Salutiamoci ora pietre fedeli amiche
siete state per noi in piedi a lungo
per farci da riparo alle intemperie
per duellare con bellezza primigenia
di rupi di aisberghi di vulcani
docili nelle nostre mani prensili
non potevate con la sola calce
resistere all' inquietudine terrestre
non potevate con la catena l'arco
il contrafforte reggere a cupa furia
anche se figlie sue ne siete
come rosei arbusti vi ripianteremo
boccioli turgidi rimpiazzeranno secchi
troveremo innesti più robusti
scuota la Terra la sua crosta vellutata
si faccia attirare da gravida Selene
vinceremo con tenace ingegno la paura
Marco Sclarandis
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Monday, October 31, 2016
Wednesday, October 26, 2016
Dedicate a Paolo dell'Elce e a Evgenia Tolstykh
Noi
steli e rami e tronchi
ci
prendiamo lo spazio sufficiente
perché
l'altro è per gli altri
per
la luce per il volo
voi
che camminate sopra il suolo
non
troncateci tratteneteci
intrattenetevi
con noi
se
credete d'avere un'anima
in
noi con ogni senso la potete
vedere
toccare gustare udire
annusare
tutta intera vivere.
Non
dirmi Spazzatura
Come
se fosse lebbra
ieri
ero sulle tue labbra
desiderio
da esaudire
oggi
che cos'è successo
che
duramente mi rifiuti
non
abbandonarmi
fammi
diventare creta
per
nuova cornucopia
riusami
rifondimi
riscrivimi
fra le righe
invasami
che io risorga
ornamento
vivo a primavera.
In special modo alle loro immagini, La selva chiara ed Entrevu.
Marco Sclarandis
Monday, October 24, 2016
Di cielo in cielo attraverso la cruna d'un ago.
La forzante del figlio unico è già in
atto da tempo.
E sta diventando una scelta obbligata via via che che la razzia planetaria di Homo Sapiens sapiens prosegue e aumenta.
Solo l'inerzia anche in queste faccende presente ed operante,confonde con le apparenze.In primis africane ma molto probabilmente temporanee.
Non so ancora quante ore di vita mi toccano se ventiquattro o diecimila volte tanto.A volte sono indeciso se accettarne la misura minima o quella massima.
Comunque sia, un solo figlio per tutti é solo una condizione necessaria ma non sufficiente per rimediare agli errori commessi nel secolo scorso.
Sempre che non scopriamo che questi sono davvero irreparabili e quindi fatali.
Se così fosse, chi non sarebbe tentato di mettere al mondo degli spettatori per assistere insieme a loro alla fine del mondo? Nell'accezione di mondo umano é ovvio.
Certo il prezzo non potrebbe essere che adeguato allo spettacolo, unico irripetibile e tragicamente meraviglioso.
E in più sapendo che tutti ne siamo stati produttori, registi ed attori.
Marco Sclarandis.
Rispondi
"Gli esperti dicono che la popolazione
ideale è al di sotto dei 2 miliardi; noi invece siamo 7,5 e in
crescita" :
Io invece credo che la popolazione ideale è al di sotto dei 50 milioni.
Diecimila anni fa, eravamo solo 5 milioni, per cui mi sembra di usare la manica larga.
Gianni Tiziano
Rispondi
(in attesa di pubblicazione,per ora, alle ore10 del 24 Ottobre 2016):
Madre Terra, un milione d'anni fa Homo Sapiens sapiens* non esisteva neanche.
E in qualsiasi momento potrebbe scomparire, senza aver mosso un dito.
Il nucleo della Terra e quello di una stella che nemmeno sappiamo dove si trovi potrebbe annientarci e far sì che il resto non sia nemmeno memoria.
Che tu creda ai quarantanove milioni, é la tua fede e come tale, per certi versi é indiscutibile.
Io credo invece che anche il doppio degli attuali HSs*potrebbero vivere e a lungo, centinaia di millenni ancora su questo pianeta.
Ma dovrebbero mutarsi in esseri differenti, pochissimo nella forma, enormemente nella sostanza.
Anche gli esperti, credono con la loro fede, come me e te .
E quelli che nemmeno ne hanno una, e sono molti, perché certi giorni credono alle banche certi, altri all'oroscopo e via dietro al pifferaio magico che arriva di volta in volta sotto la loro casa, quelli chissà a che cosa credono al riguardo.
Probabilmente alla celebre esortazione da strillone del circo:
"Venghino siori! entrano! che più gente c'è più bestie si vedono!"
Senza dover professare solennemente alcun credo, ma guardando ai molti fatti ormai più che evidenti, e certamente veri, per quanti siamo ora, per quello che facciamo e sopratutto che desideriamo fare nel futuro prossimo e poco più lontano, per metà di noi é già stata proclamata dai fatti la condanna a morte.
Da eseguirsi con ogni mezzo, senza esclusione di quelli più osceni e raccapriccianti.
Eppure, in questo clima da ascesa d'impero infernale, possiamo sempre inceppare il meccanismo della cerimonia imperiale, sopportandone le conseguenze.Questo mio atto di fede discende dalla presenza di tutte le anime vissute e che vivranno passate e che passeranno di qua.
Abitanti quel vuoto internucleare ed interspaziale che come sembra,è puro spreco di atto creativo, ma forse potrebbe essere invece necessario affinché la realtà quotidiana esista.
Se ci chiediamo ancora quanti angeli possano danzare sulla capocchia d'uno spillo o tuffarsi da un cielo all'altro attraverso la cruna d'un ago, allora ancora molti possono vedere quali sono i sentieri che portano al Paradiso.
Marco Sclarandis
E sta diventando una scelta obbligata via via che che la razzia planetaria di Homo Sapiens sapiens prosegue e aumenta.
Solo l'inerzia anche in queste faccende presente ed operante,confonde con le apparenze.In primis africane ma molto probabilmente temporanee.
Non so ancora quante ore di vita mi toccano se ventiquattro o diecimila volte tanto.A volte sono indeciso se accettarne la misura minima o quella massima.
Comunque sia, un solo figlio per tutti é solo una condizione necessaria ma non sufficiente per rimediare agli errori commessi nel secolo scorso.
Sempre che non scopriamo che questi sono davvero irreparabili e quindi fatali.
Se così fosse, chi non sarebbe tentato di mettere al mondo degli spettatori per assistere insieme a loro alla fine del mondo? Nell'accezione di mondo umano é ovvio.
Certo il prezzo non potrebbe essere che adeguato allo spettacolo, unico irripetibile e tragicamente meraviglioso.
E in più sapendo che tutti ne siamo stati produttori, registi ed attori.
Marco Sclarandis.
Rispondi
Io invece credo che la popolazione ideale è al di sotto dei 50 milioni.
Diecimila anni fa, eravamo solo 5 milioni, per cui mi sembra di usare la manica larga.
Gianni Tiziano
Rispondi
(in attesa di pubblicazione,per ora, alle ore10 del 24 Ottobre 2016):
Madre Terra, un milione d'anni fa Homo Sapiens sapiens* non esisteva neanche.
E in qualsiasi momento potrebbe scomparire, senza aver mosso un dito.
Il nucleo della Terra e quello di una stella che nemmeno sappiamo dove si trovi potrebbe annientarci e far sì che il resto non sia nemmeno memoria.
Che tu creda ai quarantanove milioni, é la tua fede e come tale, per certi versi é indiscutibile.
Io credo invece che anche il doppio degli attuali HSs*potrebbero vivere e a lungo, centinaia di millenni ancora su questo pianeta.
Ma dovrebbero mutarsi in esseri differenti, pochissimo nella forma, enormemente nella sostanza.
Anche gli esperti, credono con la loro fede, come me e te .
E quelli che nemmeno ne hanno una, e sono molti, perché certi giorni credono alle banche certi, altri all'oroscopo e via dietro al pifferaio magico che arriva di volta in volta sotto la loro casa, quelli chissà a che cosa credono al riguardo.
Probabilmente alla celebre esortazione da strillone del circo:
"Venghino siori! entrano! che più gente c'è più bestie si vedono!"
Senza dover professare solennemente alcun credo, ma guardando ai molti fatti ormai più che evidenti, e certamente veri, per quanti siamo ora, per quello che facciamo e sopratutto che desideriamo fare nel futuro prossimo e poco più lontano, per metà di noi é già stata proclamata dai fatti la condanna a morte.
Da eseguirsi con ogni mezzo, senza esclusione di quelli più osceni e raccapriccianti.
Eppure, in questo clima da ascesa d'impero infernale, possiamo sempre inceppare il meccanismo della cerimonia imperiale, sopportandone le conseguenze.Questo mio atto di fede discende dalla presenza di tutte le anime vissute e che vivranno passate e che passeranno di qua.
Abitanti quel vuoto internucleare ed interspaziale che come sembra,è puro spreco di atto creativo, ma forse potrebbe essere invece necessario affinché la realtà quotidiana esista.
Se ci chiediamo ancora quanti angeli possano danzare sulla capocchia d'uno spillo o tuffarsi da un cielo all'altro attraverso la cruna d'un ago, allora ancora molti possono vedere quali sono i sentieri che portano al Paradiso.
Marco Sclarandis
Sunday, October 23, 2016
Gomboc, (nogomblotto!)
Voglio proporre una particolare analogia tra le chimere, gli zombi, il totalitarismo ed uno oggetto fisico dalle particolari proprietà geometrico-matematiche.Magari anche due
Oggetto che conquistò la copertina di Le Scienze del Maggio 1981, numero 153.
Già non è facile rimetterlo a posto con tutte le facce dello stesso colore nella condizione di massimo ordine, ma se qualcuno lo smonta e scambia anche solo uno spigolo o un vertice con un'altro, e se le facce non sono presentate in ordine, diventa difficilissimo accorgersi della manomissione.
Immaginiamo allora l'antroposfera simile ad un particolare cubo magico (nome dato in quella copertina al cubo di Erno Rubik).
Fisicamente, il cubo, è possibile metterlo in qualsiasi tipo d'ordine o disordine.
Si sottintende che lo stato di ordine sia quello con ogni faccia dello stesso colore.
Smontandolo e rimontandolo possiamo creare ordini iniziali di qualsiasi tipo, entro certi limiti,ovviamente.
Non esistono impedimenti fisici,leggi fisiche, nel far questo.
Ma la scelta d'un ordine iniziale, pur essendo riconducibile ad una legge fisica, dipende dal desiderio dalla mente, dall'azione di un essere umano.(Lasciamo perdere un robot umanoide che ci metta gli artoidi o le pinze).
Ecco allora che possiamo vedere come miliardi di menti umane stiano comportandosi in maniera illogica e letalmente irrazionale, nel manipolare gli strumenti necessari per proseguire una lunga vita sul pianeta Terra.
E, le facce della "Sfera isomorforubika" se possiamo chiamarla in questo modo, sono molto più che 54, (3x3x6).
Quindi, moltissimi non si rendono nemmeno conto e in un modo irrimediabile, che é impossibile ottenere un certo ordine finale partendo da un certo ordine iniziale.Rigirare e rigirare le facce non serve a nulla, se qualcuno ha manomesso l'oggetto e noi non riusciuamo ad accorgercene.
Eppure se soltanto maneggiassero il cubo di Rubik, capolavoro di creazione di complessità
da un minimo di semplici azioni,potrebbero capire quanto erronea sia la loro visione del mondo
e delle conseguenze da questa derivantesi.
L'altro oggetto è il Gomboc, una strana patata che ritorna sempre in piedi, comunque sia gettata
e fatta rotolare per terra.Ma che nasconde un segreto molto più affascinante di quei giochi regalati insieme ai formaggini , negli anni sessanta.Anche questo oggetto, frutto del lavoro di due ungheresi stimolati dalla teoria di un russo.
Troppi vogliono vivere come zombi, illudendosi così di realizzare delle chimere.
Ma la dittatura dei fatti, cioè delle leggi fisiche, che permette alcune cose, nulla può per obbligare per costringere tali zombi a destarsi, se non lasciare che la morte reale li ghermisca.
E forse un attimo prima, ma troppo tardi, si risveglino.
Marco Sclarandis
Oggetto che conquistò la copertina di Le Scienze del Maggio 1981, numero 153.
Già non è facile rimetterlo a posto con tutte le facce dello stesso colore nella condizione di massimo ordine, ma se qualcuno lo smonta e scambia anche solo uno spigolo o un vertice con un'altro, e se le facce non sono presentate in ordine, diventa difficilissimo accorgersi della manomissione.
Immaginiamo allora l'antroposfera simile ad un particolare cubo magico (nome dato in quella copertina al cubo di Erno Rubik).
Fisicamente, il cubo, è possibile metterlo in qualsiasi tipo d'ordine o disordine.
Si sottintende che lo stato di ordine sia quello con ogni faccia dello stesso colore.
Smontandolo e rimontandolo possiamo creare ordini iniziali di qualsiasi tipo, entro certi limiti,ovviamente.
Non esistono impedimenti fisici,leggi fisiche, nel far questo.
Ma la scelta d'un ordine iniziale, pur essendo riconducibile ad una legge fisica, dipende dal desiderio dalla mente, dall'azione di un essere umano.(Lasciamo perdere un robot umanoide che ci metta gli artoidi o le pinze).
Ecco allora che possiamo vedere come miliardi di menti umane stiano comportandosi in maniera illogica e letalmente irrazionale, nel manipolare gli strumenti necessari per proseguire una lunga vita sul pianeta Terra.
E, le facce della "Sfera isomorforubika" se possiamo chiamarla in questo modo, sono molto più che 54, (3x3x6).
Quindi, moltissimi non si rendono nemmeno conto e in un modo irrimediabile, che é impossibile ottenere un certo ordine finale partendo da un certo ordine iniziale.Rigirare e rigirare le facce non serve a nulla, se qualcuno ha manomesso l'oggetto e noi non riusciuamo ad accorgercene.
Eppure se soltanto maneggiassero il cubo di Rubik, capolavoro di creazione di complessità
da un minimo di semplici azioni,potrebbero capire quanto erronea sia la loro visione del mondo
e delle conseguenze da questa derivantesi.
L'altro oggetto è il Gomboc, una strana patata che ritorna sempre in piedi, comunque sia gettata
e fatta rotolare per terra.Ma che nasconde un segreto molto più affascinante di quei giochi regalati insieme ai formaggini , negli anni sessanta.Anche questo oggetto, frutto del lavoro di due ungheresi stimolati dalla teoria di un russo.
Troppi vogliono vivere come zombi, illudendosi così di realizzare delle chimere.
Ma la dittatura dei fatti, cioè delle leggi fisiche, che permette alcune cose, nulla può per obbligare per costringere tali zombi a destarsi, se non lasciare che la morte reale li ghermisca.
E forse un attimo prima, ma troppo tardi, si risveglino.
Marco Sclarandis
Gap Orion, quanto m'ispiri.
Martedì 16 Agosto 2016
Riscaldamento globale: nuovi provvedimenti del governo!
Posted by Ugo Bardi
Per fortuna, il governo sta prendendo provvedimenti: per cominciare, ha eliminato dal palinsesto di RAI-3 il programma Scala Mercalli che era l'unico rimasto a discutere di questi argomenti.
Non siete contenti di avere un governo che si preoccupa così tanto del vostro benessere mentale?
Se però pensate che il governo dovrebbe anche preoccuparsi un po' del vostro benessere fisico, potete firmare una petizione per riaprire il programma di Luca Mercalli
Gaporion 17 agosto 2016 23:54
Con azioni concrete, nello stile di vita quotidiano e in politica. Bisogna tener conto che lo stato di cose vigente si erge a legge, quindi qualunque atto che gli vada realmente contro tende a definirlo fuorilegge, ergo, spessissimo per cambiare lo stato di cose vigenti ci si vede costretti a commettere reati anche se animati da propositi pacifici. Pure gandhi e martin luther king, anche se dichiaratamente pacifici e non violenti commisero parecchi reati per cambiare lo stato di cose vigenti. Quindi lo sciorinare dati in dotti simposi o su interessantissimi blog non cambia una virgola, così come trasmissioni fintissime dove si sponsorizzano, aggratis peraltro, multinazionali tipo toyota o impregilo servono solo a chi le conduce e alle multinazionali che trovano imbianchini mediatici felici di dargli una mano di green washing. Vuoi cambiare lo stato di cose vigenti? Fonda e promuovi comunità basate su altri principi che non siano il consumo e la crescita infinita oppure metti i bastoni fra le ruote in maniera concreta ai padroni del vapore, o meglio ancora tutti e due. Sennò resta a fare domande retoriche con tono spocchioso su interessantissimi quanto inutili blog.
Alessandro Fossati 18 agosto 2016 14:29
@gaporion: "Con azioni concrete, nello stile di vita quotidiano e in politica". Concordo.
Sicuramente io e tanti altri che leggiamo la buona informazione di questo blog. lo facciamo per trovare una nostra via concreta di vivere e convivere, magari contrastare, coi cambiamenti epocali cui assistiamo, non solo per passare il tempo. Informazioni ed azioni possono andare a braccetto.
Non ho mai visto "scala Mercalli" non guardando la tv però il canone lo pago e gradirei che lo si usasse anche x informare i tanti fruitori di problemi epocali come il GW, non solo del circo del momento (le olimpiadi! I mondiali! Expo!) o dell'ultimo fatto truculento di cronaca della sonnacchiosa provincia italiana.
Scala Mercalli non rallenterà certi processi ma sicuramente non li peggiora quindi a che pro chiuderlo? Forse che da sempre i "padroni del vapore" non cercano anche di mantenere il controllo dell'informazione? Così a memoria mi vengono in mente le biografie autocelebrative degli imperatori romani.
Saluti.
Gaporion, dal tuo piccante sermoncino del 17 agosto 2016 23:54, mi pare di capire che questo blog faccia parte proprio della categoria di quelli interessantissimi ma inutili.
E allora perché ci vieni a commentare?
Per renderlo più interessante ma altrettanto inutile?
O più utile anche se magari meno interessante?
O solo per dirci qualcosa che detto tra noi, che questo blog lo si frequenta da tempo, ci ripetiamo proprio per esortarci vicendevolmente all'azione concreta, ognuno a suo modo?
Poi, cita pure la trasmissione secondo te fintissima con il suo nome, "Scala Mercalli".Luca Mercalli, te ne sarà riconoscente.
Come insegnava il Vate: Anche malissimo purché se ne parli.
E se ti prude e ti irrita che sia sponsorizzata dalla Toyota e dalla Impregilo, sai, questo mondo é pieno di zizzania, ma incauto é, chi preso dalla fregola di ottenere immediatamente un mondo perfetto si china immediatamente ad estirparla in mezzo al frumento.
Senza spocchia, specchiati saluti.
Marco Sclarandis
Riscaldamento globale: nuovi provvedimenti del governo!
Posted by Ugo Bardi
Per fortuna, il governo sta prendendo provvedimenti: per cominciare, ha eliminato dal palinsesto di RAI-3 il programma Scala Mercalli che era l'unico rimasto a discutere di questi argomenti.
Non siete contenti di avere un governo che si preoccupa così tanto del vostro benessere mentale?
Se però pensate che il governo dovrebbe anche preoccuparsi un po' del vostro benessere fisico, potete firmare una petizione per riaprire il programma di Luca Mercalli
Gaporion 17 agosto 2016 23:54
Con azioni concrete, nello stile di vita quotidiano e in politica. Bisogna tener conto che lo stato di cose vigente si erge a legge, quindi qualunque atto che gli vada realmente contro tende a definirlo fuorilegge, ergo, spessissimo per cambiare lo stato di cose vigenti ci si vede costretti a commettere reati anche se animati da propositi pacifici. Pure gandhi e martin luther king, anche se dichiaratamente pacifici e non violenti commisero parecchi reati per cambiare lo stato di cose vigenti. Quindi lo sciorinare dati in dotti simposi o su interessantissimi blog non cambia una virgola, così come trasmissioni fintissime dove si sponsorizzano, aggratis peraltro, multinazionali tipo toyota o impregilo servono solo a chi le conduce e alle multinazionali che trovano imbianchini mediatici felici di dargli una mano di green washing. Vuoi cambiare lo stato di cose vigenti? Fonda e promuovi comunità basate su altri principi che non siano il consumo e la crescita infinita oppure metti i bastoni fra le ruote in maniera concreta ai padroni del vapore, o meglio ancora tutti e due. Sennò resta a fare domande retoriche con tono spocchioso su interessantissimi quanto inutili blog.
Alessandro Fossati 18 agosto 2016 14:29
@gaporion: "Con azioni concrete, nello stile di vita quotidiano e in politica". Concordo.
Sicuramente io e tanti altri che leggiamo la buona informazione di questo blog. lo facciamo per trovare una nostra via concreta di vivere e convivere, magari contrastare, coi cambiamenti epocali cui assistiamo, non solo per passare il tempo. Informazioni ed azioni possono andare a braccetto.
Non ho mai visto "scala Mercalli" non guardando la tv però il canone lo pago e gradirei che lo si usasse anche x informare i tanti fruitori di problemi epocali come il GW, non solo del circo del momento (le olimpiadi! I mondiali! Expo!) o dell'ultimo fatto truculento di cronaca della sonnacchiosa provincia italiana.
Scala Mercalli non rallenterà certi processi ma sicuramente non li peggiora quindi a che pro chiuderlo? Forse che da sempre i "padroni del vapore" non cercano anche di mantenere il controllo dell'informazione? Così a memoria mi vengono in mente le biografie autocelebrative degli imperatori romani.
Saluti.
Gaporion, dal tuo piccante sermoncino del 17 agosto 2016 23:54, mi pare di capire che questo blog faccia parte proprio della categoria di quelli interessantissimi ma inutili.
E allora perché ci vieni a commentare?
Per renderlo più interessante ma altrettanto inutile?
O più utile anche se magari meno interessante?
O solo per dirci qualcosa che detto tra noi, che questo blog lo si frequenta da tempo, ci ripetiamo proprio per esortarci vicendevolmente all'azione concreta, ognuno a suo modo?
Poi, cita pure la trasmissione secondo te fintissima con il suo nome, "Scala Mercalli".Luca Mercalli, te ne sarà riconoscente.
Come insegnava il Vate: Anche malissimo purché se ne parli.
E se ti prude e ti irrita che sia sponsorizzata dalla Toyota e dalla Impregilo, sai, questo mondo é pieno di zizzania, ma incauto é, chi preso dalla fregola di ottenere immediatamente un mondo perfetto si china immediatamente ad estirparla in mezzo al frumento.
Senza spocchia, specchiati saluti.
Marco Sclarandis
CD Gratis
Dal blog:
http://ugobardi.blogspot.it/2016/08/combustibili-fossili-e-il-dirupo-di.html
CD 20 agosto 2016 17:12.
La vostra visione è del tutto parziale. Vi mostro io la reale visione. Gratis.
Prendiamo qualche paese, con armi nucleari. Pensiamo alla impossibilita di fare guerre come oggi le conosciamo. Pensiamo alla ruggente voglia di restare ai fasti passati IMPOSSIBILI da mantenere e alle teste di cazzo che siedono nella stanza dei bottoni.
CD 21 agosto 2016 11:52.
Basta premere un tasto. The end. L'ipotesi se ci pensi Alessandro non è cosi remota. Basta un giusto governante fuori di melone piu degli altri."si, il premio nobel per la pace di stocazzo
sono molto stanco di tutto cio, probabilmente e' meglio che prema quel bottone ed estinguere la specie piu stupida che abbia solcato le lande del pianeta terra".
Comprendo l'abissale stanchezza di CD 21 agosto 2016 11:52.
Che s'evince anche dalla prosa sgrammaticata, greve e sciatta del suo commento.
Ma, temo che non avremo il privilegio, noi umani, di attuare la settima e definitiva grande estinzione.
Quella sesta è già in corso da tempo e pare che per portarla a dimensioni planetarie occorra molto più impegno di quello già profuso e a iosa.
Onde per cui, mia personale ed infima opinione,vedo serpeggiare in una minoranza ma armata di maggiore ardimento, l'intenzione di rimediare gli errori commessi.
Ché in fondo, sono ben pochi quelli disposti a gettare nella fossa la ghirba, per niente.
Abbiamo il privilegio della parola, che è irriducibile al grugnito,al frinire di cicale, all'equino raglio, al rettiliano sibilo, e nemmeno al gorgheggio degli alati esseri.
Se non ci riesce a credere, basta cercare di spiegare al cane che "le parole sono pietre".
Ma é anche una temibile condanna, proprio perchè con la parola stiamo stati capaci di strizzare l'olio dalle pietre, di creare lo splendore di mille Soli sulla Terra, facendo di città, cenere con un lampo.Di scoprire i trascendenti rompicapi della materia per apparire simultaneamente inanimata e bruta, vivente e grondante gloria.
Ma appunto, ed é un ulteriore privilegio, sappiamo da sempre che è impossibile dire l'ultima parola.
E che della cenere è impossibile disfarsi e dalla cenere sempre sorge infuocata vita.
Marco Sclarandis
http://ugobardi.blogspot.it/2016/08/combustibili-fossili-e-il-dirupo-di.html
CD 20 agosto 2016 17:12.
La vostra visione è del tutto parziale. Vi mostro io la reale visione. Gratis.
Prendiamo qualche paese, con armi nucleari. Pensiamo alla impossibilita di fare guerre come oggi le conosciamo. Pensiamo alla ruggente voglia di restare ai fasti passati IMPOSSIBILI da mantenere e alle teste di cazzo che siedono nella stanza dei bottoni.
CD 21 agosto 2016 11:52.
Basta premere un tasto. The end. L'ipotesi se ci pensi Alessandro non è cosi remota. Basta un giusto governante fuori di melone piu degli altri."si, il premio nobel per la pace di stocazzo
sono molto stanco di tutto cio, probabilmente e' meglio che prema quel bottone ed estinguere la specie piu stupida che abbia solcato le lande del pianeta terra".
Comprendo l'abissale stanchezza di CD 21 agosto 2016 11:52.
Che s'evince anche dalla prosa sgrammaticata, greve e sciatta del suo commento.
Ma, temo che non avremo il privilegio, noi umani, di attuare la settima e definitiva grande estinzione.
Quella sesta è già in corso da tempo e pare che per portarla a dimensioni planetarie occorra molto più impegno di quello già profuso e a iosa.
Onde per cui, mia personale ed infima opinione,vedo serpeggiare in una minoranza ma armata di maggiore ardimento, l'intenzione di rimediare gli errori commessi.
Ché in fondo, sono ben pochi quelli disposti a gettare nella fossa la ghirba, per niente.
Abbiamo il privilegio della parola, che è irriducibile al grugnito,al frinire di cicale, all'equino raglio, al rettiliano sibilo, e nemmeno al gorgheggio degli alati esseri.
Se non ci riesce a credere, basta cercare di spiegare al cane che "le parole sono pietre".
Ma é anche una temibile condanna, proprio perchè con la parola stiamo stati capaci di strizzare l'olio dalle pietre, di creare lo splendore di mille Soli sulla Terra, facendo di città, cenere con un lampo.Di scoprire i trascendenti rompicapi della materia per apparire simultaneamente inanimata e bruta, vivente e grondante gloria.
Ma appunto, ed é un ulteriore privilegio, sappiamo da sempre che è impossibile dire l'ultima parola.
E che della cenere è impossibile disfarsi e dalla cenere sempre sorge infuocata vita.
Marco Sclarandis
Wednesday, October 19, 2016
Voghera summit
Per non appesantire il post, rimando a ciò che riporta wikipedia sulla Casalinga di Voghera.
Ma appunto questa che ormai é diventata famosa come il celebre Milite, ignoto s'intende,
mi è talmente simpatica che mi sono immaginato di proporre la sua cittadina come prossimo sito di un summit mondiale sullo stato dell'arte dell'umana genìa abitante questa Terra.
Mi é simpatica perchè era una di quelle femmine capaci ancora di fare due conti sul retro d'una busta, ed anche sul sacchetto del pane più volte riutilizzato fino al fatale stropicciamento, e usando pure una mozzicone di matita. E trarne delle conclusioni e conseguenze di portata universale.
Una di queste, che rischiare d'andare a letto senza cena regolarmente non piace quasi a nessuno.
Essendo Voghera una distesa di condomini e villette di limitata estensione, sarebbe idiota invitarvi orde di persone, sia che siano solo giornalisti, scienziati o solo curiosi.
Sarebbe uno scherzo d'orrendo gusto proprio per la Signora.
Invece, visto che ormai l'aracternet* avvolge tutti planetariamente, perché non usarla per simulare la presenza in quel provinciale luogo mantenendo però quella reale della Signora nel suo tinello, ed in questo modo conciliare capre cavoli lupi e pastori, e contadini pure.
Se la Signora accondiscendesse, la kermesse potrebbe durare anche un paio di settimane con un ulteriore proroga, come avviene quando le conversazioni stanno per finire e ci é accorti di aver dimenticato di dire la cosa più importante che avevamo in mente.
Infine, invito a ricuperate a livello planetario, buste incarti sacchetti, purché idonei a tenere memoria di quanto detto d'importante, sopratutto solenni promesse di ravveduta azione futura , ma prossima.
Mi permetto di chiudere con una sigla, un acronimo, che contiene una innocente scurrilità.
ICFC
Insomma che facciamo, cazzo!
*aracternet, crasi (fusione di due parole) fra internet ed aracnide.
Marco Sclarandis.
.
Ma appunto questa che ormai é diventata famosa come il celebre Milite, ignoto s'intende,
mi è talmente simpatica che mi sono immaginato di proporre la sua cittadina come prossimo sito di un summit mondiale sullo stato dell'arte dell'umana genìa abitante questa Terra.
Mi é simpatica perchè era una di quelle femmine capaci ancora di fare due conti sul retro d'una busta, ed anche sul sacchetto del pane più volte riutilizzato fino al fatale stropicciamento, e usando pure una mozzicone di matita. E trarne delle conclusioni e conseguenze di portata universale.
Una di queste, che rischiare d'andare a letto senza cena regolarmente non piace quasi a nessuno.
Essendo Voghera una distesa di condomini e villette di limitata estensione, sarebbe idiota invitarvi orde di persone, sia che siano solo giornalisti, scienziati o solo curiosi.
Sarebbe uno scherzo d'orrendo gusto proprio per la Signora.
Invece, visto che ormai l'aracternet* avvolge tutti planetariamente, perché non usarla per simulare la presenza in quel provinciale luogo mantenendo però quella reale della Signora nel suo tinello, ed in questo modo conciliare capre cavoli lupi e pastori, e contadini pure.
Se la Signora accondiscendesse, la kermesse potrebbe durare anche un paio di settimane con un ulteriore proroga, come avviene quando le conversazioni stanno per finire e ci é accorti di aver dimenticato di dire la cosa più importante che avevamo in mente.
Infine, invito a ricuperate a livello planetario, buste incarti sacchetti, purché idonei a tenere memoria di quanto detto d'importante, sopratutto solenni promesse di ravveduta azione futura , ma prossima.
Mi permetto di chiudere con una sigla, un acronimo, che contiene una innocente scurrilità.
ICFC
Insomma che facciamo, cazzo!
*aracternet, crasi (fusione di due parole) fra internet ed aracnide.
Marco Sclarandis.
.
Il titolo é il testo
Da dove nasce internet?
Conosciamo la storia recente, si fa per
dire, sono ormai gli anni '60 del DARPA, ma andando indietro di
millennio in millennio vediamo
che internet o web come lo si voglia
chiamare, esiste perché la mente umana è internet.
E forse non potrebbe essere
diversamente.
In realtà, anche i virus nel loro
nanoscopico mondo sono internet in nuce.
E internet svela la desolante
impossibilità di ottenere la conoscenza totale.In primis teorica e
ovviamente, anche pratica.
Kurt Godel, Alan Turing con le loro
dimostrazioni inoppugnabili
hanno svelato definitivamente la
terrificante e meravigliosa potenza della ricorsività. Terrificante
perchè porta direttamente dentro la trascendenza, che implica
l'impossibilità di elencare tutti i numeri per esempio, e quindi
vanifica qualsiasi dizionario e vocabolario che voglia essere
onnicomprensivo.E quindi ancora mina le fondamenta del nostro umano
sapere.
Terrificante perché rende impossibile
conoscere l'esito di qualsiasi algoritmo, a priori.
Ci sono molte più cose indecidibili di
quante non ne immaginino i programmatori.
E le loro macchine da computazione.
Meravigliosa perché comunque le cose
esistono, e chiedersi come mai é buono e giusto, ma volerne avere
una ragione a tutti i costi é demoniaca idiozia.
Questo sì e questo no squisitamente
politico e italiano, è un evento epocale.
Troppi simboli ne sono collegati per
essere un evento di secondo o terz'ordine.E troppe coincidenze
evidentemente troppo significative, per essere frutto di
insignificante casualità.
C'è una tale abbondanza di
sincronicità in quello che sta avvenendo in Italia e nel mondo
intero
che se Carl Gustav Jung fosse qui con
noi, sorriderebbe dietro le lenti tonde e si gusterebbe
lo spettacolo che sta per iniziare.
Vedere quei due, uno uscente dal più
alto podio statunitense e l'altro un fuoriuscito da un pertugio
toscano e assurto a grande statista non si capisce neanche in virtù
di quale bizzarrìa della Storia,
mi hanno fatto sorridere ed inquietare
allo stesso tempo.
Forse che gli avi vivono ancora in noi?
Che l'albero genealogico assoluto sia
da riesaminare ogni tanto, per capire quali sorprese sono in agguato
perchè tese da esseri che invece crediamo defunti e sepolti?.
Quando invece sono vivi vegetissimi e
intriganti fors'anche più dei vivi.
Vivi che a quanto pare sovente sono
zombi zombienti impossibili da ridestare dal loro morto sonno.
Nato come commento odierno su Effetto Risorse.
Grazie a Luigi Sertorio e molti altri, per l'ispirazione.
Marco Sclarandis
Monday, October 17, 2016
La proroga
Mettere
in conto la morte
non
quella che viene
per
cartilagini logore
per
corrosione di ossa
per
esaurimento di palpiti
che
anch'essi sono contati per tutti
tranne
bizzarre eccezioni
metterla
perché esistette Cartagine
Roma
imperiale Sagunto
Atene
Sparta Persepoli
ed
ancora Aleppo resiste
come
Detroit come Palmira
perché
chiunque ha incontrato
una
Gerusalemme Celeste
nel
pensiero notturno
sotto
una volta di un emisfero
o
dell'altro e per essa il pugnale
sguainerebbe
o lancerebbe l'ordigno
considerala
quotidiana di nuovo
non
come peste importata da sorci
ma
come agguato perenne
annidato
nell'animo che di sciagure
si
nutre ed ammalia
mettila
in conto tra un attimo
almeno
per un momento
e
lì che ti guarda dallo specchietto
furtiva
dall'iride d'untuosa pozzanghera
ricambiala
di sguardo fermo ed attento
se
vuoi che ti conceda una proroga
a
prenderti venga
una
prossima volta.
Marco Sclarandis
Saturday, October 1, 2016
Quanta vita vegetale
Quanta vita vegetale
incapsulata in tre chili di borlotti
ogni baccello con due o più gemelli
qualcuno fagiolo nato unico
qualcun'altro nato prematuro
ed anche storpio e morto
mentre li sguscio tutti
immagino il campo che li aspetta
ma non qui non su questa Terra
perché una pentola li attende
ed ecco l'inatteso essere divino
rannicchiato morbido indifeso
vivente simbolo d'ogni metamorfosi
t'ho preso ed alloggiato
sotto vetro di cibo foraggiato
in una settimana tre fagioli
forse trenta prima che diventi pupa
divorerai lasciando strame
alata creatura io ti aspetto
con te prenderò il volo
con ali ritagliate da una seta
più leggera dell'autunnale bruma.
Marco Sclarandis
Thursday, September 29, 2016
Ciò che ci dice un algoritmo
Il profumo d'una fragola
credo possieda il proprio inverso
ma non so se sia la violetta
il gelsomino il nespolo o la zagara
possiamo vederlo l'intreccio di molecole
che incanta di noi l'olfatto
guardarlo come da mano un guanto
di dama sfilato e rivoltato
ed annusare quel profumato specchio
ma ciò che ci dice un algoritmo
quello che un logaritmo svela
possiede più di un anagramma
solo parole dettate dalla musa
possono rivelarcelo.
Marco Sclarandis
credo possieda il proprio inverso
ma non so se sia la violetta
il gelsomino il nespolo o la zagara
possiamo vederlo l'intreccio di molecole
che incanta di noi l'olfatto
guardarlo come da mano un guanto
di dama sfilato e rivoltato
ed annusare quel profumato specchio
ma ciò che ci dice un algoritmo
quello che un logaritmo svela
possiede più di un anagramma
solo parole dettate dalla musa
possono rivelarcelo.
Marco Sclarandis
Friday, September 23, 2016
E noi ora lo sappiamo
Qual é il miracolo
dove sta il prodigio
dal nulla dallo zero
ricavarne l'uno
o il due da questo
per riproduzione
questa è per noi magìa
ma dopo diventa l'artificio
allora cos'è stato più difficile
non lo sai non lo puoi dire
noi non lo capiremmo
nemmeno se ce lo spiegassi
ma Tu hai tratto dal vuoto il pieno
o dal pieno hai estratto fino
a produrre l'assoluto vuoto
e noi ora lo sappiamo.
Marco Sclarandis
Dobbiamo ispirarci alle cicale
Dobbiamo
ispirarci alle cicale
che per evitare risse per i pranzi
le assemblee le feste per la prole
divergono in due tribù per compleanno
un dodicesimo di dodici più dodici
festeggia una generazione nuova
l'altra una dozzina e mezza meno uno
ma entrambe da larve in attesa sotterranea
hanno avuto santissima pazienza
così due secoli un ventennio ed un anno
trascorrono prima che s'incontrino.
per poi prima di finire in terra muta
cantare l'euforia l'ebbrezza la libidine
della fruttifera fatale estate.
che per evitare risse per i pranzi
le assemblee le feste per la prole
divergono in due tribù per compleanno
un dodicesimo di dodici più dodici
festeggia una generazione nuova
l'altra una dozzina e mezza meno uno
ma entrambe da larve in attesa sotterranea
hanno avuto santissima pazienza
così due secoli un ventennio ed un anno
trascorrono prima che s'incontrino.
per poi prima di finire in terra muta
cantare l'euforia l'ebbrezza la libidine
della fruttifera fatale estate.
Marco Sclarandis
Wednesday, September 21, 2016
Cercando appigli veleggiando
Siamo quell'ago quello spillo
cruna capocchia punta e stelo
incontratisi con un palloncino
gonfio di magma più che d'elio
e dalla crosta tremula e friabile
nani dal gigante ego sulle spalle
di legioni di semplici antenati
è ora della metamorfosi
l'era del caucciù del ferro
dell'olio torchiato dalle pietre
può solo darci ruggini
dobbiamo imitare i pappi
con i loro veleggianti semi
senza perdere i delicati artigli
per trovare appiglio in nuove terre.
cruna capocchia punta e stelo
incontratisi con un palloncino
gonfio di magma più che d'elio
e dalla crosta tremula e friabile
nani dal gigante ego sulle spalle
di legioni di semplici antenati
è ora della metamorfosi
l'era del caucciù del ferro
dell'olio torchiato dalle pietre
può solo darci ruggini
dobbiamo imitare i pappi
con i loro veleggianti semi
senza perdere i delicati artigli
per trovare appiglio in nuove terre.
Marco Sclarandis
Wednesday, September 14, 2016
Di quante foto abbisognamo?
Di quanti amici abbiamo bisogno?
Sottotitolo: Frivolezze e curiosità evoluzionistiche.
Robin Dunbar, antropologo dell'università britannica di Oxford, con questo saggio ci dice quanto sia importante l'amicizia ed entro quali limiti può svilupparsi.
Tant'è che esiste il numero di Dunbar, ma vi lascio il piacere della scoperta.
Comunque, Robin insieme a Guido, un giovane ma ormai veterano controllore di volo di Linate mi hanno ispirato questo post.
C'è anche una terza persona, il mio amico Bruno, di Chieti che ha partecipato a questa ispirazione.
Inoltre, dedico il tutto a mio fratello Piergiorgio, passato recentemente ai piani alti o altri, a seconda di come ci s'immagini l'aldilà.
Ma ad essere sincero, l'intreccio di relazioni emotive che sottostà a questa ispirazione assomiglia più ad un fitto feltro indipanabile del quale sarebbe quasi impossibile contarne le fibre, ed ognuna di esse è una persona più o meno profondamente amica.
E le foto? (grafie) che cosa c'entrano?
Mi sembra che sia una domanda pleonastica visto che miliardi di fotografie sono state fatte proprio per ritrarre amici e da una foto scaturiscono o defungono amicizie durevoli anche una vita intera.
Ma appunto, come mai il numero di Dunbar è di sole tre cifre, e ormai con la fotografia digitale arriviamo quasi a scattare quotidianamente con numeri a tre cifre, che vuol dire da 1 a 999 scatti.
Anche solo dieci scatti al giorno fanno un album annuale che nessuno sfoglierà mai per intero.
Prima dell'orgia e dell'orda digitale, il costo e la lentezza del processo fotografico mettevano un limite
stretto alla smania di fermare l'attimo fuggente, fulgente o futile che fosse.
Ora facciamo selfie ed a bizzeffe, cosa che si é sempre fatto ma con il contascatti, parente stretto del
contagocce.
Allora di quante foto abbiamo davvero bisogno per placare la fame del divoratore di figli, Cronos?
Potrei annoiarvi esponendo numeri speciali, ma voglio solo ricordare che una breve catena di conti
porta vedere che la fotografia é animata dal calcolo combinatorio, che se fosse un cavaliere medievale
avrebbe sullo stemma e sullo stendaro tre lettere, ed un punto esclamativo.*
Sovente basta una sola fotografia per ricostruire un'intera vita.
Perché arriviamo a scatenarci facendone una quantità sovrabbondante?
Oltre un certo limime, stimabile con una ragionevole accuratezza, tutte queste immagini producono oblio irrimediabile invece che struggente e sacra memoria.
Una umile scacchiera contiene intrinsecamente 18.446.744.073.709.551.616 immagini diverse,
se fosse trasformata in pixel. Ed in bianco e nero.
Si fa in fretta, si fa per dire, a calcolare quante immagini potrebbero comparire su di uno schermo
da sedici milioni di colori e sedici milioni di pixel.
Da questo punto in poi comincia il volo pindarico che porta verso le irraggiungibili vette della potenza del'ars combinandi**.
Come le parole sono o possono diventare pietre, le immagini ormai sono numeri.
Numeri interi enormi, ma pericolosamente inclini a diventare giganteschi.
E non esiste un numero che non sia interessante, per un motivo logico facilmente intuibile.
Forse é anche per questo motivo che siamo afflitti almeno potenzialmente, da questa ossessione per lo scatto.
E siamo disposti a pagarne lo scotto in termini di tempo sciupato, sciupato con il senno di poi, quando ci ritroviamo flashmemory zeppe di inquadrature di cui non ci viene più in mente nemmeno di averle mirate.
E a questo punto mi viene da chiedere:
Oltre che Grande Architetto, sarà anche Sommo Fotografo, Quello Lì.
E dove lo tiene l'archivio?
Lo tiene in ordine o la sua è una galattica soffitta colma di bauli polverosi dove già entrarvi mette sconforto?
un versetto biblico recita:
"Il volto di Dio non l'ha mai visto nessuno":
Amen
* π n! e (pi greco, n!, il simbolo che rapresenta la moltiplicazione di tutti i numeri interi naturali,
ed "e", il numero di Eulero: 2,718281828 4590452353602874713526624977572 47093 69995 95749..........solo le prime 55 cifre.
(da notare l'incredibile ordine delle prime sedici cifre 2,7 1828 1828 459045........)
**http://www.chierotti.net/kircher/tesi/libro_04.php
Marco Sclarandis
Sottotitolo: Frivolezze e curiosità evoluzionistiche.
Robin Dunbar, antropologo dell'università britannica di Oxford, con questo saggio ci dice quanto sia importante l'amicizia ed entro quali limiti può svilupparsi.
Tant'è che esiste il numero di Dunbar, ma vi lascio il piacere della scoperta.
Comunque, Robin insieme a Guido, un giovane ma ormai veterano controllore di volo di Linate mi hanno ispirato questo post.
C'è anche una terza persona, il mio amico Bruno, di Chieti che ha partecipato a questa ispirazione.
Inoltre, dedico il tutto a mio fratello Piergiorgio, passato recentemente ai piani alti o altri, a seconda di come ci s'immagini l'aldilà.
Ma ad essere sincero, l'intreccio di relazioni emotive che sottostà a questa ispirazione assomiglia più ad un fitto feltro indipanabile del quale sarebbe quasi impossibile contarne le fibre, ed ognuna di esse è una persona più o meno profondamente amica.
E le foto? (grafie) che cosa c'entrano?
Mi sembra che sia una domanda pleonastica visto che miliardi di fotografie sono state fatte proprio per ritrarre amici e da una foto scaturiscono o defungono amicizie durevoli anche una vita intera.
Ma appunto, come mai il numero di Dunbar è di sole tre cifre, e ormai con la fotografia digitale arriviamo quasi a scattare quotidianamente con numeri a tre cifre, che vuol dire da 1 a 999 scatti.
Anche solo dieci scatti al giorno fanno un album annuale che nessuno sfoglierà mai per intero.
Prima dell'orgia e dell'orda digitale, il costo e la lentezza del processo fotografico mettevano un limite
stretto alla smania di fermare l'attimo fuggente, fulgente o futile che fosse.
Ora facciamo selfie ed a bizzeffe, cosa che si é sempre fatto ma con il contascatti, parente stretto del
contagocce.
Allora di quante foto abbiamo davvero bisogno per placare la fame del divoratore di figli, Cronos?
Potrei annoiarvi esponendo numeri speciali, ma voglio solo ricordare che una breve catena di conti
porta vedere che la fotografia é animata dal calcolo combinatorio, che se fosse un cavaliere medievale
avrebbe sullo stemma e sullo stendaro tre lettere, ed un punto esclamativo.*
Sovente basta una sola fotografia per ricostruire un'intera vita.
Perché arriviamo a scatenarci facendone una quantità sovrabbondante?
Oltre un certo limime, stimabile con una ragionevole accuratezza, tutte queste immagini producono oblio irrimediabile invece che struggente e sacra memoria.
Una umile scacchiera contiene intrinsecamente 18.446.744.073.709.551.616 immagini diverse,
se fosse trasformata in pixel. Ed in bianco e nero.
Si fa in fretta, si fa per dire, a calcolare quante immagini potrebbero comparire su di uno schermo
da sedici milioni di colori e sedici milioni di pixel.
Da questo punto in poi comincia il volo pindarico che porta verso le irraggiungibili vette della potenza del'ars combinandi**.
Come le parole sono o possono diventare pietre, le immagini ormai sono numeri.
Numeri interi enormi, ma pericolosamente inclini a diventare giganteschi.
E non esiste un numero che non sia interessante, per un motivo logico facilmente intuibile.
Forse é anche per questo motivo che siamo afflitti almeno potenzialmente, da questa ossessione per lo scatto.
E siamo disposti a pagarne lo scotto in termini di tempo sciupato, sciupato con il senno di poi, quando ci ritroviamo flashmemory zeppe di inquadrature di cui non ci viene più in mente nemmeno di averle mirate.
E a questo punto mi viene da chiedere:
Oltre che Grande Architetto, sarà anche Sommo Fotografo, Quello Lì.
E dove lo tiene l'archivio?
Lo tiene in ordine o la sua è una galattica soffitta colma di bauli polverosi dove già entrarvi mette sconforto?
un versetto biblico recita:
"Il volto di Dio non l'ha mai visto nessuno":
Amen
* π n! e (pi greco, n!, il simbolo che rapresenta la moltiplicazione di tutti i numeri interi naturali,
ed "e", il numero di Eulero: 2,718281828 4590452353602874713526624977572 47093 69995 95749..........solo le prime 55 cifre.
(da notare l'incredibile ordine delle prime sedici cifre 2,7 1828 1828 459045........)
**http://www.chierotti.net/kircher/tesi/libro_04.php
Marco Sclarandis
Tuesday, September 13, 2016
Il quintessente condensato
D’ogni vita estrarne il
logaritmo
di questo fare lo stesso
per dieci volte ancora
avere così sul mignolo
il quintessente condensato
come con un francobollo
i suoi dentelli la sua colla
l’inchiostro del suo timbro
la filigrana l’immagine il
valore
la sua patria emettitrice
la data della stampa e della
posta
in pratica di carta un capace
seme
di mani in menti di
fruttificare
non serve molto altro
per togliere all’oblio le
grinfie
dal nostro breve transito
terreno.
Marco Sclarandis
Saturday, September 10, 2016
No Cesare, dal vortice riemergeremo
Verrà la
morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Cesare Pavese
Marco Sclarandis
Marco Sclarandis
Tuesday, September 6, 2016
Potremmo fare nuova ogni cosa
Potremmo fare nuova ogni cosa
partendo dal fondo del tempo
smussando l'angolo retto
premendo cerchio in ellisse
fare d'aracnide angelo
dandogli elitre ed ali
da frammento cesellare cameo
da noi estrarre un unguento
che lenisca la malinconia
da ruggine distillare rosolio
per berlo nei giorni di nebbia
perché facciamo tutt'altro
scostando del futuro coperchio
per piangere poi di rimorso
perché perché perché lo facciamo.
Marco Sclarandis
Dedicata ai futuri architetti*
A vedervi così tutti quanti
insieme
equilibristi su due ruote
mosse
da colazioni svelte e voglia
di scoperte
viene alla mente il sogno del
ritorno
al luogo dove i due primi avi
davano a tutto il nome senza
remore
tremenda nostalgia ci prende
ma voi prodighi figlioli voi
potete
prendere i ruderi le macerie
le città incompiute di ratti
e rovi prede
e renderle reggie di Salomoni
degne
e ancora di padri rimettere
peccati
di viltà d’orgoglio di
grandezza
svegliate chiunque con i
vostri campanelli
miagolate come gatti
innamorati
con il chiasso sfrontato dei
vent’anni
che l’ottundersi nella sorda
invidia
proprio non serve a niente.
* In particolare quelli del Pescara summer school 2016
Marco Sclarandis
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