V'è un sentore d'incipiente esito
uno
sciacquìo di recipiente colmo
esala
da certe soste
che
assembramenti e baraonde
si
danno inavvertitamente
stanchi
di concerti e sfizi
tuona
dai silenzi postumi
di
sani assoggettati a un raptus
che
riavutisi dalle visioni
fuggono
da comizi e sette
è
un rombo di miliardi
di
desideri inappagati
d’intenzioni
stese a lastricare
viali
di paradisi fatui
è
un tonfo di smottamento
come
di fedi scivolate
dal
dogma alla superstizione
è
uno scricchiolìo sinistro
di
putrella che non sfama tarlo
e
di ruggine non teme abbraccio
da
quale forza quindi
sta
arrivando per lei il colpo
che
la renderà deforme
è
un gemito di cemento
rivolto
al muschio che lo mastica
implorandolo
d’affrettarsi
a
far di sè di nuovo ghiaia
acqua
corrente ed ardente aria
sfrigola
nel rumore un coro
allertato
e sventolante
uno
spartito inedito ed un mondo
nuovo
e di nuovo da cantare
osano
rari tizi consci
ad
ergersi direttore
perchè abbastanza
l’aristocratica bacchetta
si
è sollevata a diventare
scettro
pollice verso nerbo
i
timidi orchestrali attendono
finalmente
una mano in volo
quale
libellula planante
barbaglìo
di cristallo in grotta
cenno
d’armonia intentata
ed
al silenzio imponga
la
liberazione della voce.
Marco Sclarandis
...è un rombo di miliardi
ReplyDeletedi desideri inappagati
d’intenzioni stese a lastricare
viali di paradisi fatui...
4 righe che descrivono assai bene questa fase storica.