Thursday, January 31, 2013

SENZA RIMEDIO EVO


In questo momento ho pensato a cosa succederebbe se proseguiamo in questo pianeticidio, ovvero ho immaginato che il disastro, il collasso sistemico, la carenza di risorse di supporto, accada ORA.

Con mio marito parlo molto di questo crimine e lui saprebbe salvarsi e salvare me non avendo dimenticato arti primitive come caccia e pesca. E con armi non tradizionali.

Ma torniamo ad ORA.
Luci spente, computer spento.

So uscire da dove mi trovo, e sento già molte lamentele. Non spreco tempo a spiegare che la luce non tornerà presto, non mi ascolterebbero. Son convinti che LA LUCE TORNA come sempre, per garantire tutti i vantaggi e confort che abbiamo.

Io però esco, prendo l'auto che per fortuna ha il carburante per tornare a casa. Le strade poco illuminate e piene di gente incavolata non sono una meraviglia. Non posso telefonare a nessuno, tutto morto. Ma so che a casa ci si aspetta.

Mentre passo in macchina vedo un sacco di gente che si ferma agli incroci e, con lentezza e diffidenza, supera l'ostacolo. Andando piano ascolto i motivi del crollo dei sistemi di elettricità e telefonia: colpa del Governo, dell'Europa e probabilmente dei marziani.

A casa è tutto buio, ma i vicini di casa, perlopiù vecchietti o famigliole intenti a passare il tempo a cercare di ampliare l'edificato per costruire gabbiotti, ripostigli, garage e altre stanze (il verde che rimane è grande come un vaso di geranio, ma questa ragazzi è la crescita) si ritrovano a cianciare al buio, cercando di capire che succede.

Io devo entrare nel mio cortiletto e quindi scendo, e a calci apro il cancello che elettrico non è più.

Mi concentro su cosa devo fare prioritariamente con la macchina e capisco che userò il mezzo solo in casi gravissimi. Non mi è chiaro se posso fare carburante senza elettricità, ma lo scoprirò subito andando in bicicletta dal benzinaio a parlarne. Giusto per sapere, se posso fare un po' di scorta, per la fuga. Infine vedo di fare scorta di cibo a lunga durata, ma senza dare nell'occhio e così di farmaci. Trovo dei recipienti per tenere l'acqua, sospetto anche una ridotta erogazione.

Non abito nelle suburbia urbane, dove probabilmente scoppierebbero caos e furti, non penso che crollerà tutto subito, ma uno scossone ci sarà quanto prima.

Aspetto mio marito che provenendo da lontano, ci mette più tempo, ma arriva.

Decidiamo solo di aspettare (per pochissimo tempo) segnali per capire se la crisi è superabile con una periodo di scorte ridotte (energia elettrica acqua cibo carburante) e quindi procrastinare a quel periodo la scelta della fuga dallo sprawl urbano, oppure siamo nella m***a.

Il caldo eccessivo degli ultimi ANNI, che mi ha portato a sognare di avere almeno una volta ogni tanto brividi di freddo, era un segnale, misto all'instupidimento mediatico (troppe televisioni, troppi programmi di cucina, o luoghi dove vedi l'uno contro l'altro armati a disquisire del nulla, tipo circo romano, notizie false, imbarbarimento generale da pubblicità che sposta il racconto della vita al falso) e all'aumento DI TUTTO. 

Poco alla volta, ma aumenta tutto.
Lo stipendio no.

Se è vera la seconda ipotesi, senza tempo per trovare una via di fuga, occorrerà solo scappare portandosi via le cose essenziali e se stessi e le capacità primitive, uniche ad essere utili in un ritorno al Medio Evo senza rimedio.
Chi ha montagne impervie vicine le usi, ma sappia che sono scomode.

Wednesday, January 30, 2013

Il perchè del blog "Rimedio-Evo"


Il video che segue è tutto in inglese, ma anche se non masticate l'inglese, se andate al minuto 1.22, dice una cosa profondamente vera:

"Se c'è un numero sufficiente di persone che dicono che una cosa è vera e un sufficiente numero di persone li ascoltano, allora quella cosa diventa vera"

Non vi fa venire in mente qualcosa di utile che potremmo tutti fare? Senza bisogno dei soldi dei fratelli Kock e, magari, cominciando con un piccolo blog?


Le ragioni del Medio Evo incombente


MAN from Steve Cutts on Vimeo.

Se avessi vent'anni



Come vorrei avere vent’anni
fasciarmi i fianchi il dorso e l’addome
di trinitrotoluolo e pulsante per l’accensione
m’immagino l’incommensurabile istante
durante il quale si dice  trascorra
la vita fotogramma per fotogramma
ma non vorrei in quel momento distrarmi
ma godermi la scena presente
centesimo per centesimo d’ogni secondo
e potendo farlo da plurimi punti di sguardo
vedermi come un Sansone nel Tempio
gremito di filistei tumultuosi ed untuosi
diventare un piccolo sole
che arde carne ed acceca pupille
che sventra ingozzate budelle
che spacca ossa da mollezze marcite
che trancia dita avvinghiate a pecunio
che strappa capelli di seduzione triviale
che rende corpi dimentichi d’anima
letame da sparpagliare nei boschi
indegno pure di finire nell’orto
ne ho fatti venti ne ho fatti quaranta
il terzo quinto del secolo avanza
ma se avessi vent’anni di nuovo
Eva i tuoi fianchi le tue mani il tuo ventre
vorrei fossero l’onda frangente
sul mio fragile corpo d’Adamo.

Tuesday, January 29, 2013

Ustica, missili e Tavole

Avete letto bene: Ustica missili e tavole.

Non ostriche, Messico e nuvole.

....continua spiegando che ci sono cose che stanno «sopra il tavolo» e altre che stanno «sotto il tavolo», e conclude: «Non è che quello che c’è sotto il tavolo tu lo devi spiegare tutti i giorni. Ci sono delle cose che non possono e non devono avere delle risposte».

Questa frase, tratta da un articolo comparso oggi su LA STAMPA a proposito di Ustica e presente in un filmato che potete vedere su You Tube è un perfetto aforisma multiuso.In fondo trovate il link.

Ancora più versatile di un coltellino svizzero.

Al posto dei puntini ci dovrebbe essere un nome e cognome, ma per carità di Patria e perchè "accà nisciun è fess"
mettiamo solo un indizio che chi non ha perso la memoria può adoperare per trovare l'identità del personaggio.
L'"Unto" delle discoteche, dei roboanti anni ottanta ovviamente.
Da non confondersi con un altro ben più celebre "Unto" che però frequenta tutt'ora e più che mai obsoleti tubi catodici e più contemporaneee fototavolette LCD TFT

«Ci sono cose che stanno «sopra il tavolo» e altre che stanno «sotto il tavolo»........................

Ora trasferiamo l'aforisma nell'ambito delle faccende ambientali.
A scelta.
Da Taranto a Malagrotta, da Bussi sul Tirino a Bhopal all'Alberta, che non è una squinzia, cioè una teenager, cioè una ragazza, bensì un territorio canadese dove sventuratamente si trovano milioni di tonnellate di sabbie bituminose.

«Ci sono cose che stanno «sopra il tavolo» e altre che stanno «sotto il tavolo», e conclude:

(Mi sovviene una celeberrima frase Scespiriana "Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia, Orazio").

«Non è che quello che c’è sotto il tavolo tu lo devi spiegare tutti i giorni. Ci sono delle cose che non possono e non devono avere delle risposte»

Te lo spiega poi un pittoresco carcinoma al fegato o un mesotelioma al polmone, ma con una calma della durata di anni, per non allarmarti inutilmente.

Più penso al soprannome che diede Martin Rees a questo secolo e a quello che diede Eric J. Hobsbawm a quello passato, più mi stupisco che i Maya non abbiano specificato che di "GIORNO DEL GIUDIZIO" si doveva intendere e non solo fine di un grandioso ciclo temporale.

Secolo breve, quello passato, secolo finale questo che sta nelle nostre mani come sabbia stretta in collo di clessidra.

Vado a dare un'occhiata sotto il tavolo.
Ciao!

Marco Sclarandis

Per i più curiosi:

http://www.lastampa.it/2013/01/29/cultura/opinioni/editoriali/giustizia-a-tentoni-Idy271NryAYow5pPUfdwTP/pagina.html

Monday, January 28, 2013

            17.000.000.000    92   2.000



Uno degli aspetti più terrificanti della Natura è la quantità smisurata di vittime sacrificali che impiega per perpetuare ogni singola specie.
Basti pensare ai miliardi di invertebrati che vengono al mondo solo per essere pranzo, cena o colazione di qualche altra vittima che condivide con essi una sorte simile, anche se appena più differita.Senza nemmeno riuscire a procreare.
Questo solo fatto ci dovrebbe far riflettere su quanto debba essere diversa dalla nostra, la coscienza d'un gamberetto o di una mosca .Proprio ora un minuscolo moscerino, attratto dal lucore azzurrognolo del video, s'è messo a ronzare tra una riga e l'altra di questo scritto.Se n'è già volato via.
Non credo che sia stato per il significato terrificante ma ignoto, per lui, della frase iniziale.

In Natura i pensionati sono una rarità assoluta.
Forse sarà per questo motivo che pure noi umani in tutta la nostra storia lunga centinaia di millenni,
siamo riusciti a darci l'istituto della pensione di massa da solo più di un secolo.E potrebbe sparire prima della fine di quello corrente.
Questi pensieri, appena esposti, mi sono serviti per introdurre una domanda che rivolgo al lettore di questo blog:
Secondo te, quali sono i numeri che sono fondamentali per orientarsi in questo labirinto, anzi meglio (o peggio) ginepraio ardente che è diventato il pianeta Terra?
Lasciamo stare quelli delle lotterie.
In Natura esistono numeri e numeri fondamentali, da quelli delle masse delle particelle elementari, a quelli delle distanze astronomiche, passando per quelli delle strutture genomiche.
Ma, non sono numeri che coinvolgono e interessano direttamente la maggior parte delle persose che vivono sbarcando un lunario.

Eppure, se la gente prestasse un minimo d'attenzione a queste tre cifre gli si spalancherebbe un nuovo mondo davanti agli occhi: 17.000.000.000   92   2000.
A te lettore l'onere e l'onore d'interpretare il loro significato.
Non c'è niente d'esoterico.
O di trascendentale.
Al contrario è tutto molto terreno, prosaico e materiale.
Ma come nodi d'una rete numerica universale, queste trecifre sono collegate ad altre cifre, alcune di queste rappresentate dall'insieme degli interi che vanno da uno a trentaseimilacinquecentoventicinque.
Con poche ma esistenti eccezioni che superano questa cifra.
Un aiuto.
Una straordinaria Rita indossò con fierezza e grazia una di queste eccezioni.

Marco Sclarandis



Friday, January 25, 2013

La teoria della resilienza di Holling



La patologia del management delle risorse naturali secondo Holling

L'idea di Minsky che la stabilità genera instabilità è un tema importante in ecologia. La "Patologia del management delle risorse naturali è descritta come segue da  Holling and Meffe :

“Quando si riduce il dominio di variazioni naturali in un sistema, il sistema perde resilienza.”




Holling’s “Pathology of Natural Resource Management”

Minsky’s idea that stability breeds instability is an important theme in the field of ecology. The “Pathology of Natural Resource Management” is described by Holling and Meffe as follows:

“when the range of natural variation in a system is reduced, the system loses resilience.”