, quindi, se sapesse come convertire quotidianamente in energia, frammento dopo frammento quei cinque semi,
ne avrebbe per tutta la vita e abbondantemente.
Non c’è niente di speciale nel carrubo, e nemmeno nei semi di qualsiasi pianta.
Semplicemente, cinque grammi pesati sulla Terra di roba qualsiasi, anche la più fetida e ripugnante, trasmutati completamente in energia portano a quell’immensa quantità.
Che le cose stiano così, ne abbiamo la dimostrazione quotidiana al sorgere del Sole, e ne abbiamo avuta una dimostrazione tremenda e spettacolare per la prima volta sulla Terra all’alba del sedici luglio 1945 in una località desertica che per una singolare coincidenza si chiama Jornada del Muerto.
Dove nel poligono militare di Alamogordo in New Mexico
la validità della famosa formula E = mc 2 ideata da Albert Einstein ebbe una dimostrazione, diciamo così, folgorante.
Meno appariscente ma che folgorò la mente di Lise Meitner fu l’esperimento che la convinse che sul serio la materia bruta si prestava a subire quella stupefacente trasformazione.
Da allora abbiamo fatto esplodere centinaia e centinaia di ordigni nucleari e fatto funzionare dozzine di dozzine di centrali nelle quali i nuclei degli atomi si sono disintegrati a nostro temporaneo vantaggio.
Non tutto è filato liscio, evidentemente.
Se fosse così, invece di qualche centinaia di centrali nucleari ne avremmo decine di migliaia, e non staremmo ancora a scavare voragini dappertutto, a trivellare pozzi dovunque per cavarne minerali d’ogni genere.
Ricicleremmo tutto, perché l’energia nucleare sarebbe sostanzialmente inesauribile.
La Natura è sottile, ma non maliziosa, sembra abbia detto Albert Einstein
ma noi umani sembra che siamo al contrario grossolani e infingardi.
Dev’essere per questo motivo che nonostante l’energia del nucleo atomico
stiamo rendendo la Terra una nauseabonda pattumiera.
Incolpare l’Idrogeno il Torio o l’Uranio di non avere esaudito i nostri più sfrenati desideri, non serve a nulla.
Anzi, il solo fatto che siamo riusciti finora ad estrarne solo un millesimo della loro intrinseca potenziale energia, ci ha impedito di precipitare nell’abisso dell’autodistruzione.
Allora, dev’essere che non è energia illimitata quello che ci serve.
Ma una continua inesauribile conoscenza di come ogni cosa esiste in virtù di qualche limite.
Anche gli atomi, nel loro piccolo sembra che lo sappiano.
Altrimenti se ne starebbero immobili, per sempre sazi dei loro nuclei.

Marco Sclarandis


Friday, January 31, 2014

A proposito di credenze tribali


Un gruppo di picchisti a un loro convegno


Che uno sciachimista dica che i picchisti sono una tribù chiusa è veramente il massimo!

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Il dibattito sul clima. Cosa abbiamo sbagliato e c...":

Lo sa Dr. Bardi che frequentemente anche i pikkisti sono visti come una tribù chiusa?
Che nonostante le mie competenze scientifiche non proprio comuni, non ero affatto certo dell'origine antropica della CO2 prima di aver letto una sua spiegazione qualche anno fa?
Che quando in alta montagna vedo le scie degli aerei tramare il cielo a rete molto molto fitta (fuori dai corridoi aerei), almeno un dubbio sul fatto che siano casuali mi passa per la testa? Le ha mai viste, di persona intendo?


Thursday, January 30, 2014

Ma perché non lo dite chiaramente che ci prendete per il ......

http://www.repubblica.it/economia/2014/01/30/news/borsa_30_gennaio-77261754/?ref=HREC1-3

No, dico..... leggetelo una volta. Poi rileggetelo un'altra volta (forse anche due volte) e cercate di capire cosa cavolo stanno dicendo. Una volta che l'avete capito, vi rendete conto che effettivamente ci prendono per il xxxx.


Sul fronte macroeconomico - oltre ai dati Usa - si registra la ripresa della Spagna con il Pil salito dello 0,3% nel quarto trimestre e calato dello 0,1% tendenziale. Si tratta del secondo aumento congiunturale consecutivo dopo due anni di recessione. Nel 2013 complessivamente il Pil ha segnato un calo dell'1,2%.



Monday, January 20, 2014

I SETTE POTERI DEI SINGOLI VS I SETTE POTERI GLOBALI


"Un'amica mi ha appena scritto dicendo che secondo lei "per ogni professione specialistica" dovrebbero esserci (inoltre) TRE BASI COMUNI.

1) Inglese
2) Informatica
2) Comunicazione

Ed io le ho risposto dicendo SI, condivido,  ma aggiungerei anche:

4) Mente aperta alle ALTRE specializzazioni  (ed alle prospettive olistiche o multi-disciplinari o multi-professionali)
5) Minima consapevolezza della propria ideologia e cultura sociale / interpersonale di gruppo  (professionale, disciplinare, istituzionale, od altro, ad esempio su internet, blogs ed ecc. ) (e di quelle degli altri)...
6) Minima consapevolezza dei meccanismi di compensazione umani....

Solo sei requisiti e quindi non troppo difficile acquisirli....

Ma gli ultimi tre non si imparano a scuola o all'universita' e neppure sul lavoro ed in particolare in quello "istituzionale" (in qualsiasi istituzione)  anzi normalmente si "dis-imparano" o si impara il contrario)

piu' ovviamente...

7) conoscenza adeguata della propria professione / specializzazione....(spesso manca anche quella)

Ed essendo Sette le caraterristiche necessarie possono poi' anche dare valorosa battaglia ai "Sette superpoteri" QUI: or to  "the Seven powers that be"  HERE:

(vari dei quali dipendono anche dall'assenza delle caraterristiche personali e sociali e dei rapporti interpersonali del numero 4, 5, e 6)