Thursday, November 19, 2015

Dei diritti e delle penurie

Una delle dichiarazioni più solenni della Storia è quella promulgata a Parigi nel 1948, il 10 Dicembre.
Per non appesantire questo post invito chi ne abbia voglia a cercarla in rete.
Per chi non dispone di una connessione, se mi ha letto fino qua vuol dire che almeno, di una connessione,
è riuscito a usufruirne e quindi basta insistere e ottenerne un'altra a tale scopo.

Proprio il diritto alla connessione al web ( voglio essere pedante,  il web è la rete mondiale di computer, adesso d'ogni genere, creata all'inizio per rendere più efficace la difesa da un attacco termonucleare ) è uno di quelli che potrebbe essere aggiunto 

alla lista di quella solennne dichiarazione.

Azione ed opera nobilissima quella sfociata in quel dettato parigino.
E potrei dire parecchie cose, opinioni più che altro,  sugli effetti che ne sono seguiti in questi decenni.
Quello che m'interessa dire, sempre parole opinabili, è che occorrerebbe una altrettanto solenne dichiarazione
ma dei doveri dell'Uomo.

Mica per amore della simmetria, che sappiamo è molto apprezzata dalle donne. Almeno in certi ambiti.
Ma proprio per interesse verso la ghirba, parola dalle fanciullesce assonanze, birba per esempio,
che nel motto "salvarsi la ghirba" ovvero "salvarsi la pelle" significa vita.
La ghirba è infatti l'otre di pelle per trasportare l'acqua nel deserto, nella specie quello sahariano.

Sarò conciso.

Per godere di un diritto, in genere bisogna assolvere  un dovere.
Questa volta la simmetria diventa frequentemente obbligatoria, mica per caso.
Per ragioni enigmatiche ma ineludibili, possiamo vedere l'Universo intero come un grandioso cerimoniale 

 dove agiscono doveri e diritti con delle coreografie strabilianti.

E con una Regina, la Penuria, che in realtà ama pure mostrare la affascinante corporeità nuda, l'abbondanza.
Ma c'è da aspettarselo  non sovente, non con tutti, non come ci piacerebbe che avvenisse.

Prosaicamente, il diritto a non patire la sete si ottiene adoperando l'acqua con giudizio.

Quello a non patire la fame procurandosi il cibo alla stessa maniera.
Quello alla salute, tenendo a bada le fonti di malattie, pratica che con le fonti d'acqua ha strettissima attinenza.
E poi, si potrebbero elencare decine di diritti dai più dritti a quelli più contorti, ma accettabili.
C'è un lavoro immenso che dovremmo e in fondo vorremmo anche fare a proposito.
E avrebbe diritto ad uno stipendio
Anche minimo, dovremmo ricordarcelo.
Altrimenti perderemo il diritto a lamentarci.


Addendum post commentum (se si può dire così ).

I diritti o si conquistano o si acquisiscono, conquistarli è già un'azione di natura bellica, dispiace ammetterlo ma è così.
Se si acquisiscono, di solito è una faccenda meritoria, e dispiace ugualmente dirlo, non tutti gradiscono il merito, sopratutto quello autentico ed altrui.
Se si acquistano molte cose s'aggiustano come al mercato.
Ma, è inutile negarlo, al mercato vige sovente la cagnarra, la frode, il raggiro, cui seguono le zuffe e le botte.
Urbi et orbi.
I Romani, quelli antichi, con il diritto erano giunti ad eccellente compromesso.Vìolalo e ti metto in croce. 
Non solo metaforicamente. Rispettalo e magari da schiavo diventi anche Imperatore.
Disgraziatamente, tutto ciò, non s'è rivelato essere imperituro.
I Rumeni, contemporanei, forse, nelle foreste della Transilvania stanno meditando qualche Diritto 
che funzioni meglio di quelli già sperimentati.Magari lo stanno cesellando in ciclopiche lastre di rame.
Bisognerebbe dir loro che anche l'alluminio anodizzato andrebbe bene.
E potremmo anche regalarglielo che di lattine vuote buttate a casaccio se trovano anche troppe.
 
 
 

Marco Sclarandis

Wednesday, November 18, 2015

L'Ottobre più caldo della storia. E gli effetti si vedono!





L'Ottobre del 2015 sfascia tutti i record: caldo senza precedenti nella storia umana.

E gli effetti si vedono: Per esempio, a questo qui sotto il caldo gli ha fuso gli emisferi. Difficile trovare un esempio più plateale della sindrome di Dunning-Kruger. Forse la sindrome viene favorita dal caldo. O forse dalle scie chimiche?


Sappiamo benissimo che la CO2 non ha niente a che fare con l'aumento delle temperature...ma, come dicono innumerevoli studi scientifici, è semplicemente un ciclo ripetitivo della vita del nostro pianeta (e del sistema solare) che prelude, forse, ad un'altra glaciazione.

Il GW è soltanto un altro strumento immaginario teso all'insediamento di altre regole restrittive...le scie chimiche ne sono un vettore.

Se fosse davvero colpa della CO2 avremmo un problema più serio della temperatura.

Siccome le piante si nutrono di CO2 (fra le altre sostanze) e rilasciano ossigeno, come scarto, quasi nella stessa quantità (una parte resta intrappolata nella fotosintesi come glucosio), avremmo il problema dell'aumento dell'ossigeno che di per sé non è un vero problema; ma l'ossigeno diventa facilmente ozono (O3) che resta quasi tre giorni negli strati più bassi dell'atmosfera prima di dissolversi o creare la famosa barriera. L'ozono ha un piccolo problema...ma proprio piccolo...per gli esseri viventi è talmente tossico che una esposizione anche breve (nelle giuste quantità) provoca la morte...e una intossicazione cronica in basse quantità continuative nel tempo.

Se fosse vero quello che dicono questi cialtroni saremmo, forse, tutti tossici all'ozono.

Non solo. Uno strato di ozono molto spesso filtrerebbe ancora di più i raggi UVA (non filtrati dall'ozono...di solito) mettendo a sua volta a rischio la stessa fotosintesi e la salute degli esseri viventi.

La CO2 prodotta dall'industria viene usata dalle piante (che al massimo saranno più rigogliose) nello stesso identico modo di milioni di anni fa, quando al posto delle fabbriche c'erano decine di migliaia di vulcani attivi. Non aumentava allora la temperatura e non aumenta oggi...per questo motivo. E' un ciclo che si autoregola naturalmente....certo, finché la natura non si romperà i co....ni e ci selezionerà per l'estinzione.

Purtroppo viviamo in mondo in cui i cialtroni sono sul libro paga dei miserabili e i creduloni raccolgono la loro elemosina.

Halastor



http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4718

Intervistatelo vivo

    
                                    O O
                                              I
                                                                          #


Anche perchè il secolo delle sedute medianiche appoggiati ai tavolini traballanti 
è tramontato da un secolo.
Nel post precedente ho dato tutti gli indizi per capire di chi si tratta.

Oggi è ormai diventato una star, anzi una pulsar, o meglio un quasar, no mi sbaglio.

Un banale buco nero dalla massa non ancor ben determinata, ma sicuramente capace d'inghiottire galassie intere d'opinioni da bar e da tinello e mutarle in insignificante ronzio 
da reattore di lampada fluorescente.

Non credo abbia molto da dire che non siano farneticazioni.
Ma non si sa mai, i suoi eventuali silenzi potrebbero essere
densi di grande significato.

Marco Sclarandis
 


Tuesday, November 17, 2015

La più strana trinità.



Tolta la barba
levata la bandana
stinta la maglia e sbiancata la bandiera
istoriata di caratteri d’un oriente medio
chi mai sei tu con quella copertina in mano
bella come un persiano tappetino
ma credo piena d’esortazioni stravaganti
puoi tenere tutto
compresa la criniera giovane corvina
e sembrare garzone d’officina
un pò guascone d’ un’ araba felice
ma è lo sguardo che non puoi disgiungere
da un animo meglio proprio un’anima
tarlata traviata da un visibile tormento
potrei farti un favore
immortalarti con nome ed il cognome
qui dentro
piccolo universo di parole assai longeve
dovresti darmene ragione sufficiente
che non sia solo ricordo di carni maciullate
di urla per invocare un grande vuoto
d’odio sterile sprecato in tale mondo
che non è inferno
neanche paradiso
nemmeno purgatorio
forse la più strana trinità
di luoghi coesistenti mai creata.

Marco Sclarandis

Monday, November 16, 2015

L'occorrente


Ante scriptum: 
Questo post è stato scritto il 12 novembre 2015
Il giorno dopo è avvenuto a Parigi ciò che tutto il mondo ha visto.
Ho capito che era meglio pubblicarlo invece che no.

Un proverbio africano recita:"Per crescere un bambino occorre un villaggio".
Ora possiamo ben dire che per crescere una umanità occorre un intero universo.
Cosa che anticamente alcuni individui avevano capito ma non potuto vedere compiutamente.
Un tale di nome Archimede per dirne d'uno, che si divertiva a contare granelli d'arenaria per immaginare quanti ce ne sarebbero voluti per riempire la volta celeste.

Se così non fosse sarebbe incomprensibile il perchè e il come da millenni ci siamo dati da fare
per scrutare il cielo con strumenti sempre più mastodontici e ingegnosi.  Prima.
E poi altri ancora più ingegnosi e mastodontici per indagare i frantumi delle terre ridotte a briciole invisibili.

Adesso questa necessità proverbiale é diventata un fatto che però molti non vogliono accettare, perchè le implicazioni di questo fatto contrastano con il significato che questi danno alla loro vita terrena e terrestre.
Gente che se gli regali un martello lo usano come un cacciavite e se gli dessi una galassia vi ammasserebbero solo cianfrusaglie.
Lamentandosi però della taglia del loro tinello.

Gente che sogna quotidianamente paradisi mentre si applica con ostinazione affinchè la Terra divenga un inferno.
Neanche primordiale ma secondario.

Si riesce anche a ridere di tutto ciò, o almeno a sorridere, ma quando si comincia a sogghignare vuol dire che la commedia sta mutandosi in tragedia, e delle più abominevoli.

E' quasi tutto pronto per un ultimo atto tragico collettivo, ma possiamo anche sovvertire il finale con un colpo di scena dove drammaturgo attori e spettatori e teatro stesso allestiscono uno spettacolo per una nuova lunga stagione.
Bisognerebbe solo zittire quelli che sono solo interessati alle loro istrioniche recitazioni e a captare l'accondiscendenza della loro miserevole platea.

E' difficile a farsi ma possibile ed encomiabile.Il solo lavoro che libererebbe dalla schiavitù.

Post scriptum:

Di un bambino se ne può fare un angelo o un dèmone. 
E con lo stesso ferro, lo stesso piombo e lo stesso salnitro.
Ma dopo, moltissimo oro, per riconvertirlo.


Marco Sclarandis

Quand c'est trop c'est trop



Provo a ragionare su dei fatti.
Ogni anno s'aggiungono 80 milioni di neonati ai 7 miliardi e 200 milioni circa di nati 
e cresciuti.
Bisogna anche considerare i 100 ( cento ) miliardi di morti e sepolti che fanno parte
della nostra stirpe, ma sono tali e non dovrebbero suscitare problemi.
In realtà per alcune ragioni questi defunti sono presenti in modo abbastanza vivace nei vivi, 
e se questi pretendessero che tutti abbiano una lapide da qualche parte ho calcolato approssimativamente che occorrerebbe un terra grande come l'Italia per soddisfarli, i vivi.
Una piccola urna su di una mensola basterebbe anche, volendo.
Questi, i vivi, per restare tali necessitano di almeno un pasto al giorno, e a causa della peculiare loro, cioè nostra fisiologia, diversa da quella di altri esseri vertebrati, ma non ottenebrati da pensieri mistici e trascendenti, questa necessità è insurrogabile.
Si può digiunare con una certa regolarità, ma non con lunghe durate.
Sempre per ragioni di stirpe, e in questo caso bisogna dire proprio razziali nell’accezione biologica del termine, una volta che ci si è rifocillati e volendo, digerito con una siesta, 
procurarsi il necessario per il pasto successivo può essere bizzarramente complicato.
In questo la differenza tra gli esseri viventi è amplissima nei modi e nei tempi, 
ma non nella causa, l’appetito. 
S'è mai visto un Orango dirigere una catena di ristoranti?
Ma un energumeno, sì.
Ed è in questi modi per procurarsi il pranzo o la cena che risiede invece una differenza sostanziale tra noi e tutti gli altri e deriva proprio da quei pensieri ottenebranti ma anche illuminanti che una mente sazia o affamata come la nostra è in grado di generare.
Da migliaia di generazioni i nostri antenati non s'accontentano di campare il più a lungo possibile, e di sostituire gli antenati con i neonati, ma pretendono di fare del mondo 
una copia conforme ai loro labirinti mentali.
Oltre che di sè stessi, cosa sottilmente diversa da quella sostituzione prima citata.

Non c'è niente di intrinsecamente malvagio in tutto ciò. 

Ma sono i dettagli che fanno una grandissima differenza.
Adopero un concetto aritmetico alla portata di qualsiasi ragazzino della quinta elementare, per spiegarmi meglio.
Tutti quelli, invertebrati, quadrupedi, bipedi, ungulati o echinodermi che siano,
partono da una base e al massimo cercano di aumentarla con una moltiplicazione o con l'uso di un esponente.
Noi, per ragioni ancora non abbastanza evidenti, ma troppo numerose per essere ignorate, vorremmo fare della base elevata all'esponente un'altra base esponenziata
per proseguire il gioco fino all'esaurimento, o se giunge prima, alla noia.
Siamo fatti in questo modo. La Natura ci ha fatti sgusciare in questo modo siffattti.
Molti credono che qualcuno abbia organizzano le cose in tal modo in meno d'una settimana.
Ma i giorni in tempi arcaici potrebbero essere stati di una durata incomparabile con quella odierna.
E quelli che non ci credono o credono in qualcun altro che però avrebbe fatto 
praticamente la stessa cosa, ancora si danno botte da orbi per far prevalere delle opinioni che è impossibile trasformare in fatti definitivamente ed assolutamente accertati.
Se le cose stanno come le ho sommariamente descritte, allora siamo di fronte ad un secolo enigmistico dalla difficoltà di soluzione inaudita.
Tutte le strategie e le tattiche per risolvere i problemi adottate in passato, 
semplicemente non funzionano più come prima.
E più cerchiamo di applicarle più i problemi peggiorano.
Chiunque che sia minimamente sveglio può constatare che siamo in troppi a vole fare troppe cose, troppo complicate, troppo in fretta e per ragioni che non sono neanche
troppo stupide, ma abbastanza masochistiche.
E così ci stiamo rapidamente avvicinando al punto critico, tipico dei dirupi,
dove essendosi sporti troppo, si precipita e di rado ci salva.
Eppure, sebbene scostarsi ed arretrare quel tanto che basta per ammirare il panorama
senza correre il rischio di prepararsi il funerale, sembra un’azione difficilissima.
Non credo sia necessario esplicitare le metafore che ho adoperato.
Fumi troppo? Mangi troppo? Viaggi troppo? Pensi troppo o troppo poco?
Lavori apposta per mantenere quel troppo che oltretutto ripaga con troppo poche soddisfazioni?
Se uno si fa sovente queste domande e le risposte convergono verso l’affermazione positiva, allora la soluzione è facile da descrivere anche se difficile da applicare, 
almeno all’inizio.Come le arrampicate sulla roccia.
Poi, si comincia a vedere il falso piano e in discesa pure. 

Tanto per sorridere:


https://www.facebook.com/ForfaitMoto/posts/1124523320910845

Marco Sclarandis

Sunday, November 15, 2015

State calmi e disinvestite dai combustibili fossili!

Non ci costringete



Non ci costringete
a togliervi il saluto in strada o nell’androne
ad incrociare sguardo e mutarlo in cruciverba
a trattenere il fiato passando davanti ai vostri forni
e pensare di chiudere le fornici le vostre
non ci costringete noi l’abbiamo fatto e ancor rifatto
tante volte ma poi quasi del tutto smesso
che pranzi fastosi di vittorie sono divenuti presto
cene a lume di moccoli in umidi rifugi
la vostra esplosiva ira è polvere pirica igroscopica
potente folgorante negli aridi deserti
inefficace nei piani e nelle valli
dove la gente lacrima e lava la sporcizia
che portiate barbe ispide o turbanti 
tatuaggi che sembrano alla mente grate
preferiate adunate in piazze con pavè di pietre
o prostrarvi in massa ad un cubico nero altare
invece che camminate atte a sbollire ire
desistete sia pure all’ultimo minuto
dal fare di gente salme e giacimenti di vendetta
nessuno è grande perché implora un Padre
chiunque è immenso se insegna al figlio a rialzarsi.

Marco Sclarandis

Saturday, November 14, 2015

Non ci sarebbe niente da dire


Alla fine anche terrorizzare stanca.Anche peggio che lavorare.
Sopratutto se chi dovrebbe terrorizzarsi si riprende subito dal terrore e con una alzata di spalle lo tramuta in paura e con un altra, ma di sopracciglio, tramuta questa in preoccupazione e quindi azione difensiva.
Ci sono molte ragioni per decidere e poi terrorizzare qualcuno.
A partire dal divertimento per poi proseguire con altre che hanno tutte una ricetta 

che prevede vizi, virtù, follia, malattia, ignoranza e stupidità, mescolati e cucinati con arte.
Chi si ricorda che Il Terrore è proprio un periodo storico successivo alla rivoluzione 

divenuta quella per antonomasia, quella Francese, lo sa.
C'è un modo per estirpare il terrorismo dalla società umana?
 

Non credo proprio.
 

Semmai si può ridurlo al minimo inevitabile, ma togliere alla Società dello Spettacolo 
questo introito così saporito, succulento e dal rendimento così elevato è un'impresa attraente come organizzare il proprio funerale quando si scoppia di fortuna e di salute.
Di fronte ad un atto terroristico sarebbe meglio ricordarsi che tutti abbiamo in tasca 

qualche sasso che all'occorrenza ci piacerebbe tirare addosso a chi ha infranto la legge 
ma non è stato abbastanza astuto da non farsi scoprire.

E ricordarsi di questo mi fa venire alla mente la cosa più terrorizzante che un essere umano può provare, ed è l'ostracismo.
Un terrore asettico, muto, incruento, ma assolutamente letale.
Forse l'unico tipo di terrore in grado di sovrastare qualsiasi sentimento di rivalsa, di vendetta, di sommaria giustizia che, come sappiamo, allaga la mente umana di fronte al crimine, 

anche quello più efferato.
 

Non credo a proposito di avere altro da dire.

Marco Sclarandis

Wednesday, November 4, 2015

Se credete che sia

Foto: blickwinkel/Alamy

Se credete che sia ricotta stagionata, siete fuori dal mondo.
E' ghiaccio antartico di questo mondo che si sta inabissando.

Ma, in fondo, nel 2100 d.C quanti di noi ci saranno?
Più uno su cento che uno su dieci, no?
E allora perchè questa ostinazione a preoccuparsi, chi ci sarà rientrerà più a riva e avanti come si è sempre andati.

Poi, chi è che ha davvero intenzione di rinunciare agli attuali bagordi, già incerti essi stessi, per assicurare dei minimi agi ancora più aleatori, a dei discendenti che nemmeno potremmo vedere in faccia?.

E infine, siccome sappiamo benissimo e da qualche generazione ormai, che l'ordine che abbiamo cercato d'imporre 
sulla e alla Vita terrestre prevede un certo disordine da subire, innanzitutto da parte nostra, allora è evidente che preferiamo 
certe conseguenze, anzi conseguenze ormai certe, che rimediare agli errori che ce le hanno portate.

Potremmo sì, per pura curiosità provare a cambiare alcune abitudini, che sembrerebbe  possano salvare 
come si suol dire, alcune capre, qualche cavolo e una minima entità di lupi oltre al contadino,
ma si sa, è più facile che una serpe faccia di scaglie piume, che un recidivo Adamo si redima.

P.S.Questo post non è per tutti.
Ma solo per chi ha il dubbio se davvero bisogna decidere se cambiare modo di vivere, o meno.

Un suggerimento: visitare   http://www.ugobardi.blogspot.it/  e leggere il post di oggi 
mercoledì 4 novebre 2015

Marco Sclarandis 

Thursday, October 29, 2015

Nemmeno io



Mettiti al mio posto
e poi cerca di convincere
chi me stava cercando
e diffida d’ogni indizio
facendone d’accumulo
che io sia da qualche parte
tumuli di prove inutili
accomodati sul trono
stai guardingo ed acquattato
mettiti come meglio credi
ti do un intero giorno
quindi ancora mezzo e poi
un pezzo dimezzato sempre
ma d’ogni frammento il tempo
ti parrà durare come intero
il terzo giorno mi dirai per certo
che cosa il tuo cliente
crede d’aver trovato
nemmeno io ricordo
d’essere una volta nato
e preferisco incantarmi al fascino
d’una questione indecidibile
io se mi mettessi al tuo
a tanta incertezza sottoposto
a più angherìe che gentilezze
presto mi darei al crimine
e tardissimo me ne pentirei
ora che fino a domani regni
non perdere quest’occasione
nemmeno io sono così convinto
che tu solo per un secolo
esisti e sia
per poi annichilirti.

Marco Sclarandis

Wednesday, October 14, 2015

Mucchi di mucche

Come nella Divina Commedia l'Inferno è più interessante che il Purgatorio e il Paradiso,
nella Commedia Terrena sono più interessanti le sciagure, le catastrofi, i cataclismi, i disastri,
i crimini, gli errori e i vari peccati, che il quieto, virtuoso, e pacifico vivere.
 

Forse questo spiega l'inerzia con la quale indugiamo nell'evitare e rimediare ai primi
e la noia e l'insofferenza che ci assale facilmente nel vivere seguendo il secondo.
Purchè, naturalmente, si tratti di letteratura, di cronaca, di vita altrui e di certezza del lieto fine proprio.
 

E' qualcosa di sconcertante tutto ciò, ma é un fatto che alla fine sbaraglia orde d'opinioni.
 

Ma l'Universo stesso si fonda su fatti ancora più assurdi, se ciò può essere di consolazione.
 

Ci sono infiniti mucchi di cose che non possiamo suddividere in mucchi più piccoli tutti uguali,
a meno che non siano fatti d'una sola cosa, e allora non sono più un mucchio di qualcosa,
e altrettanti mucchi di cose che possiamo suddividere come ci pare.
 

Ma è meglio non ammucchiare tutto quanto insieme e pretendere di ricontare bene le cose,
se non si vuole finire col perdere la divina certezza che uno più uno debba fare necessariamente due.
 

Chiedersi perchè le cose stiano in questo modo, non è malvagio, ma molto pericoloso.
E infatti è proprio per questo che lo facciamo fin dalla notte dei tempi,
da quando abbiamo cominciato ad estasiarci nell'ammucchiare le cose.

Marco Sclarandis

Sunday, October 11, 2015

Il ratto di passaggio



Qualcuno dev’esserci che ha in odio
quest’ordine vigente sulla Terra
non da ieri l’altroieri ma da eoni
onde per cui chi mangia vien mangiato
ma almeno in felino sguardo si trasforma
o in ricamo variopinto alato
oppure in umile spazzino bruco
é una legge durissima ma legge
crudele spietata ma imparziale vedo vigere
o invece può essere che un altro covi
un superiore intento per rimettere
in altro mondo tutta questa grama vita
ma quando vedo il paguro rintanarsi
in un tappo di plastica gettato
con incuranza da un salariato sulla spiaggia
da bimbo lasciato inerme a diventare adulto
e quello ch’era prima un albatro ridotto
a sparpagliate ossa e indigeribile accozzaglia
temo sovrano regni un imbecille caos
nemmeno una malvagia ma ragionata azione
ma proprio un disordine maritato ad idiozia
ed al pensiero che padri e madri degli sposi
siamo davvero noi che istoriamo lapidi
tremo come anima in attesa di giudizio
e che ad emetterlo sia il primo
casuale ratto di passaggio.

Marco Sclarandis

Thursday, October 8, 2015

La borsa e la ghirba

E'inevitabile che utilizzeremo solo più energie rinnovabili e ricicleremo anche le spille da balia oltre che le cerniere lampo.
Come ci arriveremo, in quanti e quando, il tutto è intriso di mistero della fede nella irreversibile transizione.
A che prezzo invece, dipende da chi intende pagare il prezzo e da chi invece non vuole nemmeno rimborsarne il costo.
Il rimedio-evo è evitabile, basta darsi alla cupio dissolvi terminale.
Tutte e due le scelte sono attraenti, per certi versi, ma incompatibili fra loro.

Il dodo è morto, il dado è tratto e i dada non se la passano troppo bene.

Lasciamo stare i dudu che abbaino in pace.

Ma incredibile dictu, abbiamo la possibilità quasi più unica che rara di salvare 

sia la ghirba che la borsa.

In cambio ci viene chiesto di disotterrare il talento, invece che altre montagne di prodotti minerari liquidi solidi e gassosi.
E di utilizzarlo, alla bisogna, come avrebbe detto Mastro Geppetto a Pinocchio. 
  

Marco Sclarandis

Wednesday, October 7, 2015

Sognar rinnovo


Uno sciame di vespe che si mette
a ritagliare festoni ed origami
uno d'api che ronza in gregoriano
e di calabroni uno che droneggia 

a consegnar pizzini a torme 
di mafiosi intenti alla bonifica
di lande zuppe d'idrocarburi policiclici
arenili di policlorobifenili intrisi
una marea di torpidi rianimati e pronti
a piantar mangrovie e a contenere ailanti
rovi sorci ed impresari troppo aitanti
un'altro di genti senza vergogna d'indigenza
ma fieri di viaggiare in diligenza
se invitati da mecenati a cena
nel dormiveglia vedo tutto questo
nel sonno profondo sogno
al suono della sveglia desto
agire perchè presto questo avvenga
in questo mondo vecchio che ha bisogno
come maionese d'olio di limone d'uovo
di rinnovo.


Marco Sclarandis

Tuesday, October 6, 2015

Dovessi annegare non smetterei di negare.

Ringrazio un Angelo anonimo per l'ispirazione di questo post.

E' ovvio che i negazionisti del neo-clima non si rassegnino alle dilaganti evidenze.

Sono come i credenti nella della Planogea e della Geocava ( la Terra piatta e quella vuota)
del moto perpetuo, ottenuto con qualche marchingegno nel retro della sacrestia,
e tanto per abbreviare la lista, come i quadratori di cerchi con righe e compassi, quelli ideali,
ovvio, non le rozze imitazioni fatte di materia bruta e banalmente quantistica.

Bisogna averne compassione perchè non sanno come evitarsi l'inganno.

Qualcuno, in articulo mortis, quindi troppo tardi per godere carnalmente dei frutti del pentimento,
si ravvede.
 

Ma altri solitamente spariscono nell'oblio, magari per circondarsi di un manipolo 
di credenti irriducibili, con i quali mantenersi puri nella fede fino all'inabissamento definitivo.

Non c'è ragione che tenga con simili figuri.

Anzi, per essi qualsiasi ragionamento che possa insinuare nella loro mente 

il demoniaco tarlo del dubbio, è anatema.

Quindi, bisogna mantenere i propri dubbi, contemporaneamente con le proprie certezze, lasciando intendere che si combatte fino allo spasimo affinchè quelli non sopraffacciano le altre.
Solo in questo modo v'è una tenue speranza che qualcuno di loro ceda l'anima 

alle lusinghe dell'appropriato ragionamento e non senza lunga pena e tormento 
si converta all'accettazione dei fatti.

Marco Sclarandis

Sunday, October 4, 2015

Rumenta, per chi non s'accontenta




 
La parola rumenta è usata in alcune zone del nord italia per indicare la spazzatura, ma anche ammassi indistinti di oggetti usati, rotti o logori, di nessuna utilità o valore. La parola rumenta è principalmente diffusa in Liguria e Piemonte, parzialmente in Lombardia, Toscana e a Chioggia. Talvolta è usata in gergo nautico, con significato analogo (in tale contesto l'apposito contenitore si chiama rumentiera). L'uso sporadico di questa parola da parte del Gabibbo in televisione ne ha aumentato la celebrità.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Un suggerimento. 

Visita il sito:

http://www.placidasignora.com/tag/significato-della-parola-rumenta/

Ora sei pronto per capire il titolo di questo post, se mai ti fosse parso criptico od oscuro.

Noi, nessuno escluso, a differenza di tutti gli altri abitanti la Terra siamo incontentabili, 
ma in un modo che è assoluto, totale, definitivo, peculiarmente peculiare.

E' la nostra gloria e dannazione contemporaneamente. 

Ormai è quasi impossibile dubitare di questo fatto, ma nonostante ciò, invece di trarre 
la massima gloria con il minimo della dannazione, dalla nostra immodificabile natura umana, pare che stiamo facendo proprio l'inverso.

I danni generati dal cambiamento del clima, dovuto al nostro agire sopratutto negli ultimi ventenni, stanno dimostrandocelo.
E con crescente evidenza.

Un vetusto proverbio recita:

Chi s'accontenta, gode.

Ma, forse, chi non s'accontenta, esulta.

Forse ancora la visione di migliaia di tonnellate di rumenta che appena il giorno prima era scintillante merce pagata a caro prezzo e dopo una frana, una esondazione, un nubifragio,
sono diventate ingombrante spazzatura, provoca l'esultanza e l'esaltazione di moltitudini che appunto, non si rassegnano al godimento dovuto all'accontentarsi.

E quindi.......Rumenta!.... per chi........

Marco Sclarandis.





Thursday, September 17, 2015

Ispirami ancora Pietro

Le ostriche si fan più rare
mangeremo allora istrici
pazienza per gli animalisti
se diverran più isterici
ma chi poteva immaginare
che ardere quei combustibili
avrebbe riscaldato il mare
semmai rea è l'isteresi
che non ti avverte mai
in tempo per quel che fai
e quindi per riordinare
le cose al loro posto
come un oca in gioco
imbecille ti fa girare
e poi siamo noi istrioni
in questo gran circo equestre
mica storioni allocchi
che stolidi si fan rubar le uova
o dovremmo rinunciare forse
ad essere ciò che siamo
viviamo già da esuli
rifugiati su questa tonda crosta
e tutto per un morso pare
a un frutto neanche così speciale
è vero non sopportiamo limiti
vivere in gusci pari a mitili
ci angoscia  innervosisce e annoia
ridateci una radura estesa
almeno quanto una galassia
a scavare le voragini
per inondarvi oceani
e lo sterrato farne
monti ed altipiani
ci penseremo noi
solo riguardo al Sole
siamo perplessi ancora
se meglio non si potesse fare
potrebbe la Luna invece
così anche rimanere
pur con la stessa faccia
tanto l'altra l'abbiamo vista
farla voltare apposta
sarebbe proprio inutile.


Marco Sclarandis

Tuesday, September 15, 2015

Rovente, per chi non s'accontenta.

Ripetere giova, non ci sarebbe bisogno di ripeterlo perchè lo sappiamo tutti, fin dalla più tenera età.
Però stanca e alla fine annoia, e quando annoia vuol dire che non giova più a nessuno.
E, ripetere che siamo riusciti a cambiare il clima della Terra, ormai è inutile.

Infatti in parecchi cominciano a dire che bisognerà adattarsi, e sempre di più al clima ormai cambiato.
Ma anche questo dire, e il riperterlo ha le volte contate.
Perchè dire e ripetere che bisogna agire è un'azione che dev'essere di breve durata, altrimenti il rapporto tra l'efficacia delle parole e quello dei fatti diventa rapidamente una proporzione inversa fra queste e quelli.

Da quanti anni è che alcune sagge persone ripetono che le azioni umane sulla Terra avrebbero raggiunto dei limiti insormontabili e ineludibili?
Ormai si tratta di quasi mezzo secolo, a voler essere prudenti.
Ma molto di più  se consideriamo gli avvisi emessi con l'inizio della prima Rivoluzione Industriale.

Adesso, gli effetti di un clima che si farà sempre più rovente stanno cominciando ad essere
abbastanza evidenti anche a quelli che sono obnubilati dalla fede che stiamo vivendo nel più desiderabile
dei progressi possibili.

Più desiderabile, per il momento.Ci aspetta un progresso ulteriore.
Potremo riunire la Siberia e l'Alaska con un ponte o un tunnel, riesumare i voli supersonici per fare un lavoro da pendolare tra Dubai e Reykjavik, riempire le orbite geostazionarie di bed and dinner per festeggiare
i punteggi raggiunti sul social network.
Dopo, però l'aver fatto pulizia dei rottami lanciati in sessant'anni di attività spaziali.

Oltretutto, ora cominciamo a trovare dei pianeti che potrebbero ospitarci, nel momento che questo dove siamo ormai da migliaia di secoli, ci venga a noia.
Solo che ancora non siamo riusciti a fabbricare un blechendecher per forare lo spaziotempo,
cosa indispensabile per ridurre la durata del viaggio verso quei lidi ad entità ragionevoli.

Temo che per chi non s'accontenta, s'appresta un mondo colmo di rumenta.

Marco Sclarandis



Monday, September 14, 2015

Evincere! ed Evinceremo!

Un famoso settimanale di enigmistica  contiene una pagina intitolata:

" Forse non tutti sanno che ...."

Dove vengono raccolte notizie strane, incredibili, curiose, oltre che quelle semplicemente poco note.

Una di queste notizie, che non so se lì vi sia mai stata pubblicata, è che in soli trecento anni siamo riusciti
ad aumentare quasi della metà la quantità di biossido di carbonio dell'atmosfera.*
Questa notizia, non dovrebbe essere né strana, né incredibile, né curiosa, oltre che semplicemente poco nota.
Per il semplice fatto, che in questi ultimi tre secoli abbiamo bruciato miliardi di tonnellate di legna
che il tempo aveva accumulato sottoterra centinaia di milioni d'anni fa.
Che si bruci un filo di paglia o un fiammifero o una catasta di tronchi d'alberi secolari, è inevitabile
esalare dell'anidride carbonica, così veniva chiamata fino a tempi recenti il biossido di carbonio.
Un conto è però usare un fiammifero per accendere una candela.
Un altro è ardere delle foreste intere per intiepidirsi il fondoschiena.

Ed un'altra notizia che non dovrebbe essere nè strana, etc.etc... è che come moltissimi gas,
oltre che il biossido di carbonio, il metano ed il vapore acqueo, non sono così trasparenti come sembrerebbe.

Per il semplice fatto che "La natura è sottile, ma non maliziosa"**, e di fatto non ci ha dotato della visione
dei raggi infrarossi, visione che se avessimo, ci permetterebbe di accorgerci dell'opacità dei gas, illuminati
dalla luce non visibile.
Nonostante ciò, la diabolica astuzia umana, forse appena inferiore alla demoniaca stupidità, ha inventato un
ordigno che come nome ha la sigla CO2 LASER, che  produce con ingannevole invisibilità una luce
che fonde i metalli più duri.

Ma siccome l'anidride carbonica, altrimenti detta biossido di carbonio, la cui denominazione chimica è CO2***,
appunto non è del tutto trasparente alle radiazioni infrarosse, ma lo è molto di più a quelle visibili,
dall'occhio umano ovviamente, provoca un "effetto nassa".
Effetto che poi si trasforma in "effetto serra".
Per chi non è pescatore ma solo consumatore di crostacei, ricordo che la nassa è un cesto costruito
in modo tale che i crostacei, in particolare, entrino facilmente, ma molto più difficilmente ne escano.
Ma al posto dei crostacei bisogna immaginare i raggi solari, per la parte a noi visibile, che incredibilmente,
entrano come pesci e non possono riuscire perchè mutatisi in crostacei.

La nassa è però in questo caso un invisibile cesto intrecciato con atomi di carbonio ed ossigeno.
Ma mano che la pesca procede le nasse si riempiono di granchi, aragoste, astici e fauna varia, e fin qui
la metafora ci fa pensare ad un lieto fine, ma questa nassa di biossido, sta preparando per noi un esito
che é simile alla fine della prelibata tanto quanto sventurata aragosta.

L' "effetto serra", appunto.
Effetto di naturale ed antichissima origine, peraltro.
Effetto che trasforma luce visibile in invisibile e questa infine in calore asfissiante.
Effetto che, sia chiaro, diventa nefasto se supera un certo limite, ma appunto, da tre secoli sopratutto,
abbiamo fatto in modo che superasse il limite, è lo abbiamo fatto con ingegnosa dabennaggine.
Da tutto ciò si evince che bisognerebbe togliere di mezzo un bel po' di queste nasse dall'aereo mare.

Purtroppo, per ragioni che non posso elencare qui per non diventare troppo prolisso, ripescare
queste ceste dai cieli, non è né facile né rapido come sarebbe auspicabile che fosse.
 
Evinceremo ancora meglio, che più esaliamo CO2 e meno opportunità avremo per campare sulla Terra,
O non evinceremo, e quando saremo costretti a dedurre che  stiamo davvero perdendo l'ospitalità terrestre,
ci butteremo in un'avvincente corsa al rimedio?

* Da 280  a 400 parti per milione, in volume.

** " Sottile è il Signore, ma non malizioso " : con queste parole Albert Einstein esprimeva la convinzione  che
la  Natura  " nasconde i suoi segreti non perché ci inganni, ma perché è essenzialmente sublime"

*** Tanto per pedanteria, C sta per Carbonio, O per Ossigeno e 2 indica che per ogni atomo di Carbonio
ce ne sono due di ossigeno attaccati insieme.

P.S. Per avermi ispirato il titolo di questo post, devo un ringraziamento alla memoria a quel tizio che pronunciò decenni e decenni fa uno sventuratissimo discorso da un balcone di una famosa piazza romana.
Da parecchi indizi ci sarebbe stato da dedurre che quel tizio autoproclamatosi duce avrebbe condotto
un popolo intero alla rovina.

Ma furono in pochi a dedurlo.


Marco Sclarandis.